Forse è esagerato ok, ma certamente la Spagna è una delle nazioni protagoniste nella NBA. [b]Pau Gasol[/b] non è una novità, già rookie of the year, già uomo franchigia ai Grizzlies, protagonista dello scambio che l’ha portato ai Lakers con i quali è arrivato in finale. Non è di primo pelo neppure [b]Jose Calderon[/b], al quale quest’anno è stata completamente affidata la squadra, quei Toronto Raptors che sembrano pronti per il saltò di qualità. Ma quest’anno i colori spagnoli sono tenuti alti da altri due giocatori iberici: [b]Rudy Fernandez[/b] e [b]Marc Gasol[/b], rispettivamente una delle guardie più forti d’Europa e il fratellino (anagraficamente), di Pau. Senza scordare [b]Sergio Rodrigrez[/b], talentuoso play di Portland, ancora nel limbo tra promessa e giocatore affermato.
Ma andiamo con ordine, dando la precedenza ai due nuovi arrivati, Fernanzdez e Marc Gasol.
[b]Rudy…[/b]
questo è forte, per davvero. Ha faccia tosta, qualità tecniche e atletiche di primissimo livello, e l’abitudine a giocare in squadre vincenti. Il suo ingresso nella Lega è stato folgorante. Il suo coach, [b]McMillian[/b], gli ha dato subito fiducia, ben ripagato dalle prestazioni dello spagnolo, che ha già messo in mostra giocate “Ginobiliane”, e la capacità di incidere sulla gara sia coi punti (quasi 14 di media col 45% dal campo), sia a rimbalzo che con gli assists. Insomma, pur essendo ad inizio stagione, il futuro di Rudy sembra alquanto roseo, ma adesso viene il difficile, perchè le difese cominceranno a conoscerlo, a studiarne le tendenze e a negargli le conclusioni preferite.
[b]Marc, o “Gasolino” ma si![/b]
Gasol jr sembrava il tipico esempio di fratello d’arte. Un pò goffo, un pò ciccio, certamente non talentuoso come il fratello maggiore. Ma la storia del brutto anatroccolo che si trasforma in cigno è vera, e Marc ne è la prova. Dopo due stagioni in crescendo in [b]Spagna ed Europa[/b], l’ultima da dominatore dell’ACB, Marc ha spiccato il grande salto, approdando a [b]Memphis[/b] al posto di… Pau appunto. Marc ha stazza (216 cm per 120 Kg), grande solidità in area, ed un tocco più morbido di quel che si possa immaginare. Sta mettendo su cifre interessanti, specialmente per quanto riguarda le medie realizzative (12 punti col 56% dal campo) e i rimbalzi (7.7 a sera). Perde un pò troppi palloni, ma questo è lo scotto da pagare quando arrivi in NBA e gli esterni hanno forza fisica e braccia lunghe per cacciare e strappare la palla ai lunghi. Ok, giocare a Memphis aiuta a mettersi in luce, ma il giovane Gasol è solido e sarà uno dei prossimi pilastri della nazionale spagnola.
[b]Sergio Rodriguez[/b]
[b]The Spanish Chocolate[/b], come è stato ribatezzato negli USA. Il talento nel passare la palla è fuori discuossione, ed il fatto di aver ritrovato il suo amico Fernandez lo stimola ancora di più nel cercare passaggi ad effetto. I dubbi su di lui e sul suo gioco ci sono eccome, e nascono molto dalla sua poca pericolosità offensiva. Rodriguez non ha punti nelle mani, non è un tiratore e soprattutto non è un attaccante, il che, se non ti chiami [b]Jason Kidd[/b], può essere un grosso limite nella NBA. Comunque le basi ci sono tutte, dalla giovane età (1986), alla disponibilità al lavoro.
[b]Jose Calderon[/b]
Entrato nel [b]quarto anno di NBA[/b], Jose Calderon è cresciuto, statisticamente e caratterialmente, ogni stagione. Quest’anno Colangelo gli ha consegnato la squadra in mano, eliminando alla fonte il dualismo con [b]TJ Ford[/b], mandando il giocatore texano in quel di Indiana in cambio di [b]JO[/b]. Calderon ha qualità tecniche e caratteriali che ne fanno uno dei primi play della Lega. Gioca per la squadra, sa dettare i tempi, sa come distribuire i palloni e quando c’è bisogno sa mettere anche dei punti. In difesa non sarà mai un giocatore in grado di fermare il proprio avversario, ma ha intelligenze cestistica e soprattutto voglia per superare i suoi limiti fisici. E’ un giocatore molto vocale, che si fa sentire dall’allenatore e dai suo compagni, una caratteristica che difficilmente si ritrova in altri giocatori non americani, anche se stelle affermate. La tavola sembra apparecchiata per la prima convocazione alla gara delle stelle, ma anche per compiere il definitivo salto di qualità coi, finalmente suoi, [b]Toronto Raptors.[/b]
[b]Pau Gasol[/b]
Gasol a [b]Los Angeles[/b] sembra aver trovato la sua dimensione ideale: ha di fianco un leader, una prima stella assoluta, si è inserito al meglio in un sistema che gli calza a pennello, ed ora ha di fianco [b]Andrew Bynum[/b] che con la sua fisicità sopperisca al meglio a quello che è il più grande difetto di Pau, giocatore dalla tecnica sopraffina, ma che non fa della fisicità la sua arma principale. Dopo le stagioni coi [b]Grizzlies[/b], il suo arrivo a L.A. sembra essere la cosacrazione di uno dei giocatori più talentuosi del mondo, perchè, diciamolo francamente, Gasol non sarà mai un centro un giocatore in grado di caricarsi da solo la squadra sulle spalle, ma in quanto ad eleganza e fondamentali ha poco da invidiare a chiunque, [b]Tim Duncan e Garnett[/b] compresi.
[b]Stefano Manuto[/b]