Niente tacos gratis venerdì sera. Si erano abituati troppo bene i tifosi dello Staples: l’imbattibilità dei Lakers durata ben sette gare è stata infranta contro i nuovi Pistons, guidati dal duo Iverson – Wallace, che hanno scorazzato in quel di Los Angeles senza trovare una grande resistenza.
Una macchia dovuta, perlopiù, alla grande stanchezza accumulata dagli uomini di coach Phil Jackson nelle precedenti partite, vinte con larghi scarti, concedendo poco più di 89 punti a gara, migliore difesa al momento nell’intera NBA.
E’ proprio la difesa l’elemento fondamentale che sembra contraddistiguere i gialloviola in questo inizio di regular season. La passata stagione, infatti, aveva più volte messo in luce svarioni difensivi e dormite colossali che portavano a riaprire gare già chiuse, lottando fino all’ultimo secondo, talvolta con tristi esiti (vedi gara 4 contro i Celtics).
Nell’arco della lunga estate però, sembra proprio che la squadra abbia lavorato molto per migliorare in fase difensiva e i risultati sono evidenti, soprattutto guardando due dei giocatori della rosa: Andrew Bynum, che viaggia non solo con quasi una doppia doppia di media, ma anche con 3 stoppate a serata, diventando l’incubo di chi si avventura nell’area alla ricerca di un facile appoggio al tabellone, e Trevor Ariza, aggressivo come non mai, sempre alla ricerca di palloni vaganti per far ripartire un rapido contropiede (2 steals per gara).
Come sempre, è da una buona difesa che dipendono buoni risulati in attacco, e nella metà campo offensiva i Lakers hanno solo l’imbarazzo della scelta: c’è Kobe Bryant, che può permettersi di non superare il trentello e concentrarsi invece maggiormente a rimbalzo dove le sue capacità atletiche gli permettono di strapparne più di 5 a gara, rimanendo sempre la chiave di volta nei finali tirati; Pau Gasol cercato sempre più dai compagni che gli regalano l’opportunità di facili canestri, Ariza esplosivo come non mai che dalla panchina, insieme a Farmar e Vujacic, porta un grande apporto senza chiedere troppo allo starting five ed infine ci sono le grandi incognite Lamar Odom e Vladimir Radmanovic. Il primo, trasformato da Jackson in sesto uomo, sembra avere ritrovato la continuità che gli era mancata negli anni passati, il secondo ne sembra ancora alla ricerca, facendo dannare i tifosi losangelini che vorrebbero da lui non solo punti, ma anche una difesa perlomeno decente.
Rassicurante è poi il fatto che la panchina si è confermata una delle armi vincenti di coach zen subentrando al comparire di qualche pecca del quintetto base: si va dunque dai già nominati Ariza, Odom,..fino ad arrivare a Powell e Mihm, che hanno trovato, e continueranno a trovare, il loro spazio nei finali di partite a senso unico.
Dall’ Opening Night in poi, i Lakers sembrano aver tranquillamente scherzato, arrivando a vincere più di una gara con venti punti di scarto. Di certo la sconfitta con i Pistons ha ridimensionato l’entusiasmo per questa ottima striscia vincente, ma le vittorie maturate con i diretti rivali nella West Conference Houston e New Orleans fanno ben sperare per un futuro roseo, ribadendo che l’Ovest è e rimane loro.
Ora occhi puntati sulla sfida di stanotte contro i Bulls, dove la truppa capitanta da Kobe tenterà di tornare alla W tra le mura amiche dello Staples Center.
Stay tuned.