[b]No Williams no party?[/b] Non necessariamente. Ne sono la prova gli Utah Jazz, che orfani del loro play, il loro creatore di gioco, Deron Williams, sono riusciti a trovare le risorse per un inizio di stagione importante, con un record di 10 vinte e 4 perse (lultima arrivata allo scadere contro Chicago, con anche Korver assente). [b]E rimasta la fragilità esterna[/b], 3 perse e 3 vinte incontrando squadre più che abbordabili e gli Spurs senza Parker e Ginobili, ma bisogna contare un paio di gare dassenza sia di Boozer che di Okur. Nonostante questo, la squadra di Jerry Sloan è riuscita a confermarsi [b]una delle prime squadre ad ovest. [/b]
Con in panchina leterno [b]Jerry Sloan[/b], i Jazz non si sono fatti prendere dallo sconforto, come sarebbe stato normale nel vedersi privi del loro miglior giocatore. In realtà Williams ha fatto due comparsate (1-1 il record), ma non era evidentemente al meglio, anche se ha dato il suo contributo nella vittoria esterna su Phila. Ad ogni modo Utah ha confermato di essere una squadra solida, con una panchina viva e in costante crescita (frutto di azzeccate scelte al draft), con il solito difetto della mancanza di un centro di peso in mezzo allarea, un uomo che possa intimidire e occupare spazio, cosa che non possono fare ne Boozer ne Okur. Ma da dove nasce questo promettente inizio di stagione?
Merito certo, di un [b]sistema ormai collaudato[/b], fatto di esecuzione, di movimento continuo, di spaziature eccellenti, che è riuscito a sopperire egregiamente (98 punti per sera), alla mancanza del pick and roll tra Williams e Boozer, o Mehmet Okur, ma anche merito della crescita dei tanti giovani promettenti dei Jazz. [b]Ronnie Brewer, C.J. Miles, Paul Millsap e anche Ronnie Pric[/b]e, stanno dando un contributo eccellente alla causa.
Su tutti è il terzo anno da Arkansas ad aver fatto il maggior salto di qualità. Responsabilizzato non tanto nei minuti (passati da 27 a 31), quanto in attacco, [b]Brewer ha risposto alla grande[/b], migliorando sensibilmente nel tiro da fuori, raddoppiando il numero degli assist (3.3), e confermando le sue altre qualità, ovvero: grande fisico, atletismo, fiuto per il pallone (2.1 recuperi a sera), e una grande capacità nel chiudere sulla linea di fondo, dove ormai è un vero e proprio pirania.
Sta sbocciando anche [b]C.J. Miles[/b], più giovane di due anni di Brewer (è dell87), ma con un anno in più di NBA alle spalle. In assenza di Williams è Miles che tra gli esterni si deve prendere la responsabilità di uscire fuori dello spartito. Alcune conclusioni prese in questa stagione, non si sarebbero viste con Deron in campo, ma C.J. non ha avuto paura, e questi minuti importanti pagheranno buoni dividendi più avanti nella stagione.
Continuando con le piacevoli conferme, non si può non citare [b]Paul Millsap[/b], una dinamo, che con il suo atletismo e la sua energia spesso cambia intensità alla gara dei Jazz. Millsap è un rimbalzista terrificante (oltre 6 in 25 minuti!), grande stoppatore e, cosa molto importante, in attacco non scarabocchia sul foglio, la sua mano è più educata di quello che si possa pensare, come confermato anche dal 75% ai liberi.
Finita la carrellata dei giovani (occhio a Price), non bisogna però dimenticarsi dei veterani degli Utah Jazz. I vari [b]Boozer, Kirilenko, Okur, Knight, Korver[/b] (il miglior tiratore da 3 della squadra), e lo stesso [b]Harpring[/b] stanno confermando tutte le loro qualità. Se Carlos e Mehmet sono i terminali offensivi principali, gli uomini deputati a prendersi le maggiori responsabilità offensive, [b]Andrei Kirilenko è il giocatore totale[/b], quello che contribuisce in tutti i settori del campo, di fatto agendo anche come point forward .
Il russo, [b]serio candidato al premio di sesto uomo dellanno[/b], ha messo in mostra tutto il suo repertorio, confezionando serate da 12 rimbalzi, ad altre da 10 assist, passando per la miglior gara giocata fino ad ora, quella della vittoria sui Suns, dove ha dominato in lungo e in largo, segnato 19 punti e piazzando due terrificanti stoppate in pochi minuti a Shaquille ONeal. Insomma un contributo da leader, almeno in campo, che non può non far piacere a Sloan (con il quale il rapporto non è idilliaco), ed ai tifosi dei Jazz, che con il ritorno di Williams, per il momento cè stato solo un assaggio, possono davvero pensare in grande. [b]Mal di trasferta permettendo. [/b]
[b]Stefano Manuto[/b]