Bentornato. E la prima parola che viene in mente ad un qualsiasi appassionato di NBA a guardare i Miami Heat questanno ed a guardar giocare [b]Dwyane Wade[/b]. La stella di Miami sembra essere tornato se non la letale arma totale che condusse, con il piccolo aiuto di Shaq in area, i Miami Heat al titolo 3 anni fa, almeno molto vicino a quel livello. Dopo il continuo [b]penare degli ultimi due anni[/b], dovuto ad una serie di infortuni da far impressione tra noie alle caviglie, al polso e problemi più seri alla spalla sinistra (lussata contro i Rockets, infortunio a cui è seguita unoperazione che lo ha messo fuori per tutta la stagione) ed alle ginocchia, già in estate [b]D-Wade[/b] era sembrato, con la maglia del Dream Team, esser tornato ai suoi livelli.
Era ed è tornata la gran difesa sulle linee di passaggio, i recuperi, le folate offensive figlie di un atletismo debordante ma soprattutto di uninnaturale capacità di prendere il contatto e di finire il movimento, ed è tornato anche il tiro dalla media, miglioramento tecnico che lo ha definitivamente riproiettato nel gotha NBA, era tornata la capacità di spezzare i raddoppi con palleggi velocissimi, erano tornate le conclusioni al fulmicotone e le schiacciate in traffico dopo aver saltato il proprio marcatore. Era tornato [b]Flash[/b]
Solo attraverso tutto questo si spiega il suo ritorno a vele spiegate ad alti livelli, che in cifre si traduce con 28 punti, 8 assist e 5 rimbalzi di media tirando con il 49% dal campo in una realtà in crescita come gli Heat. Il suo unico [b]limite[/b], se di limite si può parlare, era e resta il tiro dalla lunga distanza, tentato con più fiducia rispetto agli anni scorsi ma ancora deficitario, sia per numero di tentativi ma soprattutto, ovviamente, per numero di realizzazioni.
Miami in ogni caso è ancora lontana dallessere una contender, ma il ritorno di Wade ad alto livello, larrivo estivo dal draft di [b] Michael Beasley[/b], che assieme a Rose (sogno nemmeno troppo segreto degli Heat in sede di draft) e Mayo era ed è il migliore tra i rookies, ed un roster giovane e futuribile, permette al presidente [b]Riley[/b] ed ai tifosi della franchigia della Florida di guardare al futuro con fiducia. Anche perché si avvicina lestate 2010, e per quella data Wade potrà [b]uscire dal proprio contratto[/b], da oltre 15 milioni di dollari lanno con gli Heat, ed esplorare il mercato, magari alla ricerca di una franchigia che gli offra maggiori possibilità di tornare a [b]competere per il titolo[/b] se per allora gli Heat non avranno messo insieme un nucleo che lo convinca a restare. Nel frattempo Wade in questi Heat in ricostruzione diverte e fa divertire: usato spesso da [b]point guard occulta[/b], visto il pacchetto di play degli Heat che ben si sposa con questa filosofia di gioco composto dal nuovo arrivato [b]Mario Chalmers[/b], rookie da Kansas che magari non sarà esattamente uno scienziato del gioco ma è un buonissimo difensore e tiratore non battezzabile ed il trottolino bianco [b]Chris Quinn[/b], lui sì tiratore mortifero dalla lunga, Wade crea per se per gli altri, occupandosi di alimentare di palloni [b]Beasley[/b], una sorta di Marion meno difensore ed atletico ma più alto e tecnico, di crare tiri facili sugli scarichi sia per la batteria di esterni sia per i lunghi: [b]Udonis Haslem[/b], colonna in area degli Heat, che da rimbalzi e punti dalla spazzatura e [b]Shawn Marion[/b], che in un sistema meno votato al run and gun sta palesando tutti i limiti che gli si imputavano allatto della firma del contratto che questestate, a meno di rinnovi fuori logica, porterà gli Heat a scaricare 17 milioni di dollari dal proprio salary cap.
Cosa manca a questa squadra per tornare a competere? E presto detto: un esterno, preferibilmente un play, in grado di sgravare dai compiti di regia Wade e di affiancarglisi salturariamente in fase di realizzazione, ma soprattutto un lungo in grado non solo di dare respiro ad Haslem in area, ma soprattutto di comandare un raddoppio in post basso, in modo tale da attirare le attenzioni della difesa e di farla collassare in area, piuttosto che schiacciarsi sugli esterni (segnatamente Wade). Difficile che Beasley diventi un giocatore di questo tipo, impossibile che possano esserlo Haslem o Marion, e se il primo è irrinunciabile per durezza difensiva ed attitudine a rimbalzo Marion, peraltro ottimo difensore e produttore di numeri stupefacenti, sembra quello destinato al sacrificio.
Cosa offre il mercato? A Miami sono mesi ormai che rimbalza la voce di un prossimo assalto a [b]Carlos Boozer[/b], che proprio questestate ha la possibilità di uscire dal contratto che lo lega agli Utah Jazz e che, pare, non disdegnerebbe di cambiare Salt Lake City con Miami. Boozer non è esattamente il colosso darea che farebbe felici tutti agli Heat, ma resta pur sempre un lungo di post basso capace di viaggiare ad oltre 20 punti e 10 rimbalzi di media abbastanza tranquillamente. Fattibile? Gli Heat questestate avranno soldi da spendere e la necessità di costruire in breve una squadra che convinca Wade a restare, quindi un tentativo è probabile che venga fatto, ciò che però resta nebuloso sono le motivazioni, aldilà di una vita notturna soporifera tra i mormoni, che spingerebbero Boozer a lasciare una squadra in rampa di lancio come i Jazz per andare a Miami, ad un livello oggettivamente più basso nonostante la presenza di Wade. Tra i free agent interessanti ci sono anche [b]Andre Miller[/b], play e mente dei Sixers di Mo Cheeks, [b]Ben Gordon[/b] che a meno di ribaltoni sarà in uscita dai Bulls e che per certi versi formerebbe con Wade un back court intrigante per potenza realizzativa, pur costringendolo a sobbarcarsi ancora molti compiti di regia, mentre per [b]Rasheed Wallace[/b], pazzo furioso che nelle notti di luna piena si ricorda di avere abbastanza talento per dominare qualsiasi lungo NBA, Garnett compreso, [b]Jason Kidd, Ron Artest e Lamar Odom[/b], problemi di età avanzata, scarso apeal della franchigia e difficile collocazione tecnica rendono lapproccio più problematico. Non ci resta quindi che aspettare, e nel frattempo, goderci lo spettacolo puro che il numero 3 con la canotta degli Heat è in grado di mettere in piedi. Bentornato Dwyane.