Rieccoci pronti per una nuova stagione NBA. Il mercato estivo è stato deludente (certo, non è che tutti gli anni tu ti possa aspettare che si sposti Garnett), ma a parte un po di europei tornati a casa, portandosi dietro uno strapagato Childress che probabilmente farà vendere più biglietti, ma difficilmente vincerà qualcosa (vi viene in mente un giocatore meno adatto al basket fiba?), cè poco da segnalare.
Certo, i Raptors, dopo aver finalmente e correttamente lasciato spazio a Calderon (per altro già rotto), liberandosi di un TJ Ford sempre meno convincente e sempre più caro, hanno deciso di liberarsi dellunico centro di ruolo che avevano a roster (Nesterovich), e portarsi in casa lennesima ala grande, Jermain Oneal.
Come specimen (applausi per il latinismo, please.) tecnico di giocatore è senzaltro diverso dei due ringo boys in fotocopia (Bargnani e Bosh), molto più interiore, più rimbalzista e più difensore (non che ci volesse Russell per essere più difensore dei due suddetti), ma fondamentalmente è un altro giocatore mangia palloni e dallego importante.
Senza contare che da quando è uscito dalla pancia di mamma Oneal (o come diavolo si chiamasse la genitrice, con questi americani non puoi mai sapere), sarà stato senza infortuni circa 7 giorni.
Auguroni a tutti.
Sempre in tema di auguri, vorrei complimentarmi con i Bucks, che hanno cambiato parecchio (tra gli altri: fuori MoWill, Simmons, Yi Jianlian, dentro Richard Jefferson), senza neanche lontanamente avvicinarsi ad essere una contender, ma soprattutto ai Sixers.
O meglio, i Sixers hanno fatto del loro meglio, prendendo il meglio di quello che cera a disposizione. Quello che non è chiaro è come mai Elton Brand, che questestate aveva più corteggiatori di Paris Hilton, abbia accettato la loro proposta.
Bella organizzazione, per carità, squadra giovane, ambiziosa.
Però un salary Cap non eccitante, e come stella della squadra (per altro al momento non aveva ancora rifirmato) quellIguodala che almeno a me qualche dubbio lo lascia. Non so, avendolo visto giocare alle Olimpiadi, un pensierino a giocare con Wade io lavrei fatto, ma sarò io che non capisco
Brand non ha certo bisogno di soldi, è un giocatore solido, affidabile, ma non determinante: letà avanza, e cercarsi una squadra dove poter lottare per il titolo forse sarebbe stata una buona idea. Chi riesce a immaginare Phila più in alto delle semifinali di conference nei prossimi 3 anni si faccia sentire.
A proposito di stare attenti a firmare con squadre che non hanno ancora rifirmato la propria stella, può raccontarvi qualcosa il buon Barone, convinto proprio da Brand a firmare per i Velieri, salvo poi scoprire che il 42 in maglia biancorossa questanno giocherà con unaltra maglia biancorossa.
Meno male che come back up gli hanno preso Jason Williams, così stiamo tranquilli
Rimanendo in tema di teste pensanti, volevo fare i miei personali complimenti ai due ex- compagnucci a Kansas, Derrel Arthur e Mario Chalmers: mentre partecipavano ad un seminario NBA per rookie su come non cadere nella tentazione di festini a base di donne e droghe, hanno pensato bene di farsi beccare (proprio nellalbergo in cui si teneva il seminario!) nel mezzo dei un festino a base di donne e droghe.
Solo in America
[b]TEAM USA[/b]
La medaglia è tornata a casa. Ma più che quella (onestamente in queste olimpiadi mai in dubbio), è tornata limmagine di una squadra americana che domina, distribuendo ventelli e trentelli come i nostri politici le promesse elettorali.
Certo, la finale con la Spagna (per altro priva dellottimo Calderon e di Garbajosa) è stata stretta nel punteggio, ma non ostante i soli 2 punti di scarto a 2 minuti dalla fine, è sempre stato abbastanza evidente (a me, almeno) che potesse esserci un solo risultato. Certo, queste olimpiadi ufficializzano definitivamente anche la crescita del basket FIBA, tanto che se il Dream Team del 92 poteva permettersi di ventelleggiare pur avendo latteggiamento dei turisti lì per caso, questa squadra per farlo ha dovuto impegnarsi, PREPARARSI, e giocare sul serio.
