Una cosa è certa: Donnie Walsh ha fatto, in poco più di 5 mesi, quello che Isaiah Thomas non è riuscito a fare in tutti gli anni alla guida di Knicks (da GM prima, da allenatore poi). Anzi, a dirla tutta, lo storico presidente dei Pacers è riuscito proprio dove lex Bad Boy aveva fallito, ovvero: rendere New York una squadra, se non vincente, almeno futuribile, non più ostaggio di contratti onerosi dati a giocatori egoisti, problematici e spesso rifiutati da molte altre franchigie.
Per farlo, luomo fortemente voluto anche da Stern, per risollevare linteresse nel più grande mercato mondiale del basket, si è prima affidato a Mike DAntoni, coach dal gioco frizzante, divertente, e gli ha lasciato carta bianca per ricominciare da zero. La prima mossa dellex coach dei Suns, è stata quella di mettere fuori squadra Steph Marbury e Eddy Curry, rispettivamente titolari di due contratti da 21 milioni di dollari il primo, quasi 10 il secondo, ma dannosi per leconomia (tecnica e ambientale) della squadra. Starbury, che giova ricordare non è diventato scarso tutto in colpo, semplicemente è un giocatore troppo egoista ed egocentrico per poter fare il bene della squadra. Le sue lotte interne, prima con Brown, poi con Thomas, hanno lentamente corroso le già poco solide fondamenta di una squadra, non più amata dal suo pubblico e perennemente perdente sul campo. Lesclusione di Eddy Curry ha motivazioni più tecniche: il centrone non è un giocatore che possa fare la differenza nel sistema di DAntoni, a maggior ragione se si guardano le vergognose condizioni fisiche in cui si è presentato al training camp.
Fatto questo (non a cuor leggero e non senza critiche), DAntoni ha cominciato a lavorare col materiale umano a sua disposizione. Ha voluto Duhon come play titolare, contando sulle doti difensive e morali del ragazzo (che per talento non può, non deve, essere paragonato a Marbury), ha dato responsabilità ancora maggiori a Robinson e rigenerato Quentin Richardson, oltre a puntare forte su Wilson Chandler. Perfino Zac Randolph nelle sue prime apparizioni stagionali, è sembrato un giocatore più generoso e battagliero, e non il solito mangiapalloni, talentuoso si, ma altrettanto egoista e soft.
Qui torna in gioco Walsh. Con una New York dignitosa in campo (al momento dello scambio il record era sopra il 50%), il buon Donnie è riuscito in un colpo solo a piazzare due colpi da maestro, consegnando a DAntoni tre giocatori a lui graditi, e spedendo ad un indirizzo nuovo Zac Randolph e Jamaal Crawford, con i rispettivi contratti. Con queste due trade Walsh ha dato un volto nuovo ai Knicks e aperto nuove prospettive per limmediato futuro.
Gli aspetti della trade: come detto, dopo lo scambio NY è una squadra rinnovata e futuribile.
Via Randolph e Crawford e dentro Al Harrington, Cuttino Mobley e Tim Thomas, arrivati da Golden State e Las Angeles, sponda Clippers.
Cosa cambia per DAntoni e per I Kincks? Mike ha ricevuto in dote il giocatore atipico che tanto gli mancava, Al Harrington, e due veterani come Mobley e Thomas, tiratore micidiale il primo, atipico di talento il secondo.
Nelle idee dellex playmaker dellOlimpia, Harrington formerà assieme a Chandler, Lee, Jeffries (quando tornerà) e lo stesso Thomas, una front line certamente più adatta di quella che vedeva come centro titolare Randolph, senza scordarsi di Danilo Gallinari, altro giocatore fatto dal sarto per coach DAntoni. Harrington può giocare tre ruoli, contando anche qualche minuto da numero 5 come proposto da Nelson a Golden State, alternandosi con David Lee (che ora metterà su cifre da all-star), e potrà dare quellatipicità che tanto piace a DAntoni. Al, infatti, pur non essendo un tiratore puro, nella stagione e mezzo passata ai Warriors ha tirato col 40% circa da 3, e se responsabilizzato può essere incisivo sia a rimbalzo che in avvicinamento a canestro.
Per far arrivare Al, i Knicks hanno spedito Crawford, che assieme a Marbury era il giocatore di maggior talento di NY, a Golden State, per uno scambio che ha fatto bene a tutte e due le squadre, visto che Harrington era arrivato ai ferri corti con Nelson, che in più desiderava un giocatore in grado di sostituire sul campo linfortunato Monta Ellis. Jamaal sulla baia potrebbe avere numeri da capogiro, perché ha punti nelle mani e la predisposizione a giocare al corri e tira (cosa che per altro ha sempre fatto in carriera, almeno individualmente). Laltra trade, quella che mandato ai Clippers Randolph (preparatevi allimminente partenza di Kaman), ha portato in dote Mobley e Thomas. Questultimo già allenato da DAntoni a Phoenix (dove fu protagonista di playoff importanti), fa il suo ritorno nella grande mela, che aveva lasciato senza particolari rimpianti (suoi e del pubblico), quasi quattro stagioni fa. Il primo, sbarca a NY per dare quellesperienza e quella leadership in un reparto esterni giovane e comunque incompleto. Tutti e tre i nuovi arrivati hanno contratti onerosi, ma che scadono nella fatidica estate del 2010, e che libereranno dal cap dei Knicks la bellezza di 26 milioni di dollari, tanta roba in pratica, che diventa ancora di più se si considerano anche le scadenze dei contratti di Marbury (nel 2009), Sexy James e Q-Rich, per un totale di altri 38 milioni circa. In pratica, nel giro di due anni, il monte salari di New York passerà da 98 milioni di dollari a 18, in modo che Donnie Walsh, nellestate del 2010 potrà fare la voce grossa sul mercato dei free agent, quello che, per intenderci, vedrà LeBron James, Dwayne Wade, Chris Bosh (i più importanti), liberi di accasarsi dove vorranno, e NY con DAntony e tanti bei dollaroni dovrebbe, ad occhio e croce, aggradare a molti.
Dunque due scambi fatti guardando si il portafoglio, ma con un occhio anche alle esigenze tecniche di una squadra, che ha come primo obiettivo quello di far tornare la passione al Garden, da troppi anni a digiuno di gioie ed emozioni forti.
Stefano Manuto