Martedì sera, notte in Italia, è ricominciata quello che da molti è considerata la lega professionistica più interessante del pianeta. L’NBA ha infatti alzato la prima palla a due della stagione, ovviamente come da consuetudine dando il [b]privilegio dell’Opening Game ai campioni in carica[/b].
I Boston Celtics si sono quindi arrogati il diritto di dare il via alla Regular Season 2008/2009, sfidando i Cleveland Cavaliers di Lebron James, sconfitti negli scorsi playoff in semifinale di Conferenece in una avvincente gara7.
Prima del tip off, però, come da copione, si è svolta la cerimonia di [b]consegna degli anelli[/b] ai vincitori dello scorso campionato, che ha regalato emozioni particolarmente forti, come [b]il pianto di Paul Pierce[/b] nel momento della consegna. Devo ammettere che vedere un campione del calibro di Pierce piangere come un bambino, fa capire come questi uomini, prima ancora che giocatori, diano tutti loro stessi per il raggiungimento dell’anello, e che il diventare Campione è un privilegio che va adeguatamente riconosciuto. Questi particolari rendono ancora più bello e interessante questo campionato e questa stagione.
[b]I Cavaliers[/b], durante la cerimonia, hanno dimostrato, a modo loro, quanto ci tenessero al titolo e quanto si considerassero meritevoli di battere i Celtics nei Playoff dell’anno scorso, ritirandosi [b]negli spogliatoi e non presenziando alla premiazione[/b].
Tutto quanto fa costume ma questo comportamento, voluto oltretutto dal leader James, va un po’ contro lo spirito sportivo, e il rendere omaggio ai vincitori sarebbe stato un atto di rispetto dovuto.
[B]La solita Boston[/b]
Dato l’impatto emotivo delle celebrazioni, i Celtics hanno iniziato la gara piuttosto contratti, facendosi superare in attacco varie volte da Lebron e compagni, dando la sensazione che quanto di buono mostrato nella scorsa stagione in fase difensiva fosse solo un ricordo, e le amnesie degli interpreti fossero notevolmente aumentate.
Ovviamente però se già l’Opening Game è una partita di per sè strana, quella giocata dalla squadra campione lo è ancora di più, e [b]sarebbe quindi fuorviante trarre conclusione dopo i primi 48 minuti stagionali[/b].
Però alcune indicazioni sulla strutturazione di gioco dei verdi la si può già abbozzare, e se è vero che da metà partita in poi [b]la difesa ha ripreso a funzionare[/b] come si deve permettendo la rimonta e la vittoria finale di Boston, in attacco si è intravisto qualche minimo cambiamento.
Se l’anno scorso il gioco d’attacco era sostanzialmente basato sulle interpretazioni dei grandi singoli, lasciando gli uno contro uno a Pierce sugli esterni, a Rondo dalla punta e a KG dal post, e disegnando solo qualche gioco per lo scarico a Ray Allen oltre l’arco, dalla prima partita si è visto come una delle linee guida di quest’anno sia [b]il tentativo di ribaltamento del lato[/b], per sfruttare di più il gioco interno, garantendo così più palloni all’interno dell’area per il Powe o il Perkins di turno.
Come detto, il cambiamento è minimo, anche perchè come Rivers ha dimostrato lo scorso anno, quando hai degli interpreti come i Big Three e una variabile impazzita come Rondo, non hai la necessità di strutturare dei giochi particolari, e una serie di doppi blocchi e di pick and roll permette già una varietà di giochi che altre squadre si sognano.
Di interessante c’era da capire come Doc Rivers avrebbe potuto [b]surrogare il ruolo svolto l’anno scorso da Posey[/b], partito in estate con destinazione New Orleans. Ebbene, contrariamente alle previsioni iniziali, pare che [b]l’uomo giusto Boston ce l’avesse già in casa[/b].
