I Portland Trail Blazer sono la squadra del futuro? I presupposti perché la franchigia dellOregon possa diventare in tempi brevi una delle formazioni di punta della Lega ci sono tutte. Ma perché questo possa accadere, i Blazers devono dimostrare di poter essere competitivi già da ora, in questa stagione. Linizio è confortante per Brandon Roy e compagni, che nel primo quarto di regular season hanno compilato un record di 14 vinte e 7 perse, nonostante lassenza per 6 gare di Greg Oden, infortunatosi ad un piede nellesordio a L.A. contro i Lakers.
Dopo una partenza a rilento, dove Portland ha perso tre delle prime quattro, vincendo lunica gara contro una San Antonio incerottata, i Blazers hanno cambiato marcia infilando quattro vittorie importanti, su tutte quelle contro Houston e Orlando, che di fatto hanno rilanciato i giovani leoni di coach McMillian. La seconda striscia di vittorie è arrivata dopo qualche trasferta complicata (sconfitte a New Orleans, Golden State e Phoenix), ed ha visto i Blazer inanellare sei W consecutive, prima di cedere sul campo più difficile della Lega, quello dei campioni NBA, i Boston Celtics.
Insomma un buon inizio, che oltre a mettere in mostra tutto il talento a disposizione di McMillian, sta dimostrando una crescente maturità di un gruppo molto giovane.
Ma che squadra è Portland?
In termini di talento i Blazers hanno poco da invidiare a quasi tutte le squadre della Lega, escluse Lakers e Houston. Il roster è profondo e completo in praticamente tutti i ruoli, escluso forse quello di playmaker, dove Steve Blake e Sergio Rodrighez non sembrano poter essere la coppia ideale per puntare ai vertici della terribile Western Conference. I punti fermi sono sempre i soliti due, ovvero: Brandon Roy e LaMarcus Aldridge, provenienti dalla stesso draft, quello del 2006 che ha visto come prima scelta assoluta Andrea Bargnani (i Raptors probabilmente si stanno ancora mangiando le mani). Ma come detto, il talento a disposizione di McMillian è tanto e non si limita ai due giocatori sopra citati. Dal draft di questanno sono arrivati lo spagnolo Rufy Fernandez e il francese Nicola Batum, oltre al recupero di Greg Oden, del quale parleremo più avanti.
Cè il talento atletico e balistico di Travis Outlaw, la solidità di Joel Przybilla, di fatto lunico vero veterano dei Blazer, un giocatore come Frye un po andato nel dimenticatoio ma utile per dare buoni minuti di riposo a Aldridge, e infine anche Martell Webster, ancora in bacino di carenaggio, ma sicuramente un elemento molto importante.
Di Brando Roy si è già scritto tanto e molto altro si scriverà. La cosa che impressiona di più del Rookie of the Years del 2006, è quella di continuare a maturare, di migliorare non solo nelle cifre, ma anche nellimpatto sulla gara e sulla squadra. Che Roy fosse forte già si sapeva, ma il vero dubbio su di lui è che fosse già un giocatore se non fatto e finito, con non grandi margini di miglioramento. Lex Washington invece sta smentendo tutti, riuscendo ad affinare sempre di più il proprio gioco e dimostrandosi giocatore da ultimo quarto e da ultimo tiro, colui che si prende le responsabilità, il più delle volte con successo, per informazioni chiedere, tra gli altri, ai Rockets, sconfitti da una tripla da 9 metri scoccata allo scadere. La seconda convocazione alla partita delle stelle potrebbe essere molto vicino per Roy, che sarà sicuramente una delle pietre miliari di questa formazione, assieme a Oden e Aldridge.
A proposito di Aldridge, il prodotto di Texas University ha avuto un leggero calo nelle cifre in questo primo scorcio di stagione. Una flessione normale, non data da un peggioramento o da qualche difficoltà incontrata dal giocatore, ma dal fatto che Portland ha ampliato ulteriormente le frecce al proprio arco, e soprattutto dal fatto che la presenza di Oden toglie sicuramente rimbalzi e minuti a LaMarcus. Proprio la convivenza col gigante di Ohio State sarà il vero punto di svolta per Portland. Aldridge è un tipo di giocatore più tecnico che fisico, non certo un animale darea, ma un atleta capace di giocare sia fronte a canestro che spalle, insomma lidentikit del partner ideale per Oden. In questi tre anni LaMarcus ha ampliato il suo raggio di tiro, proprio per una futura convivenza con un vero big man. Nonostante un leggero calo delle cifre rimane ancora la seconda opzione offensiva dei Blazers, la prima nei pressi del canestro visto che, almeno offensivamente, Oden non è ancora pronto per essere un punto di riferimento.
