E così siamo arrivati a metà stagione. Sembra laltro giorno quando iniziavano i training camp, quando si cominciava a giocare il campionato sulla carta, esaltandosi per i colpi di mercato fatti dalla proprio squadra, disperandosi per le mancate firme di giocatori importanti, oppure mostrare indifferenza per colpi allapparenza marginali, ma che alla lunga si sarebbero dimostrati azzeccati. E invece questo non succedeva laltro giorno, bensì quasi 4 mesi fa, ed ora, con quasi 50 partite alle spalle, si può cominciare a tracciare un quadro di questa bella stagione NBA. Fortunatamente, con il mondo della comunicazione in continua espansione ed evoluzione, sono finiti i tempi bui, quelli di una massimo due partite a settimana, e dunque gli appassionati italiani possono sbizzarrirsi, e per ogni Sacramento-Orlando finita prima ancora di iniziare, ci si può consolare e rinfrancare con un Lakers-Boston, o con i Cavs impegnati a dimostrare la nuova leadership nella eastern conference, tanto per sfatare il mito, ormai stucchevole (ed anche fastidioso), che lNBA sia, almeno per quanto riguarda la regular season, unaccozzaglia di partite di poco valore, utili solo per lo spettacolo e gli highlights di sport center. Intendiamoci, giocando 82 partite non tutte possono essere competitive e intense, ma criticare prendendo come esempio solo partite fiacche e non invece anche quelle stupende che mai come questanno ci sono state, non è giusto oltre che fazioso. Chiusa questa doverosa premessa, passiamo a dare uno sguardo a chi, squadra o singolo, si è distinto in questa prima metà di stagione, e facendo questo non si può non partire da chi la Lega la sta dominando, ovvero il quartetto di squadre composto da Lakers, Cleveland, Boston e Orlando. Quattro squadre oltre lottanta per cento di vittorie, quattro squadre che stanno dando vita ad una corsa per il miglior record della Lega che potrebbe essere determinante per lassegnazione del titolo.
I [b]Lakers di Kobe Bryant[/b] sembrano la squadra da battere, hanno sconfitto due volte Boston (due gare memorabili), battuto i Cavs (due volte), insomma si stanno imponendo in lungo e in largo: il numero 24 sta interpretando la stagione nel migliore dei modi, fidandosi dei compagni e prendendo in mano la situazione solo nel momento del bisogno. Pau Gasol è cresciuto molto dal punto di vista dellimpatto sulle gare, e se il suo talento non è mai stato in discussione, ora anche il suo peso specifico e la sua ferocia agonistica sono meno soggette a critiche. Certo, si sta parlando di stagione regolare (metà per lesattezza), ma il ruolo dello spagnolo è sempre più importante ed ora, con linfortunio di Bynum, il catalano dovrà ulteriormente cambiar marcia. A proposito dellinfortunio di Bynum, il centrone di L.A. si è rotto nel momento migliore della sua stagione, proprio come lo scorso anno, un infortunio che potrebbe indurre i Lakers ad andare sul mercato alla ricerca di un veterano pronto uso in grado di dare una mano sotto canestro, e non è detto che questo rinforzo non possa arrivare sacrificando Lamar Odom, non perfettamente inserito nel ruolo di sesto uomo che coach Zen gli aveva cucito addosso. Trovare un nuovo Gasol che arrivi per poco o niente sarà difficile, ma nella NBA si trova sempre qualcuno scontento e spesso le trade dovrebbero essere analizzate non solo dal punto di vista tecnico.
Dai Lakers ai Celtics, due squadre legate a doppio filo per la loro storia passata ed ora, con grande felicità di Stern, anche da quella presente. Ad inizio stagione i Celtics cavalcavano una striscia di [b]19 successi consecutivi[/b], striscia interrotta da L.A. in una memorabile sfida di Natale. A distanza di poco più di un mese, Boston ha incrociato nuovamente i Lakers, e anche questa volta la loro striscia di partite vincente è stata interrotta a 12. Queste due sconfitte non vogliono dire niente per quanto riguarda la corsa al titolo, ma è indubbio che questanno Boston dovrà fare uno sforzo ulteriore per centrare un back to back che spedirebbe Pierce, Garnett, Allen e compagni direttamente nellolimpo della NBA. La perdita di Posey non è stata coperta, e se da una parte rinunciare ad un giocatore buono ma niente più, potrebbe non essere una disgrazia, la perdita di una pedina difensiva e offensiva fondamentale per il sistema di Doc Rivers potrebbe costare casa ai Celtics, che però, prima di pensare ai Lakers, devono guardarsi da Cleveland.
I Cavs, trascinati da un [b]LeBron James in odore di MVP[/b], sono, al momento, la miglior squadra ad Est: hanno una difesa tra le migliori della Lega, hanno lunghi duri, giocatori in grado di colpire da fuori e soprattutto hanno in LBJ, luomo in grado di creare per se e per i compagni come nessuno dai tempi di Magic. La firma in estate di Mo Williams non è stata accolta da squilli di tromba, ma ora lex prima scelta di Utah si sta rivelando laffare dellanno. Williams sembra il giocatore perfetto per giocare accanto a James: infallibile sugli scarichi, è però in grado di crearsi un tiro quando LeBron è in panchina, mantenendo alto il tasso di talento dei Cavs, inoltre è stato bravo a calarsi in un nuovo ruolo, migliorando il suo playmaking e inserendosi bene nel sistema difensivo di Brown. Anche i Cavs potrebbero fare qualche mossa prima della scadenza dei termini, ma mettere mano a questa squadra avrebbe un senso solo se dovesse arrivare un giocatore che possa effettivamente fare un significativo salto di qualità a Cleveland. Il nome di Mike Miller non è casuale, e se mai dovesse arrivare lex Orlando (che ora sta facendo da chioccia ai giovani T-Wolf), le gerarchie nella Lega andrebbero riviste, e non di poco.
