Non è semplice pensare e parlare dei [b]Miami Heat[/b] dello scorso anno. La formazione che solamente due anni fa era [b]campione NBA[/b] con [b]Wade[/b] premiato come MVP (e molti a meditare su quanto fosse, sempre che lo fosse, peggiore di [b]Lebron James[/b]) e [b]Shaq[/b] a dimostrare di potere, di sapere e di dovere fare il secondo violino è sparita, fagocitata da infortuni, trade infelici ma soprattutto dalladdio di quella feroce determinazione che aveva reso una stella, Wade, unex fuoriclasse, ONeal, ed un gruppo di mestieranti, una squadra in missione per il titolo NBA.
Lultimo campionato ci ha regalato una formazione allo sbando sia tecnicamente che fisicamente, con un roster rabberciato e rattoppato a causa di [b]vari infortuni[/b], che ha concluso una stagione guidata da quel grandissimo intenditore di record perdenti che corrisponde a [b]Ricky Davis[/b] accanto a cui si sono alternati giocatori come Earl Barron, Daequan Cook, Chris Quinn, Joel Anthony, Kasib Powell e Stephane Lasme, giovani, ma soprattutto sconosciuti.
Con un roster del genere il peggior record NBA non può essere che una logica conseguenza, ma non è da ascrivere esclusivamente alle riserve o ad i giocatori pescati dal marciapiede la pesantissima stagione di Miami. [b]Pat Riley[/b], capito landazzo già dopo trentuno partite si è chiamato fuori, probabilmente per provare a dare uno scossone alle fondamenta della squadra, a causa di un intervento al ginocchio, siccome parliamo di un uomo che per motivare i suoi giocatori non ha esitato a ficcare la testa in un secchio del ghiaccio per qualche minuto per render chiaro ai suoi il concetto che [i]Vincere è importante come il prossimo respiro[/i] e appena tirata fuori la testa ha urlato ai suoi [i]fino allultimo respiro![/i] sembra evidente come lintervento, per quanto fastidio potesse dargli il ginocchio, fosse solo una scusa per mettere i giocatori davanti alle proprie responsabilità, mettendo peraltro in panchina Ron Rothstein, uno dei suoi assistenti, ma non [b]Erik Spoelstra[/b], il delfino destinato a succedergli (e che comunque ha un feeling particolare con gli Heat, visto che è nellorganizzazione da qualcosa come 13 anni), come poi è stato, a sostituirlo . Non è andata bene, come detto, anche perché, aldilà di un atteggiamento in campo spesso irritante di ONeal e ad un roster poco omogeneo, anche la sfortuna ha voluto dire la sua: così dopo le noie alla spalla Wade si è dovuto fermare per un problema al [b]ginocchio sinistro[/b], prima lo stop è stato temporaneo, poi, una volta acclarato il fallimento della stagione degli Heat definitivo. Così con un record di 11 vittorie a fronte di 50 sconfitte Riley ha annunciato che Wade avrebbe saltato le ultime 21 partite per sottoporsi ad unoperazione al ginocchio e ad una nuova terapia con onde durto che lo avrebbero fatto rientrare, nella migliore delle ipotesi, per le [b]Olimpiadi di Pechino[/b] (per la gioia di tifosi e del management degli Heat): [i]”Credo sia arrivato il momento di fermare Dwyane. Dobbiamo pensare alla sua salute e siamo convinti che questo procedimento lo aiuterà a tornare quello di prima.[/i]. Linfortunio di Wade si andava ad assommare poi ai problemi di Zo Mourning, stoico ma ormai provato, Udonis Haslem, Jason Williams e lo stesso Shaq (ovviamente prima della trade che lo spedisse ai Suns)
Chiusa questa disgraziata stagione gli Heat si sono ritrovati a patire anche al [b]draft[/b]. Riley, che nel frattempo ha definitivamente abbandonato (bisognerà considerare poi in corso dopera quanto saldi sono i suoi intenti) la panchina per dedicarsi allattivita di plenipotenziario, voleva, ed era cosa nota a tutti, [b]Derrick Rose[/b], per chiudere la burrascosa esperienza con [b]Jason Williams[/b] e ripartire con un backcourt nuovo di zecca. Ci si son messi in mezzo i Bulls però, che se in un primo momento sembrava scontato che scegliessero [b]Michael Beasley[/b], per colmare le ormai note (ed un po comiche) lacune di giocatori abili in post basso, hanno poi virato prepotentemente sulla point guard proveniente da Memphis, lasciando gli Heat a bocca asciutta. Riley, valutata lopportunità di cedere la scelta, e scrutinati vari candidati (ad un certo punto si vociferava di un infatuazione per [b]O.J. Mayo[/b]) ha preferito tenersi la seconda assoluta chiamando [b]Beasley[/b], che non è esattamente ciò che serve agli Heat. Lex stella di Kansas State University sembra infatti un [b]epigono di Shawn Marion[/b]: né ala piccola né ala forte, difficilmente inquadrabile nelluno o nellaltro ruolo a breve termine, per via di carenze fisiche (altezza e muscoli, nel caso dovesse diventare un quattro puro) e tecniche (maniglia non proprio da giocoliere, comprensione del gioco così così). Chiariamo, parliamo di un giocatore dal talento fisico e tecnico, [b]potenzialmente[/b], devastante perché cè il tiro, cè la capacità di finire un movimento nel traffico o di arrivare con la mascella allanello, ma non è un giocatore [i]nba ready[/i] come Rose o lo stesso Mayo sembrano essere. In ogni caso il preventivabile periodo di apprendistato a cui si prepara Beasley ha portato ad archiviare, almeno per il momento, il progetto di cedere Udonis Haslem, titolare dello spot di ala grande e reduce da una stagione sfortunata dal punto di vista fisico ma che comunque lo ha visto assestarsi su un rendimento buon livello: 12 punti ed 8 rimbalzi di media per lui, considerando anche la grande difesa ed il solito lavoro sporco sotto i tabelloni.
