Quando una squadra vince il titolo NBA, l’anno successivo le aspettative si fanno ancora più forti. Se poi questa squadra ha in roster Kevin Garnett, Ray Allen e Paul Pierce, non ci si può aspettar altro, dalla stagione che sta per iniziare, che si arrivi alla vittoria finale.
L’Ubuntu, filosofia vincente della scorsa cavalcata stagionale, dovrà una volta di più dimostrarsi il giusto approccio per affrontare le 82 partite di Regular Season e la strada per le Finals.
Questo anche nonostante il roster rispetto alla scorsa stagione paia essersi indebolito, avendo perso dei pezzi importanti.
[b]Movimenti di mercato in entrata ed uscita[/b]
Purtroppo per i biancoverdi, il movimento più importante di questa off-season è stato in uscita. [b]James Posey[/b], uno degli artefici della vittoria finale dei Celtics, ha abbandonato il Massachussets per andare [b]a New Orleans[/b]. E sarà difficile fare a meno di un giocatore come lui, che permetteva a Doc Rivers di schierarlo come 4 tattico nei quintetti bassi con Garnett da 5, o di piazzarlo in difesa sia sugli esterni che sui lunghi perimetrali più pericolosi. Oltre a lui, i Celtics dovranno fare a meno, almeno inizialmente, di [b]PJ Brown[/b], esperto lungo che lo scorso anno dopo aver inizialmente deciso di abbandonare l’attività agonistica, è entrato a far parte dei biancoverdi a fine gennaio insieme a [b]Sam Cassel[/b], risultando un fattore importante per la corsa al titolo. Al termine della stagione, il contratto è scaduto per entrambi, ma se PJ ha già fatto trapelare l’intenzione di ripetere quanto fatto l’anno scorso, ovvero rientrare a Boston a stagione iniziata, per Cassel si sta parlando, proprio in questi gioni di un possibile rinnovo già da inizio stagione, potendo quindi entrar meglio nei meccanismi offensivi della squadra, vera pecca dopo il suo arrivo nella scorsa stagione. [b]Dalla Free Agency[/b] sono invece arrivati [b]Patrick O’Bryant[/b], scommessa che ormai Don Nelson ai Warriors ha dato per persa, che potrà portare un po’ di legna in cascina tra i lunghi, e [b]Darius Miles[/b], talentuosa ala che non ha giocato gli ultimi due anni a causa di un infortunio al ginocchio che i medici della lega avevano etichettato come [b]Career Ending[/b], facendo un gran favore a Portland, che lo aveva a libro paga.
Con lui Boston ha deciso di fare una scommessa, che se vinta potrebbe avere un duplice riscontro. Oltre al fatto che [b]un Miles parzialmente recuperato[/b] potrebbe infatti portare [b]qualità alla panchina [/b] di Boston, se Darius dovesse giocare almeno dieci partite, ritornerebbe a gravare sul salary cap dei Trail Blazers, che sarebbero quindi più legati dal punto di vista finanziario. Il rischio però è che Miles, che deve ancora scontare [b]10 gare di squalifica per problemi con le norme antidroga[/b] della lega, possa portare qualche scompiglio in spogliatoio, essendo, una testa un po’ calda. Però al minimo salariale e con la prospettiva di rispedirlo a casa al primo problema, potrebbe essere un rischio calcolato.
[b]Quintetto[/b]
Il quintetto iniziale rimarrà invariato, anche se cambierà in modo sostanziale, con l’assenza di Posey, il quintetto che sarà in campo nei momenti chiave della partita. E’ verosimile, comunque, che a meno di ulteriori innesti che potrebbero arrivare nei prossimi mesi (il già sopracitato PJ Brown ad esempio), i cinque iniziali saranno ancora più responsabilizzati e si giocheranno anche i finali di partita. La sfida sarà ancora più complessa per il quintetto di Doc Rivers, ma il quintetto è lo stesso di livello stellare.