Rimanendo sempre ad est, non si può non parlare degli Orlando Magic. La squadra di coach [b]Stan Van Gundy[/b] si sta imponendo come una delle forze emergenti della NBA, anche se linfortunio a Jameer Nelson potrebbe aver ridimensionato e non di poco le ambizioni della franchigia della Florida. Orlando è una squadra atipica, che pur avendo sotto canestro una forza della natura come Howard, dipende in tutto e per tutto dal tiro da fuori e dalle creazioni di Turkoglu. Rashard Lewis sta dando il suo contributo, ma rimane pur sempre un numero quattro che ha come soluzione principale il tiro da fuori, e soprattutto si porta appresso un contratto da super star, quale forse non è e non sarà mai. Limpressione è quella che i Magic possano arenarsi al primo scoglio importante ai play off, sia esso i Boston Celtics, o più probabilmente Detroit. Dietro ad Howard cè poco e niente, e comunque super man, seppur dominante fisicamente, non sembra essere ancora diventato luomo da cui andare quando la palla scotta, ruolo invece che viene delegato al turco.
Facciamo un coast to coast e passiamo alla [b]Western Conference[/b], dove esclusi i Lakers, e con ogni probabilità San Antonio, la battaglia per un posto ai play off è accesissima, ed al momento la squadra esclusa sarebbe Phoenix, alla disperata ricerca di unidentità che per molti non riuscirà mai a trovare. San Antonio si è aggrappata a [b]Duncan[/b] in un inizio di stagione difficile: il numero 21, che potrebbe benissimo essere sempre votato come MVP, miglior difensore e qualsiasi altro riconoscimento si possa dare ad un giocatore, ha tenuto ancorata la sua squadra in momento difficile, con Ginobili ai box per loperazione alla caviglia, seguito poco dopo da Parker. Il caraibico, assieme ad una banda di veterani e giocatori marginali, è riuscito a tener botta fino al ritorno dei suoi due alfieri, ed ora San Antonio sembra lunica rivale credibile (ad ovest) dei Lakers. Larrivo di Roger Mason ha portato pericolosità sul perimetro, e la scelta di Hill ha ridato freschezza ad un reparto esterni sempre più stagionato, ma per puntare al titolo manca qualcosa, più specificatamente un numero 4 in grado di aprire il campo e di giocare accanto a Duncan. Robert Horry ormai è un ricordo, e non è detto che gli Spurs non tentino un colpo alla roulette, cercando di portare a casa uno Sheed sempre più in rotta in quel di Detroit. Mancherebbe anche unala piccola con dellatletismo, ma la coperta è corta e dunque San Antonio dovrà fare una scelta.
Scorrendo la classifica verso il basso ci si imbatte in quella che potrebbe essere la squadra rivelazione di questa stagione: i Denver Nuggets. Partita con la solita nomea di squadra talentuosa ma poco propensa alla difesa, i Nuggets hanno cambiato marcia e faccia dallarrivo di [b]Billups[/b], ritornato in Colorado per Iverson. Fallito lesperimento di inserire The Answer accanto a Melo, Denver è tornata ad un assetto più tradizionale, promovendo in quintetto latletone Dontae Jones, investendo di maggiori responsabilità Anthony, e tenendo il talento di J.R. Smith in uscita dalla panchina. Ma il vero segreto della stagione dei Nuggets, oltre alla solidità e leadership di Billups, è il ritorno a livelli dei Nets di Martin, ma soprattutto la definitiva esplosione di Nenè. Il brasiliano, martoriato negli anni dalla sfortuna, sta dominando sotto canestro, guida la classifica della percentuale al tiro da 2, è difensore solido e soprattutto sta diventando un punto di riferimento sotto canestro. Dovessero continuare su questa strada i Nuggets diventerebbero cliente scomodo da
affrontare ai playoff.
Ma se ad Est la situazione dietro le tre sorelle (Cleveland, Boston e Orlando), vede squadre di non grosso calibro, ad Ovest la storia è ben diversa. New Orleans e Portland sembrano avere i mezzi per poter essere fastidiose in post season, la prima affidandosi ad un [b]Chris Paul[/b] impressionate (ma ora infortunato), i secondi facendo affidamento su una squadra giovane, di talento, coperta in quasi tutti i ruoli (anche se quello di playmaker potrebbe essere lanello debole della catena), e che ha in [b]Brandon Roy[/b] il giocatore in grado di risolvere da solo le partite (lultima vittima sono stati i Knicks). Le altre due texane, Dallas e Houston, pur con tutti i loro problemi potrebbero essere la variante impazzita in un primo turno, perché entrambe hanno talento, profondità di roster ed esperienza, anche se sembra sempre mancare qualcosa a livello di leadership. Utah sembra francamente quella meno pericolosa: la squadra di Sloan è martoriata dagli infortuni, e la grana Boozer è un peso troppo grande per una squadra bella da vedere, ma poco solida in trasferta e con alcune lacune per il momento incolmabili.
Stefano Manuto