[b]ATLANTA HAWKS[/b]
La off season degli Atlanta Hawks, potrebbe segnare un punto di svolta nei rapporti tra vecchio continente ed NBA. Intanto il fatto: Josh Children, giovane leone in rampa di lancio, giocatore atletico in grado di dare energia e sostanza dalla panchina, dopo una bella stagione (coincisa con il ritorno degli Hawks ai P.O. dopo 10 anni di assenza), si è ritrovato ad essere free agent con restrizione, ovvero, la sua squadra, Atlanta, avrebbe potuto pareggiare qualsiasi offerta arrivata al giocatore. La franchigia della Georgia però, ha cercato di giocare al ribasso, aspettando che qualche altra squadra desse un valore al giocatore e, nel caso quest’ultimo non fosse stato spropositato, pareggiare l’offerta e trattenerlo. E qui casca l’asino, perchè a rompere le uova nel paniere degli Hawks è arrivato l’Olympiacos, che ha offerto al giocatore un triennale da 20 milioni netti (con l’NBA escape ad ogni fine stagione), un contratto contornato da tanti benefit, proprio quelli che una squadra NBA non può dare, come una casa gratis, la macchina, l’autista e tutto quello che può venire in mente ad una super star americana in trasferta (certo, anche il parrucchiere personale per mantenere rigogliosa la pettinatura afro di Josh). Di come, questo passaggio in Europa di un giocatore come Childress, non possa assolutamente segnare un trend, se ne è parlato fin troppo, diciamo solo, che per certi tipi di giocatori (non delle star, ma comunque importanti nell’economia di una squadra), la possibilità di poter guardare ad un altro mercato da la possibilità quasi di ricattare le proprie squadre, minacciando di partire verso nuovi lidi, come appunto successo a Childress. Dopo questa lunga ma doverosa premessa sul caso Childress, torniamo a parlare degli Hawks, che non hanno rimpiazzato il giocatore con nessun altro. Anzi, a dire il vero il mercato di Atlanta è stato quanto mai soporifero: rifirmato in fretta e furia Smith (nella stessa situazione dell’altro Josh), per non rischiare di perdere anche lui per un pugno di mosche, Atlanta ha inserito nel roster il cappellaio matto Murray, che potrebbe dare un pò d’imprevidibilità (anche troppa), dalla panchina, oltre a Maurice Evans, solido esterno, forte a rimbalzo e buon tirattore coi piedi per terra. Speedy Claxton deve ancora decidere il suo futuro, ed il suo ritiro potrebbe liberare spazio nel cap per firmare un corpaccione da affiancare a Horford (Harrison?).
[b]CHARLOTTE BOBCATS[/b]
Il cambio più significativo è stato quello in panchina, che vede l’arrivo di un mostro sacro del pino: Larry Brown. Chissà se l’arrivo dell’ex coach dei Pistons, riuscirà a dare una scossa ad un ambiente, che dopo i comunque positivi anni dell’esordio, da un paio di stagioni a questa parte sembra essersi seduto su se stesso, non trovando la spinta per fare un importante salto di qualità. Nessun movimento significativo in entrata, ma “solo” la firma di Emeka Okafor, che durante l’anno aveva dichiarato di essere disposto a firmare solo per il massimo salariale. La sua estensione del contratto (a cifre tutto sommato accetabili per un lungo che comunque è buonissimo rimbalzista, buon stoppatore ed un discreto attaccante), è una mossa chiave per poter affrontare una nuova stagione nel migliore dei modi. Ancora aperta la questione Raymond Felton: il giocatore non è il modello di play preferito da Brown, e la scelta al draft di DJ Augustin potrebbe essere un indizio sul futuro dell’ex giocatore di North Carolina.
[b]MIAMI HEAT[/b]
Gli arrivi più significativi sono quelli provenienti dal draft. La coppia Chalmers/Beasley ha talento fisicio e tecnico per lasciare il segno, anche se entrambi i giocatori non hanno un carattere mansueto. Marcus Banks può essere una buona aggiunta per la panchina, ma il suo contratto è pesante, e non ha le qualità per giocare da titolare. Il vero acquisto però, è il ritorno in salute di Dwyane Wade, tra i migliori a Pechino e pronto per una stagione del riscatto dopo i mesi cupi degli infortuni e delle sconfitte.
Si è parlato con molta insitenza di uno scambio che coinvolgerebbe i Bulls, che spedirebbero in florida Gordon, Huges più Noah per il contratto di Shawn Marion, che l’anno prossimo libererà 17 milioni. Riley, che nel frattempo ha passato il testimone al suo delfino Spoelstra, ci sta pensando, e non è detto che non si decida ad agire. Attenzione a James Jones, giocatore sottovalutato che però può dare difesa e tiro da fuori, una specie di Posey in miniatura.
[b]ORLANDO MAGIC[/b]
Non rifirmati Garrity e Arroyo (il primo ritirato, il secondo non è mai piaciuto a Van Gundy), Orlando ha ridotto il suo mercato all’ingaggio di Michael Pietrus, guardia ala che darà difesa e cm, oltre che una mano a rimbalzo. Sembrava molto vicina a Jason Williams, ma l’accordo con White Choccolate è sfumato, lasciando così la squadra in mano a Jameer Nelson, che ha cuore, tiro, ma al quale mancano troppe cose per essere il play titolare di una squadra che vuole diventare una potenza ad est.
[b]WASHINGTON WIZARD[/b]
Le priorità della off season erano rifirmare Jamison e Arenas. Fatto questo (non senza un sacrificio economico), gli Wizard hanno fatto poco e niente sul mercato, anche perchè gli spazi di manovra erano praticamente inesistenti. Fuori Mason, destinazione Spurs e dentro Dee Brown, play tascabile che può dare tiro e poco altro altro. Etan Thomas ha un contratto pesante e un cuore che fa i capricci, ma un suo ritorno darebbe profondità e qualità ad una front line che aspetta la definitiva fioritura di Blatche.
[b]Stefano Manuto[/b]