[B]Rajon Rondo[/b] – [I]PG[/I]: Una delle sorprese della scorsa stagione, sarà ancora più chiamato ad aumentare il livello del suo gioco. Lo scorso anno, a parte rari momenti in cui si è un po’ perso nelle sue responsabilità, ha fatto vedere di essere un fattore importante per i biancoverdi, sia difensivamente che offensivamente, dove ha iniziato a far pagare la tattica avversaria di battezzarlo dalla media. Se in estate ha lavorato un po’ sul tiro, potrebbe veramente aggiungere una dimensione molto importante al suo gioco, che lo renderebbe ancora più pericoloso.
[B]Ray Allen[/b] – [I]SG[/I]: Delle tre stelle è stata la meno brillante lo scorso anno, ha faticato più del dovuto al tiro, specialità della casa, e ha fatto si che il suo gioco risultasse meno efficace degli anni passati. C’è da dire che delle tre stelle Ray è anche la meno ingombrante, e probabilmente il fatto che gli sia stato chiesto sin dall’inizio di essere il terzo violino ha fatto sì che anche le iniziative prese fossero meno di quanto ci si aspettasse. Si è ripreso però alla grande in finale, difendendo alla grande e aumentando il proprio livello di gioco. Dopo il primo anno un po’ interlocutorio, potrà sfruttare la maggiore conoscenza dei compagni e diventare l’arma letale dei Celtics per la prossima stagione.
[B]Paul Pierce[/b] – [I]SF[/I]: Il capitano è stato l’MVP delle Finals e il giocatore che più di ogni altro lo scorso anno è stato fondamentale per la vittoria finale. Alcuni detrattori di Pierce hanno visto in lui un giocatore che nonostante le altre due stelle a roster voleva a tutti i costi passare per il salvatore della patria, assumendosi sempre tutte le responsabilità. In realtà, il 34 ha saputo tenere il giusto equilibrio tra il dover dividere il proscenio con le altre due stelle e il dover assumere la leadership del gruppo nei momenti fondamentali della stagione. La sua difesa in finale contro Kobe e alcune prestazioni eccezionali ai playoff hanno diradato tutti i dubbi e il fatto che con una squadra competitiva per il titolo abbia mostrato anche il “lato D” del suo gioco, dovrebbe suonare come pericoloso monito per la concorrenza anche per la stagione che sta per iniziare. Il rischio è che dopo aver vinto l’anello sopraggiunga un po’ di appagamento, ma la prospettiva di un back to back, che non si vede a Boston dai tempi di Larry Bird, sarà più forte di qualunque altro sentimento per il capitano biancoverde.
[B]Kevin Garnett[/b] – [I]PF[/I]: Se Pierce è stato il capitano e il leader della squadra campione, il bigliettone è stato sicuramente colui che ha rivoltato la squadra come un calzino. Con la sua attitudine ha in pratica “costretto” tutti i suoi compagni a dare qualche giro di vite in difesa, e quando ci mette la sua cattiveria, non c’è modo di avvicinarsi al canestro di Boston. Di sicuro la stagione che inizierà lo vedrà ancora protagonista, e scrollatosi di dosso la scimmia del titolo NBA, giocherà ancora meno legato e con meno pressione, riuscendo, magari, ad innalzare anche le sue statistiche, unica cosa della passata stagione che è stata leggermente sotto la sua media abituale.
[B]Kendrick Perkins[/b] – [I]C[/I]: Questa è la stagione della verità per Perkins. Se lo scorso anno la sua presenza era sfruttata nei momenti iniziali dei quarti, e la sua presenza si faceva meno necessaria nei momenti più caldi, con la possibilità di schierare a volte PJ Brown e a volte Posey da 4 e KG da 5, quest’anno sarà chiamato a essere più presente in campo anche nei clutch finals. In quei momenti dovrà dare difesa nel pitturato e presenza a rimbalzo, cosa che lo scorso anno ha fatto a tratti. Potenzialmente potrebbe essere un buon Centro di complemento in una squadra con 3 stelle e un giocatore in rampa di lancio come Rondo, ora dovrà dimostrarlo per davvero.
