Atmosfera assai poco natalizia allo Staples Center, quando maglie giallo viola e biancoverdi si incrociano, tensione ed adrenalina non mancano mai.
Nessuna novità di rilievo ovviamente per i Celtics che, come da copione, presentano lo storico starting five che ha tritato 19 avversarie in fila.
Qualche faccia nuova per L.A. che mette in quintetto Bynum lanno scorso fermato da un infortunio prima delle Finals.
Un aspetto tecnico interessante e forse molto sottovalutato quella della presenza del centro gialloviola, fattore che costringe Perkins ad occuparsi dellavversario senza poter agire da battitore libero in area colorata.
Come da copione strettamente hollywoodiano è Kobe ad accendere i riflettori sulla contesa regalando alcuni jumper jordaneschi di pura classe. La sensazione è che i Lakers abbiano tutta la voglia di dimostrare di non essere i soliti soffici avversari nel momento che conta e le motivazioni per fare bene ci sono tutte.
Soft è però limpatto di Pau Gasol uno dei principali indiziati per le amnesie difensive, ma anche per la preoccupante mancanza di fisicità limitato da un sempre tonico Garnett.
La scelta di Jackson, come quella di tanti altri coach nella lega, è di lasciare ampio margine di manovra a Rondo che però batte un paio di volte con irridente facilità la difesa dei padroni di casa.
Linnegabile creatività del play dei Celtics fa il pari con alcune scelte bizzarre del numero 9 in maglia bianoverde, le palle perse nella prima parte della partita vengono tramutate in un primo vantaggio interessante da L.A. che arriva comunque solo a più 6 allintervallo lungo, 51-45.
Il primo obbiettivo è centrato da parte di Jackson che ha comunque costretto a lavorare molto la difesa dei rivali e mettendo a referto 51 punti, fatto inusuale per la solida linea Maginot di coach Doc Rivers.
La forza vera dei Celtics è quella non solo di credere di poter ribaltare linerzia tecnica ed emotiva di una gara, ma soprattutto di trasmettere questa capacità anche agli avversari consci che lInvencible Armada allestita da Danny Ainge non è mai realmente fuori partita.
Questa sensazione di invincibilità permette agli ospiti di tornare con un altro atteggiamento difensivo nella seconda parte della gara.
Dalle piccole cose, palle recuperate in tuffo come dai rimbalzi in attacco toccati oltre dalle eccellenti rotazioni difensive guidate dalla dea K(halì)G, riportano i Celtics al comando delle operazioni.
Il cuore di questa rimonta porta sempre il nome di Paul Pierce: double P ha cambiato la sua carriera da giocatore sempre sullorlo della forzatura ad autentico Killer che gela gli avversari.
Il suo veleno letale instillato nella preda da autentico scorpione immobilizza i Lakers che si trovano sotto nellultimo periodo, 81-79, quando i minuti da giocare sono ormai solo due.
In un momento di rara frustrazione tattica ma anche e soprattutto di natura emotiva, i gialloviola trovano risorse inaspettate proprio dal giocatore più discusso nei momenti difficili.
E Pau Gasol luomo che cambia linerzia nel finale con una strepitosa stoppata che lancia il contropiede chiuso da Ariza con una schiacciata. Importante il catalano anche con tre possessi coraggiosi in attacco chiusi con rara autorità se si pensa al tremebondo ed intimidito Gasol di tante sfide con i Celtics.
Le giocate dellex balugrana rinvigoriscono la difesa di L.A. che sigilla il canestro nel finale nonostante un Garnett sontuoso, 22 con 11/14 al tiro.
E festa doppia, anzi tripla per i Lakers che battono gli odiati rivali, fermano la loro super striscia vincente a quota 19 e regalano a Phil Jackson la vittoria numero 1000 in carriera.
Per coach Zen, manco a dirlo, altro record per lallenatore più rapido a raggiungere questo prestigioso traguardo per una carriera che è limitante definire leggendaria.
Alcuni buoni motivi per sorridere per lex condottiero dei fantastici Bulls: nonostante la presunta incompatibilità tecnica tra Gasol e Bynum il finale ha dimostrato che la stazza dei due giganti giallo viola limita limpatto di Perkins e costringono spesso Rondo a girare a vuoto nelle sue penetrazioni a centro area.
Importante anche la presenza di Odom, due eccellenti triple, che prima di Gasol ha consentito ai Lakers di riemergere da quello che stava diventando un imbarazzante KO tecnico.
Il tutto cementato da un Bryant oculato nelle scelte che si è preso tante responsabilità senza eccessi ed inutili atteggiamento da divo.
Tutta da interpretare la gara dei Celtics: da una parte la conferma della loro solidità, Garnett e Pierce come sempre dominanti e capaci di entrare di prepotenza nella partita quando conta.
Dallaltra la consapevolezza di una panchina meno profonda in termini di impatto quando si parla di sfide di questa portata.
Una nota infine sullarbitraggio assai garantista nei confronti degli attaccanti ed abbastanza benevole nei confronti della Kobe Band in situazioni complesse.
Scelte che saranno assai meno frequenti a livello di playoffs e che renderanno maggiormente incisiva la forza e la provocatorietà della difesa biancoverde quando la post season entrerà nei momenti roventi.