[b]LE STELLE EMERGENTI[/b]
Tralasciamo per un momento le super star affermate, per dirla tutta quel terzetto che concorre per il trofeo di MVP, ovvero LeBron James, Kobe Bryant e Chris Paul, e concentriamoci su altri giocatori.
Oltre ai mostri sacri cè una nidiata di giocatori che sta venendo fuori prepotentemente, seppur in contesti differenti, ne prendiamo in esame cinque: Brandon Roy, Danny Granger, Kevin Durant e Al Jefferson e Devin Harris. Cinque giovani stelle che brillano sempre più forte.
[b]Brandon Roy[/b]
Il leader tecnico ed emotivo dei Blazers, arrivato al suo terzo anno nella Lega, gioca ormai come un veterano. La sua pulizia tecnica profuma daltri tempi, il suo sangue freddo è una dote che non si insegna, il tutto mixato ad un atletismo che si potrebbe dire silenzioso, ma efficace e mostrato al momento giusto. Ovviamente deve ancora completare la sua crescita, eliminando qualche difetto, come la scarsa propensione a correre, oppure la tendenza a fermare troppo la palla.
[b]Danny Granger[/b]
Se il presente dei Pacers non è scintillante, la franchigia che fu di Reggie Miller si può consolare ammirando il talento emergente di Danny Granger. Dopo aver sfiorato il ventello di media la scorsa stagione, Granger questanno sta stupendo tutti: è il quinto realizzatore della Lega, ha migliorato la sua visione di gioco ed ha deciso molte partite per i Pacers. Per fare il vero e definitivo salto di qualità deve migliorare il suo impatto a rimbalzo (5 di media non sono tantissimi), e il ballhandling, che specie in situazioni di traffico non è allaltezza degli altri fondamentali, su tutti il tiro, stilisticamente uno dei più belli dellintera NBA.
[b]Kevin Durant[/b]
Kevin Durant ha tanto talento, su questo non ci sono dubbi, ma nel suo secondo anno, oltre ai lampi di pura classe, sta mettendo in mostra dei miglioramenti significativi, comera normale attendersi da un ragazzo che è entrato nella Lega con un fisico da gazzella, senza un muscolo attaccato a quel corpo. La sua presenza a rimbalzo comincia a sentirsi, ed in attacco può prendersi un tiro come e quando vuole, grazie a statura, braccia infinite e una tecnica di tiro efficace e bella allo stesso tempo. Segna quasi 25 punti di media, con percentuali che strizzano locchio al 50%. Se i Cavs sono rinati con larrivo di James, Oklahoma City spera di legare la propria storia a doppio fili con Kevin, intanto si gode lui e i suoi giovani compagni.
[b]Al Jefferson[/b]
Purtroppo, per i tifosi di Minnesota, sul giovane Al si è abbattuta una brutta tegola, fuori fino a fine stagione per un brutto infortunio al ginocchio, proprio quando lex Boston stava mettendo in mostra tutto il suo talento. Lo scambio che ha coinvolto Kevin Garnett deve essere rivalutato, e questa nuova visione della trade deve essere addebitata alla crescita esponenziale di Al Jefferson. Big Al è al momento il miglior giocatore di post basso della Lega: ha mani enormi e forti, un eccellente movimento di piedi, tocco morbido e potenza, un mix quasi inarrestabile, ma che non è ancora completo, perché Al non è ancora un passatore affidabile, sia nellesecuzione che nella lettura delle situazioni, ed anche in difesa deve cominciare a sfruttare al meglio i suoi piedi veloci e la sua potenza. Dopo qualche anno di oblio, i T-Wolves sembrano aver imboccato la strada giusta verso la rinascita, e il suo faro è proprio Jefferson.
[b]Devin Harris[/b]
Candidato dobbligo al titolo di giocatore più migliorato dellanno, lex Wisconsin è passato dallessere il cambio di lusso di una squadra dei piani alti della western conference, al giocatore sul quale i Nets hanno investito per ripartire nel dopo Jason Kidd. Le cifre ed i miglioramenti sono tutti li da vedere, specialmente al tiro, diventato automatico dalla media e più fluido da tre punti. Ma limpressione è che Devin Harris non possa essere il play di una squadra ambiziosa: troppe le incognite sulla sua capacità di giocare ad un ritmo diverso che non sia il corri e tira, e le sue scelte lasciano ancora perplessi, come anche la sua capacità di coinvolgere i compagni. Il talento cè, questo è indubbio, ma è abbastanza?
Queste sono le giovani stelle emergenti, i prossimi uomini immagine della Lega, ma ci sono dei giocatori che pur non essendo delle star (e forse non lo saranno mai), stanno disputando una stagione super, sorprendendo per il loro impatto e per le loro cifre. Stiamo parlando di Mo Williams, Paul Millsap, Rodney Stuckey, Roger Mason, Jameer Nelson, David Lee.
