Ad Ottobre sarebbe stato difficile prevedere un partenza del genere dei New Jersey Nets, squadra che da molti era stata descritta come “in fase di collaudo”, era dunque impensabile a Gennaio vederli lì, [b]al 9°posto, in lizza per strappare un biglietto per i Playoffs.[/b]
A questo punto, però, sorge spontaneo chiedersi il livello della Eastern Conference in questa stagione, visto il brusco calo degli ultimi anni, eppure la risposta incoraggia ancor più i supporters dei Nets in quanto solo i Milwaukee Bucks delle prime 8 sono al di sotto della soglia del 50% di vittorie, motivo in più per continuare a lavorare in modo da ricompensare i fedelissimi dell’Izod Center e ritornare ai livelli di qualche anno fa.
Se dunque fino a ieri si pensava alla collocazione del nuovo palazzetto e a prenotare Lebron James nell’estate 2010, oggi la concentrazione della squadra è ritornata in campo, dimostrando infatti di poter ambire ben più in alto dei deludenti piazzamenti dell’ultimo paio d’anni.
Motivo di questa ripresa è sicuramente [b]Devin Harris[/b], giunto alla corte di Frank, è divenuto subito un potenziale aspirante al titolo di MVP (vedasi le prestazioni di Novembre e Dicembre con 24 punti e 6.5 assits di media): guardia dalle mille capacità, ha saputo al meglio inserirsi nella chimica dei Nets facendo strappare una marea di capelli a Dallas, dove nessuno si aspettava una tale esplosione, anche a causa di quel curioso video girato su Youtube per l’intera estate.
Ma la vera scoperta dell’anno è stato certamente [b]Brook Lopez[/b], uno dei rookie più sottovalutati e meno conosciuti, selezionato alla numero 10 dell’ultimo draft svoltosi e divenuto subito un icona di aggressività e potenza, ciò che era sempre mancato all’ex Nenad Krstric, ora ai Thunders e che nell’ultima gara contro il suo ex team ha dovuto fare i conti con [b]l’immarcabile ragazzo di Stanford[/b] usando, inutilmente e poco saggiamente, in pochi minuti già 3 falli (per la cronaca Lopez ha poi concluso la gara con 31 punti e 13 rimbalzi, trascinanado i Nets alla vittoria 103-99…). Questo talentuoso risulta immarcabile perchè pericoloso da ogni zona del campo, minaccia costante capace di punire gli avversari da con un morbido tiro dai 6 metri o con una violenta schiacciata, dimostrando anche [b]discrete doti di palleggiatore[/b], di certo non usuali per un giocatore della sua stazza (2.13 m per 118 Kg).
Non per ultimo troviamo [b]Vince Carter[/b], recentemente in ballo con una distorsione alla caviglia, su cui il gioco è sempre meno incentrato (anche se le statistiche non sembrano confermare): Vinsanity rimane comunque il primo a caricarsi sulle spalle la squadra, essendo il più anziano e il più decisivo nei finali punto a punto, quando altrimenti, senza le sue prodezze (tra le tante la tripla allo scadere dai quasi 9 metri contro gli Hawks) sarebbe difficile trarre l’ago dal pagliaio.
A questa lista è evidente come manchi [b]Yi Jianlian[/b] che a Gennaio stava viaggiando su cifre da record (16 punti e 7 rimbalzi), aumentando i pericoli nel pitturato già provocati dal pari ruolo Brook: l’ala cinese però [b]è incappata in un brutto infortunio al dito[/b] che lo terrà fuori per almeno un mese, assenza pesante che costringe coach Frank ad aumentare il minutaggio di Josh Boone, improponibile backup non propriamente da mettere in mostra, contro squadre quali Boston o LA, partite dove il coach dei Nets si è visto infatti costretto a chiedere gli straordinari a Lopez.
Il sostanziale problema che limita i Nets, però, si chiama [b]supporting cast[/b], decisamente scarno e privo di giocatori di livello, motivo per cui la squadra non riesce a fare il salto di qualità: [b]Bobby Simmons,Trenton Hassel, Keyon Dooling[/b] tutti giocatori troppo discontinui e poco incisivi, non giustificati dalla giovane età come nel caso di [b]Ryan Anderson[/b], di livello inferiore rispetto a Lopez, ma sempre una buona pescata per New Jersey (21° pick) che nei prossimi anni porterà i frutti sperati già in parte dimostrati e capaci di portarlo in quintetto titolare nelle ultime quattro gare a scapito di Simmons.
In fase difensiva poi, si alternano momenti di vuoto mentale e difficoltà nel gestire attacchi veloci, a sprazzi di pressing duro capace di mettere a dura prova anche attaccanti del calibro di KG o Paul Pierce; in questo caso la mancanza di una continuità difensiva nell’arco dei 48 minuti passa per tutta la rosa, continuità che, in caso di Playoffs, ridurrà ancor più all’osso le possibilità quanto meno di fare bella figura contro una delle teste di serie.
Riagganciandoci dunque al titolo di questo articolo, la dirigenza e in primis i giocatori dovranno accantonare i sogni per il futuro e applicarsi maggiormente per raggiungere i PO sulla carta fattibili. Testa sulle spalle dunque e fino ad Aprile…[i]stay tuned on this channel[/i]