Greg Oden non ricorderà certamente con piacere i primi passi nellNBA. Dopo lo shock per linfortunio che gli ha fatto saltare lintera stagione, Greg pensava di essere in credito con la fortuna, che invece gli ha voltato ancora una volta le spalle. Nellesordio stagionale contro i Lakers, Oden si è infortunato dopo un placcaggio di un altro futuro dominatore delle aree NBA, Bynum, che per impedire al centro di Portland di andare a schiacciare dopo un rimbalzo offensivo, lha praticamente spinto verso il basso, causandogli lo stiramento di un muscolo del piede. Per fortuna dei sua, dei Blazers e di tutti gli appassionati, linfortunio, che a prima vista sembrava più grave del previsto, ha invece tenuto Oden lontano dal campo solo per sei partite. Dal suo rientro, Greg ha fatto vedere quanto di buono sa fare e dove invece deve migliorare: a rimbalzo è già adesso un fattore (oltre 7 in 21 minuti di utilizzo), come anche nelle stoppate, dove è il migliore di squadra. In attacco non ha fatto vedere brutte cose, ma non ha ancora quella confidenza e quella naturalezza che gli permetterebbero di essere un punto di riferimento per il suo attacco, ed le quasi due perse di media ne fotografano benissimo la difficoltà ad adattarsi a difese più fisiche di quelle che incontrava al college. Il vero problema però sono i falli: Oden ne commette tanti, segno che deve ancora tararsi su una velocità di gioco più alta, su atleti veloci ma comunque in grado di andarlo a sfidare a centro area. In questottica, il fatto di aver messo su tanti Kg nel suo anno di stop potrebbe aumentare i tempi di questo adattamento. Alluniversità Oden era si imponente, ma certamente più filiforme e atletico. In ogni caso bisogna ricordarsi che è un rookie, che viene da un anno di attività e che è comunque ancora reduce dallinfortunio al piede. Il futuro dei Blazers e della Lega, sembra comunque destinato ad appartenergli.
Ma oltre a questi tre giocatori, destinati in maniera diversa a diventare delle star o addirittura delle super star, Portland ha una grande quantità di giovani promettenti, giocatori talentuosi che già da questanno stanno lasciando un segno nella stagione dei Blazers. Rudy Fernandez e Nicola Batum sono nuovi, hanno il fascino dellesotico se così volgiamo dire, ma non bisogna scordarsi di Travis Outlaw, Martell Webster, Sergio Rodrighez e Jerryd Bayless. I così detti role players, che non vuole essere un termine per sminuire la loro importanza allinterno della squadra, ma serve per inquadrare meglio la loro utilità. Di Rudy Fernandez abbiamo già parlato in modo approfondito nellarticolo sullarmata spagnola, stessa cosa vale per Sergio. La sensazione, guardando al roster, è che la dirigenza dei Blazers possa pensare di sacrificare uno tra Webster o Outlaw, più altri giocatori marginali, per arrivare ad un veterano pronto uso, un giocatore che conosca bene il clima playoff e che possa portare questi giovani ad un livello superiore. Un ruolo simile è ricoperto per il momento da Joel Przybilla, arrivato alla sua quinta stagione con Portland. Joel è un giocatore duro, gran rimbalzista, onesto difensore e persona positiva. La sua presenza può essere un toccasana per Oden che non dovrà forzare i tempi del rientro. Il centro ex Bucks e Minnesota non è uno che vuole la palla, lavora bene per la squadra e ormai conosce bene la Lega. Lidea di Portland è affiancare un altro giocatore delle caratteristiche simili, ma nel reparto esterni e con maggior talento offensivo. Attenzione, se dovesse riuscire questa mossa, i Blazers potrebbero diventare in breve tempo la franchigia da battere ad Ovest.
Stefano Manuto