Cè un solo obiettivo disponibile per la stagione entrante degli Hornets: l’anello. Dopo un 2007/08 sopra ogni aspettativa, è lecito aspettarsi un miglioramento, visto che il roster pare ancor più competitivo e cè un anno di esperienza in più sulle spalle.
[b]Movimenti di mercato in entrata ed uscita[/b]
Il pezzo pregiato del mercato degli Hornets porta il nome di [b]James Posey, uno che ultimamente ha definito la geografia dei titoli NBA[/b]. Sesto uomo di lusso, probabilmente il più decisivo della lega insieme a Ginobili, uomo squadra, difensore superbo, porta a questo team l’esperienza e la duttilità che mancavano per fare il salto di qualità decisivo. Purtroppo [b]New Orleans non è riuscita a riconfermare Jannero Pargo[/b], il piccolo uomo da Arkansas che l’anno scorso aveva spezzato in due più di una partita, anche durante la post-season. Per lui contratto principesco nella Super League russa, con la Dinamo Mosca.
Tra i movimenti di mercato secondari, appurata la non conferma di Bonzi Wells, va segnalato l’innesto di Devin Brown, che aggiunge profondità ad una batteria di guardie completa e variegata (rifirmato anche Ryan Bowen). Tra i lunghi lasciato partire Chris Andersen, che ha scelto i Nuggets, mentre dal mercato dei free agent gli Hornets hanno pescato Sean Marks, nomade NBA all’undicesima stagione nella lega, che probabilmente sarà più utile in spogliatoio che non sul parquet.
[b]Quintetto[/b]
E’ presumibile che lo starting five, almeno ad inizio stagione, rimango lo stesso dello scorso anno. Diverso il discorso sui cinque che giocheranno i momenti importanti delle gare, specie da aprile in poi. Paul e West sono indiscutibili e Chandler è il miglior difensore a roster, mentre Posey ha una sinistra tendenza a giocare bene i finali di partita concitati. Corsa a tre per lultimo posto disponibile tra Peterson, Stojakovic e Julian Wright.
[b]Chris Paul[/b] – PG: Qui comincia e finisce la stagione di New Orleans. Il play da Wake Forest viene da una stagione senza pari, [b]in cui ha giocato a livelli da MVP[/b], guadagnandosi il titolo di miglior pointman della lega. Ai playoffs ha giocato come uno che naviga nella lega da un decennio, e lo ha fatto dominando sui 28 metri come a metà campo. Volendo potrebbe migliorare qualcosa in difesa, ma quelle tre palle recuperate a sera fanno dimenticare che si tratta di un difensore solo discreto. Se rimane in salute per tutto lanno, gli Hornets sono indiscutibilmente una candidata al titolo.
[b]Morris Peterson[/b] – SG: Mo Pete ha giocato maluccio lanno scorso. Non è così affidabile nel tiro sugli scarichi e non può essere quello specialista difensivo che serve in un backcourt in cui cè anche Stojakovic. Larrivo di Posey, che tecnicamente gli è affine, è il sintomo che [b]raramente lo vedremo in campo nei momenti caldi delle gare[/b], sebbene i due non siano incompatibili in un sistema offensivo dove la gestione della palla è monopolio assoluto del numero 3. Gli è richiesto di svolgere il suo compito, e di farlo in maniera sobria.
[b]Peja Stojakovic[/b] – SF: [i]The man on the hot seat[/i], dicono negli Stati Uniti riferendosi a chi si trova in una posizione che scotta. Peja ha bucato i playoffs dellanno scorso, [b]scomparendo nei minuti finali delle gare come gli era consueto fare ai tempi dei Kings[/b]. Non è nemmeno una questione di mettere i tiri importanti, è una questione di prenderseli, quei tiri. Il serbo ha concorrenza nel ruolo, perché Posey non ha problemi a giocare da tre e Wright pare in rampa di lancio per una stagione da sophomore di quelle che si ricordano. Possibile decremento del suo utilizzo.
