[I]”E’ stata una decisione veramente difficile per lui, Boston è stata un’esperienza incredibile e avevamo detto che se lui avesse lasciato Boston lo avrebbe fatto solo per un team pronto per competere per l’anello, come sono gli Hornets”[/I] queste, a spanne, le parole di Mark Bartelstein, agente di James Posey. Si conclude così, non nel migliore dei modi per i neo campioni NBA, la telenovela dell’estate, visto che, per bocca del plenipotenziario Danny Ainge, la conferma di Posey era la prima esigenza, se non l’unica, per Boston. Non è andata a finire come i tifosi dei Celtics si aspettavano per tanti motivi, in primis la titubanza da parte del management Celtics, nell’impegnarsi per quattro anni con un giocatore che ne ha già 31, peraltro a cifre non leggerissime (l’intero ammontare della mid level exception). Non dello stesso avviso è stato il management Hornets, alla disperata ricerca di giocatori che potessero migliorare l’asfittica panchina. Posey andrà così a cambiare Peja Stojakovic e Morris Peterson, o più probabilmente, a giocare accanto al serbo nei finali tirati, vista l’incredibile freddezza e la grande difesa che è in grado di garantire.