[b]Panchina[/b]
La panchina sarà una delle dolenti note. Attualmente i biancoverdi possono contare su un Tony Allen non ancora completamente ritrovato dopo l’infortunio di due stagioni fa, ma che può dare molto in fase difensiva; due lunghi con caratteristiche opposte come Big Baby Davis, talentuoso centro un po’ sottodimensionato ma con mani fatate e Leon Powe, altro lungo un po’ sottodimensionato che però sopperisce con la sua energia alla differenza di stazza con gli altri lunghi della lega. Per entrambi, la polizza assicurativa è rappresentata da KG, che li ha presi sotto la propria ala protettrice e si è preoccupato di farli crescere nel modo migliore.
E’ rimasta inoltre una delle note positive dalla panchina della scorsa stagione. Quell’Eddie House che è stato chiamato poche volte in causa, ma che quando è stato il momento ha sempre dato ciò che si aspettava da lui: il tiro dalla lunga distanza, e anche un’insospettabile attitudine difensiva.
Dagli altri giocatori non ci si potrà aspettare molto, o perchè sostanzialmente presenti per fare pochi o nessun minuto come O’ Bryant, Pruitt e Scalabrine, oppure perchè fermi da troppo tempo come Darius Miles.
Ovviamente la panchina, attualmente non sicuramente tra le migliori della lega, potrebbe aumentare il proprio livello con i possibili ritorni di PJ Brown (comunque a stagione in corso) e Sam Cassel, ma al momento in cui sto scrivendo l’articolo, si tratta solo di ipotesi su cui non ci si può affidare totalmente.
[b]La stella & il giocatore chiave[/b]
Parlare di stelle in una squadra come Boston è arduo, dei “big three” si è già scritto di tutto e ovviamente saranno ancora loro a guidare Boston verso il titolo per la prossima stagione.
Il giocatore fondamentale però non sarà una delle tre stelle, ma il giocatore che con gli anni potrebbe ergersi proprio a tale ruolo: [b]Rajon Rondo[/b]. Se si dimostrerà abile come l’anno scorso a guidare la squadra come un veterano, e soprattutto se inizierà ad essere meno battezzabile dalla media-lunga distanza, potrebbe usufruire anche di tutti i tiri sugli scarichi che l’anno scorso toccavano a Posey, facendo notare meno la sua assenza in fase offensiva. Ritengo che sia lui la chiave della stagione dei biancoverdi. Un Rondo in ulteriore crescita sarà un grosso problema per gli altri team della lega.
[b]Il coach[/b]
Il coach, ovviamente, non è cambiato. Doc Rivers, dopo aver guidato la squadra alla vittoria, sarà chiamato alla conferma nella stagione che sta per iniziare. E se lo scorso anno alcuni margini di miglioramento possibili si intravedevano nel gioco di Boston, e il suo modo di allenare è parso più “emozionale” che tecnico, quest’anno dovrà giocoforza cambiare un po’ il modo di giocare e strutturare più giochi d’attacco per sfruttare tutto il potenziale, soprattutto disegnando più responsabilità per Allen, per evitare che una delle tre stele rimanga un po’ troppo ai margini dell’attacco.
[b]Gli obiettivi della stagione[/b]
Ovviamente per i Celtics ci può essere un unico obiettivo. La vittoria finale. Sia perchè la squadra, nonostante le defezioni è rimasta una delle più forti della lega, sia perchè l’anagrafe dice che le tre stelle non avranno moltissimi anni davanti per puntare all’anello, per cui nelle prossime stagioni si dovrà dare tutto per raggiungere l’obiettivo finale.