[b]Tony Allen[/b], infatti, è stato l’uomo che più di tutti ha dato la scossa uscendo dalla panchina, garantendo la [b]difesa sugli esterni[/b] che la scorsa stagione dava Posey, e [b]dimostrandosi completamente recuperato dall’infortunio[/b] patito due stagioni fa e che tanto lo aveva limitato nella stagione scorsa. Certo, Allen non potrà difendere anche su certi lunghi come invece riusciva a fare James, ma una strutturazione con [b]Leon Powe[/b] (ottimo anche lui martedi) e KG possa permettere a Boston di sigillare l’area in modo sufficiente. L’approccio mentale alla partita di [b]Eddie House[/b], inoltre, non fa rimpiangere la mancanza di Sam Cassell nel roster di questa stagione. Eddie sta infatti dimostrandosi un buon difensore e non sta sparacchiando come nelle sue stagioni a Phoenix.
[B]Cleveland va di corsa[/b]
La succulenta novità di quest’anno per la squadra di coach Brown è [b]l’introduzione del gioco di corsa[/b]. Intendiamoci, non vi dovete aspettare una squadra D’Antoniana nel più stretto dei termini, ma con l’innesto di [b]Mo Williams[b/], play abile nella conduzione del gioco in transizione più che nella gestione dei tempi dell’attacco a metà campo, Cleveland ha optato per fare correre di più la squadra, sfruttando la possibilità di far giocare [b]Lebron da 4 e Varejao o Ben Wallace da 5[/b].
Per come è strutturato il roster bisogna dire che non può essere un’arma tattica da usare con costanza, perchè giocare a ritmi alti mentre in campo c’è Ilgauskas non è molto indicato. Ne risulta che tutto sommato, anche aggiungendo la variabile della velocità al gioco, l’attacco risulta comunque essere [b]abbastanza prevedibie[/b], salvo ovviamente la possibilità di avere un [b]interprete eccezionale[/b] come Lebron James.
L’inserimento di Mo Williams, comunque, non è solo funzionale ai momenti di corsa della squadra, ma la sua capacità di costruirsi un tiro può essere sfruttato anche nei giochi a ritmi più compassati a cui coach Brown ci aveva abituati.
Capiterà anche di vedere spesso il [b]doppio play[/b] in campo, con Gibson e Williams a portare palla nella zona offensiva, per consegnarla a Ilga o a LBJ ed aspettare lo scarico per punire i raddoppi.
La sensazione però, è che nei momenti caldi della partita, in campo con Gibson e King James ci sarà [b]Delonte West, che garantisce quella difesa[/b] che Williams non offre alla causa con la stessa determinazione, considerando che Boobie, anch’esso non un eccellente difensore (per conformazione fisica più che attitudinale) si rende necessario per le sue capacità al tiro.
Per quanto riguarda il reparto lunghi, invece, continua ad essere un [b]oggetto misterioso Ben Wallace[/b], che schierato da 4 non offre, nè pericolosità in attacco come suo solito, nè una straordinaria efficacia difensiva, perchè costretto a giocare più esterno e trovandosi spesso infilzato dalla necessità di fare show forte sul portatore di palla avversario quando il bloccante è il suo uomo. Se Wallace è quello di questa prima partita, quindi sulla falsa riga di quello visto durante la scorsa stagione, allora [b]molto meglio puntare su Varejao[/b], che ha dimostrato una volta di più di quanto sia emotivamente necessario ai suoi per stare aggrappati alla partita, e senza richiedere di avere giochi per lui in attacco. La sensazione comunque è che i Cavs non rimarranno quelli attuali, e [b]ci saranno dei cambiamenti a stagione in corso[/b], quando il contratto in scadenza di [b]Wally Szczerbiak[/b] potrebbe far gola a qualche team. Attraverso questi cambiamenti passeranno le aspirazioni di Cleveland e la voglia, sempre più remota pare, di Lebron James di continuare la sua avventura nell’Ohio.