La sorpresa dal draft, però, gli Heat potrebbero averla pescata quasi per caso: [b]Mario Chalmers[/b], pescato a fine primo giro dai Minnesota Timberwolves è stato preso proprio da Riley in cambio di due seconde scelte e cash. Sorprendentemente lasciato scendere fino alla fine del primo giro Chalmers non è un fenomeno e probabilmente non è nemmeno un play puro, però sembra incastrarsi alla pefezione alle caratteristiche di Wade: buonissimo IQ cestistico, senso della posizione, difensore arcigno e sveglio sulle linee di passaggio. In attacco resta un giocatore di complemento più per scarsa convinzione che per scarse risorse tecniche, ma un giocatore del genere, considerando anche labitudine di D-Wade di manipolare spesso larancia sin dalla rimessa dal fondo potrebbe tornare utilissimo, anche considerando le qualità degli altri giocatori del backcourt a disposizoione di Spoelstra.
Il mercato Heat, peraltro è ancora in fermento. Dopo aver firmato il prodotto locale (è nato proprio a Miami) [b]James Jones[/b], mettendo così in faretra un utile tiratore da 3 punti nella posizione di ala piccola, specializzazione rimasta vacante lo scorso anno dopo laddio, in direzione Toronto, di Jason Kapono[i](vic)[/i], è ancora in bilico la posizione di Marion, che al momento non ha rinnovato e quindi si appresta ad entrare nellultimo anno di contratto a 17 milioni di dollari, le filosofie da adottare sarebbero due: la prima, più scontata, è quella di cedere Marion, il suo faraonico contratto e le sue ridicole aspirazioni ad un contratto parimenti lucrativo ma ancor più lungo in cambio di un pivot che possa chiudere il quintetto garantendo solidità difensiva e qualche punto in attacco senza pretendere di esserne il punto focale. Lidentikit sembra appiccicarsi perfettamente addosso ad [b]Emeka Okafor[/b], pivot in scadenza di contratto (è restricted free agent) con Charlotte che sta avendo problemi con il rinnovo e non ha escluso una possibile partenza. Daltro canto sembra che Riley voglia provare almeno per i primi tempi, prima di valutarne il valore di mercato, laccoppiata Wade-Marion, sostanzialmente inutilizzata lo scorso anno, ed altresì far fare a Marion da chioccia a Beasley. Le valutazioni, fatte anche alla luce delle prime uscite estive nelle varie summer leagues, verranno fatte fino a training camp inoltrato, vedremo cosa consegnerà Riley (che è sempre apparso come allenatore geniale ma [b]dirigente piuttosto sconclusionato[/b]) nelle mani di [b]Erik Spoelstra[/b]. Sul nuovo coach, simbolo della rinascita degli Heat, sono pronti a scommettere tutti, da [b]Riley[/b]: [i] ho grandissima fiducia in Erik, lui e uno degli allenatori più promettenti della Nba. Sono convinto che riporterà questa squadra al livello che merita. Erik è un uomo che e nato per fare lallenatore[/i] fino a [b]Wade[/b]: [i] Io credo tantissimo in coach Spo lo conosco da tempo e so che e preparatissimo. Sono convinto che farà molto bene[/i] fino a [b]Spoelstra[/b] stesso: [i] Credo di essere pronto ho imparato tutto quello che so da un allenatore geniale come Pat Riley. Sono molto fiducioso.[/i].
Un lavoro difficile in ogni caso, anche se un Wade sano da cui ripartire non è una base disprezzabile, soprattutto per un coach sottoposto al giudizio di uno che il coach NBA lo ha fatto per tutta la vita al più alto dei livelli e se, come ha ripetuto in più occasioni, si è sotto il giudizio di una persona che per vincere non bada a rapporti personali o distrazioni simili: [i] Licenzierei anche mio fratello o chiunque altro dellorganizzazione, se sentissi che fosse la cosa giusta per la franchigia. Questo è il mio lavoro di presidente[/i].
Auguri [i]coachSpo[/i] ne hai bisogno.