A Ovest, la Conference che fino all’anno scorso risultava combattuta, vede infatti sopra tutti la squadra di Phil Jackson, mentre le altre big, quali Hornets, Nuggets e Rockets, rimangono a lottare per i posti successivi e a quanto pare, salvo clamorose sorprese, [b]quest’egemonia gialloviola durerà ancora a lungo[/b].
Le statistiche possono ora dire la loro: [b]108,4 punti per gara, il migliore attacco del momento[/b], frutto di ottime percentuali dal campo e gran gioco di squadra.
Nell’altra metà campo non mancano le note positive, con Bynum sempre più in crescita e sempre più pronto a curare giocatori con cui lo spagnolo Gasol avrebbe grandi problemi; tuttavia nelle ultime settimane si è assistito ad [b]un regresso d’intensità[/b], che ha portato i Lakers a doversi giocare punto a punto gare sulla carta abbordabilissime (vedi i match vs Timberwolves, Kings e Knicks).
Non è un periodo facile per la second unit, che aveva dato fino a fine novembre un grande contributo al team, tra tutti Farmar, nel peggiore momento da quando indossa la casacca gialloviola, ma anche Vujiacic, meno decisivo dall’arco dei tre punti rispetto alla passata stagione, rimangono da risolvere alcuni problemi a LA , ma la mentalità vincente fa tirare avanti la barca e il signor Kobe Bryant, fortunatamente, non è mai risultato assente nei finali sudati e più volte, grazie alle sue pazzesche giocate, la squadra ha potuto portare a casa il risultato.
[b]Le sconfitte rimediate contro i Pacers, con il tap-in di Murphy sulla sirena e a Sacramento vs Kings, privi dell’infortunato Martin, hanno messo in luce la fragilità difensiva[/b], in particolar modo quella dei più giovani, debolezza che le avversarie più forti, Boston e Cavs su tutte, conoscono bene e di cui potranno usufruire durante gli scontri diretti. Al momento, resta ancora da verificare il comportamento della squadra losangelina quando il gioco si fa duro, visto questo atteggiamento poco insine all’impegno,impegno necessario per raggiungere gli obiettivi da tempo ben definiti.
A tal propsito Tex Winter, uno degli assistenti di coach Zen, ha rilasciato un’intervista in cui a dichiarato: [i]”La difesa? E’ una quesione di voglia, di energia e non sempre siamo stati brillanti da questo punto di vista: bisogna migliorare.”[/i]
Nota a parte meritano due dei componenti della rosa, [b]Derek Fisher e Luke Walton[/b]: il primo tornato in luce dopo un inizio un po’ tentennante, anche “aiutato” dal fatto che il pari ruolo Farmar sta giocando piuttosto male. Lottatore, esperto e cecchino dai 6.75, indispensabile assieme al #24 in gare difficili dove ogni anno passato in NBA vale oro, Fisher non è mai sparito dai cuori dello Staples che lo hanno riscoperto, sapendolo apprezzare per la voglia di dare tutto ad ogni partita, seppur limitato da discrete capacità difensive sui giovani play più veloci di lui
Il secondo, figlio (per fortuna o sfortuna) del famoso Bill Walton, è stato rispolverato dalla third-unit fino allo starting five, prendendo il posto di Radmanovic, per motivi ancora oscuri che Phil Jackson non ha svelato. Una decisione che ha portato a ben poco in quanto il #4 losangelino non è minimamente adatto a giocare nel quintetto base, avendo difensivamente enormi limiti già messi in luce negli anni passati: ci si chiede dunque il perchè relegare il serbo e Ariza come riserve, quando potenzialmente c’è una differenza enorme tra i due e Luke.
Insomma a LA è cambiato ben poco rispetto all’inizio straripante:sono sorti diversi problemi è vero, ma essi sono stati oscurati, seppur in parte, dalle 20 e passa W che rasserenano molto il clima in California. Non resta che attendere la prossima settimana quando la truppa capitanata da Kobe affronterà Hornets e Celtics…e che vinca il migliore!