[b]David West[/b] – PF: Viene da una stagione mostruosa. Offensivamente è una macchina di efficienza rara: tiro dalla media insindacabile, movimenti di post in crescita, possibilità di mettere palla per terra fronte a canestro. In più ha grande intesa col suo compagno di reparto Chandler e va a rimbalzo con una continuità che non sempre è propria a questa tipologia di giocatori. Per il salto di qualità definitivo sarebbe auspicabile vedere un po più dintensità nella sua metà campo, e magari la voglia di prendersi la squadra sulle spalle nei quarti quarti che contano, quando Paul avrà addosso occhi (e mani) di mezza squadra avversaria.
[b]Tyson Chandler[/b] – C: Un uomo in missione. Scaricato dai Bulls un paio di stagioni fa, il centro da Dominguez High School non ha mai smesso di migliorarsi e di mettere insieme statistiche clamorose se rapportate a quelle del passato. [b]In difesa siamo tranquillamente tra i primi cinque della posizione[/b] (citofonare Duncan per maggiori dettagli), condor famelico a rimbalzo offensivo, schiaccia dalle posizioni più disparate e gioca un pick & roll schematico ma molto efficace insieme a Paul. Purtroppo dispone di due paia di mani differenti: riceve (bene) con uno e conclude (male, se non schiaccia) con laltro, altrimenti staremmo parlando di uno che domina. La sensazione è che avrebbe bisogno di un cambio più credibile, visto che non sembra avere lautonomia – di falli, ma forse anche fisica – per avere impatto costante sui 40 minuti.
[b]Panchina[/b]
Di una panchina in cui figura il nome di Posey non si può dire che sia scarsa, ma non siamo nellelite della lega. Il reparto dietro è abbastanza completo. Oltre allex-Celtics cè Julian Wright, ragazzo cresciuto enormemente nel finale di stagione, e potenziale eccellente difensore. I due possono giocare entrambe le posizioni di ala, cambiando Stojakovic o giocando da quattro atipici a seconda delle situazioni tecniche e degli avversari. Qualche minuto in posizione di guardia se lo giocano Devin Brown e Rasual Butler. Dietro Paul come play cè Mike James, che arrivato a New Orleans in pompa magna non ha praticamente mai visto il parquet negli ultimi due mesi di stagione. Se si adegua, è un cambio onesto.
[b]Qualche problema in più nel settore lunghi, dove sembra mancare la profondità necessaria[/b] per affrontare una serie di playoffs alle sette gare, e soprattutto leventualità di un infortunio prolungato ad uno dei due titolari. Hilton Armstrong e Ely fanno il loro, ma non sembrano gli uomini adatti per una squadra che punta al titolo. Lideale sarebbe tornare sul mercato a febbraio e vedere cosa offrono i saldi: magari ne viene fuori il lungo desperienza che può cambiare entrambi i ruoli e dare minuti di qualità in difesa.
Occhio ai quintetti piccoli che Scott potrebbe decidere di provare soprattutto per proteggere i suoi lunghi da problemi di falli.
[b]La stella & il giocatore chiave[/b]
Chris Paul è contestualmente stella ed araldo di questa franchigia. Ha appena rinnovato per quattro anni a cifre adeguate e sa che il roster ha le potenzialità per vincere.
La chiave, daltro canto, non potrà che essere James Posey, giocatore abituato a fare la differenza quando conta e in piazze importanti. Ha vinto due titoli negli ultimi tre anni. Sa come si fa, insomma.
[b]Il coach[/b]
Tecnicamente il 2007/08 è stata la migliore annata di Byron Scott, che si è beccato il premio per lallenatore dellanno e ha sorpreso il circo NBA con una squadra che non era pronosticata tra le favorite di primo piano. Il suo sistema di gioco non brilla per complessità e non ha ancora dimostrato di poter vincere una serie dal pino, specie contro i guru della Western Conference. Ma dal punto di vista della gestione dello spogliatoio e della motivazione è secondo a pochi.
[b]Gli obiettivi della stagione[/b]
Si punta al bersaglio grosso, non cè altra scelta. Restando nella Western, [b]sulla carta Houston e i Lakers hanno un roster superiore[/b], ma il senso di urgenza che hanno dimostrato gli Hornets lanno scorso è un aspetto non secondario quando si decidono le serie a primavera inoltrata. Aggiungeteci il chilometraggio acquisito da tutto lambiente e dallequazione viene fuori una squadra da titolo.