Per assurdo però quello che alla fine ha fatto la differenza è stato quello che la faceva 15 anni fa, ovvero linfinita differenza a livello atletico.
Quando gli usa hanno iniziato a spingere sullacceleratore, soprattutto con Wade e Paul, con pressing a tutto campo, recuperi, contropiedi, rimbalzi in attacco ad altezze siderali, le altre squadre hanno semplicemente dovuto arrendersi ad una superiorità ancora evidente.
A differenza delle scorse (e piuttosto infruttuose) spedizioni però, Team USA è stato in grado di tener botta (anziché andare miseramente sotto) sul piano tecnico contro il gioco più lento e ragionato, spesso segnato anche da difese a zona delle altre squadre. I playmaker di ruolo (lex giocatore Kidd, oltre a Williams e Paul) hanno dato ordine e tranquillità, ma la chiave per attaccare la zona sono spesso state le due ali: da una parte Lebron, un ala piccola di 2,05 con fisico da NFL, parcheggiato in post alto, senza nessun giocatore che potesse infastidirlo, che prendeva la palla e la smistava ai suoi ricevitori come nemmeno Dan Marino. Semplicemente illegale per attaccare una zona.
Dallaltra parte lala grande, Melo. Il ragazzo ha lasciato in patria un ego smisurato e piuttosto molesto per mettersi al servizio della squadra: praticamente scomparso il gioco in post basso e le entrate, Anthony si è appostato sulla vicina riga da 3, punendo ripetutamente con buona precisione. A parte Nowitzki non mi viene in mente un altro lungo con quella facilità di tiro dalla lunga, e quindi laccoppiamento è stato spesso impossibile per le difese.
Con questo tipo di gioco più accorto, organizzato, razionale, il quintetto base (Kidd, Bryant, James, Anthony, Howard) di rado ha strabiliato, ma ha avuto il pregio di mantenere la squadra a contatto quando gli anni passati si andava sotto, non sapendo come comportarsi in questo contesto di gioco.
Una volta fermata la mareggiata però, si andava per creare lo stacco, e guarda caso lo si faceva come detto puntando sullatletismo.
Dentro quintetti mignon, con Paul da play, Williams da guardia, Wade (che, ricordiamo, a inizio carriera non si pensava potesse nemmeno giocare da 2, per motivi di altezza) da 3, James o addirittura Bryant da 4, e spesso Prince da 5. Quintetto da corsa, da recuperi, da contropiede: uno sfracello.
Complimenti a tutti, ma soprattutto ad un Wade tornato in formato MVP, e a Kobe, che più di tutti si è sacrificato per la squadra, per fare la cosa giusta, con difesa sul migliore degli avversari, ottima circolazione di palla, pochi tiri, salva poi far emergere tutto il campione che cè in lui quando più serviva, ovvero nel finale tirato della finale, quando ha completato il gioco da 4 punti con cui i suoi hanno portato a casa la medaglia.
Tornando solo per un attimo sullannosa questione FIBA/NBA, giusto per svegliarvi un attimo in questo torpore post ferie, volevo far notare una cosa.
Il basket FIBA è infinitamente cresciuto, e lho detto prima.
Se però guardiamo il podio, togliendo ovviamente gli USA, abbiamo un terzo posto di unArgentina che ha un quintetto composto tutto da giocatori NBA.
E al secondo posto leuropeissima Spagna, che può schierare:
Pau Gasol: 7 anni di NBA
Garbajosa e Calderon: 2 anni di NBA
Lopez: 2 (dimenticabili) anni di NBA
Navarro: 1 anno di NBA
Rodriguez e Marc Gasol: inizieranno a giocarci questanno
Rubio: ? Chi può dirlo. E chiaro che appena vorrà andarci, ci saranno ponti doro. Un fenomeno vero.
E mi volete dire che non è la lega più bella del mondo?
Dai, che fra 2 mesi si ricomincia!
Vae Victis