Se tre indizi fanno una prova, come si dice in gergo, allora ci troviamo di fronte a quella che potrebbe essere una [b]serissima contender per la vittoria[/b] del titolo NBA di questa stagione. [b]Cleveland[/b], infatti, pare essersi messa nelle condizioni ideali per arrivare fino in fondo e arrivare al tanto agognato anello.
Volete sapere quali sono questi tre indizi? Eccoli:
[b]1 – Lebron James.[/b]
Basterebbero nome e cognome per considerare già l’indizio come valido, ma quest’anno alle più famose iniziali dell’NBA contemporanea, LBJ, [b]il Re ha deciso di aggiungere una lettera a corollario, la D.[/b] Che sta per Difesa. Dall’inizio della sua carriera NBA, infatti, a Lebron si contestava il fatto che fosse parecchio disinteressato alle attività della propria metacampo, e fosse più che altro invogliato a tentare l’intercetto sulle linee di passaggio che non a tenere l’uomo in single coverage. Da un paio di anni a questa parte, invece, grazie all’intelligenza cestistica e alle sue doti di trascinatore, deve aver capito che senza una buona difesa non si arriva alla vittoria finale, quindi ha deciso di applicarsi, e col fisico che Madre Natura gli ha donato, [b]ha dimostrato di essere in grado di tenere tutti[/b] gli avversari pericolosi, siano essi dei 2, dei 3 o dei 4. Ma anche dei play a volte, come ha dimostrato in qualche occasione negli ultimi minuti di gara andando a marcare l’uomo più pericoloso, a prescindere dal ruolo.
Certo, nella propria metacampo è ancora un giocatore che accende e spegne ad intermittenza, ma non si può chiedere a lui di garantire un’intensità difensiva costante per tutta la gara, o si rischia di trovarlo svuotato in [b]attacco, dove ovviamente deve caricarsi la squadra sulle spalle[/b].
[b]2 – Lo spirito di Squadra.[/b]
Quando il tuo leader gioca come gioca Lebron, e ti fa vedere quanta applicazione è in grade di dare in difesa, tutti i giocatori sono chiamati a spremersi ancora di più. E allora succedono pseudo miracoli, come vedere Wally Szczerbiak difendere per qualche possesso in una gara.
Ma la parte fondamentale, ovviamente, rispetto alla scorsa stagione, quando Cleveland è uscita in semifinale di conference contro Boston, è che [b]il team si è riuscito a rodare maggiormente[/b], forte di una stagione iniziata con gli effettivi attualmente a roster. Lo scorso anno infatti, la squadra era stata stravolta tra gennaio e febbraio, e la chimica, già parzialmente compromessa dal lungo tira e molla attuato da Varejao e Pavlovic, non è stata trovata per il momento cruciale.
Ora invece, con una stagione in più alle spalle, i nuovi si sono potuti inserire meglio nei meccanismi di Coach Brown,e quelli che sembravano oggetti scarsamente identificati all’interno del radar della squadra, stanno iniziando a diventare [b]pedine importanti[/b] nello scacchiere orogranata. Lo stesso [b]Szczerbiak[/b], dopo essersi ritagliato un minutaggio più contenuto rispetto al suo solito, ma inizia a beneficiare delle assistenze di James, incrementando le sue percentuali. [b]Delonte West[/b] si sta ritagliando uno spazio importante e minuti sostanziosi nel ruolo di guardia, grazie alla sua difesa e al saper dare accelerazioni al gioco offensivo, e ora che è stato sollevato da compiti di playmaking, passati a Mo Williams, tende anche a perdere meno palloni e a selezionare meglio i suoi tiri. [b]Williams[/b], appunto, è stata l’acquisizione dell’estate, e si sta calando nella parte al meglio, dando ciò che si aspettava da lui, ovvero una migliore gestione del contropiede e punire da oltre l’arco i raddoppi su James.
Ma chi davvero pare essersi ripreso in questa stagione è [b]Ben Wallace[/b], che dopo le grigie stagioni scorse nei Bulls e dopo aver lasciato più di un dubbio nelle sue prestazioni con la nuova maglia dei Cavs, sta dimostrandosi utile in difesa quasi come un tempo. Il quasi è d’obbligo però, sia perchè rimane un giocatore che è sovrapagato per quanto riesca ormai a dare, sia per l’età che inizia a diventare di più difficile gestione per un giocatore che basa tutto sull’energia, e sia perchè ormai è un fattore, difensivamente, solo a sprazzi, cioè in momenti della gara particolari o in determinate gare. Però se riesce a mantenere questo trend, ad aprile quando ci saranno le gare che contano, potrebbe davvero essere un’addendo fondamentale per arrivare in fondo.
[b]3 – La ripassata a Boston di venerdì.[/b]
A volte ci sono partite di Regular Season più importanti di altre, perchè servono a [b]mandare dei messaggi agli avversari e alla lega[/b]. Questa è stata la partita di Cleveland di venerdì contro Boston. Qualcuno l’ha vista come la [b]rivincita di gara 7 dei playoff[/b] dello scorso anno, ma una gara del genere ha rivincita solo in un’elimination game dei playoff, non in stagione regolare. Però LBJ e compagni hanno voluto mandare un chiaro messaggio ai Celtics, ovvero che sono in grado di batterli più dello scorso anno, e lo hanno ampiamente dimostrato. E al completo, ovvero con anche [b]Ilgauskas[/b] in campo, potranno contare anche su un lungo offensivo con tiro dai 5 metri che farà uscire Perkins dall’area, lasciando Garnett a chiudere, con Pierce, le folate di James.
Le [b]facce[/b] dei Cavaliers inoltre a fine gara erano quelle di chi con quella vittoria si dimostrava pronto alla vera rivincita, quella che presumibilmente arriverà in primavera.
Tre indizi, fanno una prova, ma perchè la prova sia inconfutabile, ci sono ancora un paio di cose da aggiustare. Una, ad esempio, è la [b]tendenza di James a prendersi dei tiri assolutamente fuori ritmo e fuori schema[/b]. Tendenza che fino a che il tiro trova il canestro è anche perdonabile, ma che toglie comunque ritmo all’attacco dei Cavs.
Di sicuro però LBJ quest’anno fa davvero sul serio, e la finale di Conference pare essere diventato l’obiettivo minimo, per un team che attualmente ha il primo record a Est. E dopo ? [b]Sky is the limit[/b], come dicono al di là della pozza, e Celtics permettendo, nell’anno precedente alla scadenza del contratto di Lebron, i Cavs vogliono farsi un bell’anello come regalo, utile a suggellare la continuazione del sodalizio.