Che la stagione di Toronto sia svoltata verso Sud è praticamente certo: poco dopo metà stagione il record è un desolante [b]18 vittorie e 28 sconfitte[/b], con un parziale di 3W-7L nelle ultime dieci e nessun segnale che a breve possa cambiare qualcosa. Cos’è cambiato nel team che solo lo scorso anno viaggiava con un record del 50% e chiudeva al secondo posto nell’Atlantic Division, sesto assoluto ad Est?
Non tutto è imputabile esclusivamente al miglioramento delle avversarie o allo scambio che ha portato Jermaine O’Neal in Canada in cambio di T.J Ford e Rascio Nesterovic. I Raptors infatti si sono sfaldati già ad inizio stagione, con una partenza talmente brutta da causare il licenziamento di [b]Sam Mitchell[/b], coach che non ha mai convinto fino infondo non solo i fan di Bargnani, verso cui nutriva palesemente poca fiducia, ma anche i tifosi dei Raptors in generale. Basti guardare l’evoluzione che l’ex mentore di Garnett, ai tempi di Minnesota, ha permesso a [b]Chris Bosh[/b], franchise player dei Raptors e giocatore dalle cifre brillanti: 23 punti, settimo assoluto NBA, 10 rimbalzi, 2.6 assist, e quasi 1 stoppata a partita. Cifre da all star. Quello che le cifre non raccontano è il progressivo ed inarrestabile disinteresse per la difesa (e si partiva da una base tutt’altro che disprezzabile), le cattive letture che portano a cattive scelte, specialmente quando la palla pesa e la partita si decide, la scarsa leadership, ricercata a suon di dichiarazione poco carine sui compagni a mezzo stampa (l’ultima nella recente sconfitta di Atlanta a carico di Jamario Moon, che a suo dire non aveva difeso bene su Joe Johnson) ma a che in campo non si traduce in nient’altro che qualche urletto ed al monopolio di un attacco lento, farraginoso e poco fantasioso. Intendiamoci, il materiale fisico-tecnico è di livello assoluto perchè parliamo di un 2.08 vero, agile, atletico, con una velocità di piedi irrale che gli permette di essere difficilmente arginabile sui movimenti dinamici, tant’è che quando riesce a prendere la linea di fondo l’azione si conclude 9 volte su dieci con una tonante bimabe, con una tecnica individuale notevole e con un jumper il cui raggio aumenta a vista d’occhio. Quel che però manca, e per un giocatore che nella fatidica estate 2010 diventa free agent e si appresta a chiedere il massimo salariale non è un dettaglio da poco, è la capacità di decidere le partite, di dominarle quando i compagni arrancano, di essere sostanzialmente un punto di riferimento in campo.
Tutta colpa di Bosh? Ovviamente no, sarebbe stupido sostenere il contrario. I problemi dei Raptors sono tanti ed alcuni sono strutturali e difficilmente con gli uomini a dispozione di Jay Triano, il coach non si sa quanto ad interim, saranno risolti.
Il primo, e più evidente, problema dei Raptors è l’incosistenza del pacchetto esterni.
Tolto Calderon, 13 punti ed 8.5 assist, medie ottime anche se inquinate da un’insolita impennata delle palle perse (fino allo scorso anno era tra i primi playmaler nba nel rapporto tra assist e palle perse, uno degli indicatori migliori dell’efficacia di una point guard) che ha dimostrato sul campo lo scorso anno sopratutto, di essere nettamente superiore a Ford e di meritate comodamente il ruolo di titolare, il backcourt dei Raptors è povero di punti, atletismo, classe e letture.
Non bastano le letture, la classe in campo e fuori di Anthony Parker, troppo poco atletico, troppo poco pericoloso e fantasioso palla in mano e troppo poco fisico per difendere sui 2/3 fisicati, alla Vince Carter, che puntualmente forano la difesa dei Raptors.
Accanto a loro ci sono onesti mestieranti come Jamario Moon e Joey Graham, atletici ma tecnicamente poverissimi e con un IQ cestistico poco sviluppato, Jason Kapono, specialista del tiro dalla lunga, che sta vivendo una crisi al tiro ma viaggia comunque attorno al 42% nel tiro pesante, ventiduesimo assoluto NBA, titolare di un contratto da circa 6 milioni l’anno fino al 2011 e ci sono Roko Leni Ukic e Will Solomon che battagliano, per ora a vantaggio di Solomon, per il posto di backup di Caleron.
Un reparto povero di talento ma anche di [i]garra[/i]: basta guardare una partita dei Raptors per rendersi conto che gli esterni difficilmente riescono a tenere più di un paio di palleggi degli avversari, finendo sempre per confidare nell’aiuto dei lunghi e che in attacco, aldilà di qualche tiro sugli scarichi e di qualche [i]zingarata[/i] di Calderon riesce ad incidere poco.
E [b]Bargnani[/b]? L’ex Benetton dopo un discreto inizio sembrava destinato a ripetere le, scadenti, prestazioni dell’anno passato, ingabbiato in un equivoco tattico piuttosto evidente: è un’ala grande NBA fatta e finita, con pregi e difetti piuttosto marcati, che gioca in una squadra che nel suo ruolo schiera il franchise player. S’è visto così un Bargnani impiegato prima da ala piccola, in un quintettone che in situazioni tattiche particolari ha anche dato qualche frutto, e poi da centro, dove inevitabilmente patisce, meno rispetto agli anni passati, la fisicità dei pariruolo. Con la cacciata di Mitchell e l’infortunio di O’Neal però qualcosa è cambiato: messo in campo per molti minuti a prescindere da cosa facesse, ricevuta la fiducia di coaching staff e compagni di squadra, Bargnani dal 31 Dicembre ha letteralmente spiccato il volo. Ritrovata la mira da lontano [i]il Mago[/i] ha una striscia aperta di 13 partite in doppia cifra ed i numeri sono notevolissimi: 21 punti e 7 rimbalzi di media, con il 48% dal campo ma sopratutto 15 tiri a partita a disposizione, un salto in avanti notevole, nelle gerarchie di squadra per il romano, che deve comunque continuare a lavorare su un gioco di post basso in crescita ma non costante, su letture non sempre brillanti (anche se nel bailamme Raptors non è esattamente semplice leggere le situazioni) e su una capacità di farsi valere a rimbalzo in crescita ma non ancora non a livello adeguato per gli standard NBA.
Cosa succederà ora? I rumors su una cessione di Jermaine O’Neal, in cambio di giocatori di prospettiva sul perimetro o di contratti parimenti in scadenza, si susseguono senza sosta. La voce più credibile è quello che vorrebbe l’ex Pacers scambiato con Marion, con O’Neal a riempire l’area di Miami (che al momento in quintetto propone Joel Anthony) e Marion ad alzare le qualità difensive, la consistenza a rimbalzo e la capacità di recuperare punti vicino a canestro per i Raptors. Uno scambio comunque a raggio breve, perchè sia O’Neal che Marion sono in scadenza di contratto, Jermaine nel 2010 (libera 23 milioni), mentre l’ex Suns quest’estate (libera 19 milioni), se si considera che anche Parker è in scadenza quest’anno e che Bosh scadrà nel 2010, il futuro dei Raptors si può considerare quantomai nebuloso.