[b]GLI INSOSPETTABILI (QUASI)[/b]
[b]Mo Williams[/b]
Se uno non conoscesse la carriera di Mo Williams, limpressione è che il giocatore scelto dagli Utah Jazz stia compilando le migliori cifre della sua carriera. E invece, forse non tutti si sono accorti che fondamentalmente Mo sta replicando i numeri fatti registrare nelle ultime due stagione ai Bucks, anzi, il dato degli assist è addirittura peggiore (2 in meno di media). E allora che cosa sta facendo di tanto diverso Williams per essere stato preso in considerazione addirittura per la partita delle stelle? Semplice, sta giocando la sua pallacanestro in una delle migliori squadre della Lega, ha saputo adattarsi al gioco dei Cavs, ha migliorato la sua difesa e soprattutto il suo impatto sulla gare è uno dei segreti per la bella stagione di Cleveland. Delle sue caratteristiche abbiamo parlato prima illustrando la situazione dei Cavs, e con ogni probabilità, tra tutte le operazioni di mercato fatte in estate, quella della firma di Williams potrebbe essere una delle poche in grado di cambiare davvero gli equilibri.
[b]Paul Millsap[/b]
Se gli infortuni a Boozer, Kirilenko ed anche per qualche partita a Okur, oltre a quello occorso a Deron Williams, hanno tarpato le ali agli Utah Jazz, hanno però permesso a Sloan di scoprire una gemma nascosta (ma neanche troppo), allinterno del suo roster. Millsap, ala dal fisico compatto, tutta energia e muscoli, si è rivelato un giocatore buono non solo per uscire dalla panchina e fare il lavoro sporco, ma anche un giocatore in grado di dare qualità per tanti minuti. Le sue cifre sono importanti: quasi 15 di media, ai quali aggiunge 9.3 rimbalzi per gara, oltre a 2 assists e una stoppata di media. Cifre praticamente raddoppiate rispetto allo scorso anno, cifre si figlie di un maggior minutaggio (32 minuti contro 20.8), ma anche di un miglioramento nei fondamentali, di un maggior controllo del corpo e di un range di tiro ampliato. Ovviamente Millsap rimane un giocatore che sfrutta gli scarichi altrui, che vive di tagli in mezzo allarea e di unesplosività celata da un fisico più alla Barkley che a quella di un super atleta.
[b]Rodney Stuckey[/b]
I miglioramenti di Stuckey erano attesi, quindi di inaspettato ci sarebbe poco, ma in pochi avrebbero pensato che Dumars avrebbe scambiato Billups per lanciare in quintetto Rodney, che sta rispondendo alla grande, seppur Detroit non sia più una delle super potenze ad est. Stuckey non è (ancora) un play, ma gioca con maturità, smazza 5 assistenze a gara, va dentro a piacimento ed ha fatto miglioramenti importanti nel tiro da fuori. Pur se le percentuali potrebbero indicare il contrario, Stuckey non sempre fa scelte buone, ma la sua potenza e il suo atletismo unite allaggressività gli permettono di andare a sfidare i lunghi nel loro territorio. Fisicamente somiglia molto a Billups, del quale è però più alto e più atletico. La ricostruzione di Detroit parte da lui, su questo Dumars è stato categorico già dalla fine dei playoff scorsi.
[b]Roger Mason[/b]
Metti un tiratore nel sistema Spurs e vedrai le sue cifre crescere. Questo vale per un non attaccante come Bowen, figuriamoci per un tiratore come Roger Mason, arrivato alla corte di Tim Duncan per sfruttare gli scarichi del caraibico e le attenzioni attirate da due penetratori come Ginobili e Parker. Quello che non si aspettavano allombra dellAlamo, è limpatto che Mason ha avuto in contumacia del duo franco-argentino: nel mese di novembre Roger ha segnato quasi 15 punti di media, tirando con 50% da 3 punti, aiutando Duncan a tenere in piedi la baracca nel momento del bisogno. Ancora adesso è tra i migliori tiratori della Lega, ha segnato tiri importanti (uno su tutti quello per vincere contro i Lakers), e sembra quel tipo di giocatore capace di giocare in climi caldi come sono quelli dei playoff.
[b]Jameer Nelson[/b]
Il rendimento di Jameer Nelson è il vero segreto della fantastica stagione degli Orlando Magic. Prima di infortunarsi alla spalla, lex folletto di Saint Joseph’s stava mettendo assieme cifre da all star game (dove infatti doveva andare): a parte i 16 punti di media, dato già di per se importante, la statistica più impressionante è quella della percentuale al tiro, che faceva registrare il 50%, numeri impressionanti per un giocatore di un metro e ottanta che prende buona parte delle proprio conclusioni con un jumper dalla media o dalla lunga distanza. Ma se non è mai stata in dubbio la capacità di Jameer di mettere punti a tabellone, quello che ha stupito molti è stata la sua maturazione come play: facilitato dalla presenza di Turkoglu, che è il vero creatore di gioco dei Magic, Nelson pur aumentando il minutaggio ha diminuito le palle perse, maturando nella lettura e nellesecuzione dei giochi. La sua perdita (stagione finita per lui), potrebbe pesare molto sulle ambizioni di Orlando, che è corsa ai ripari facendo arrivare il veterano Tyronn Lue.
[b]David Lee[/b]
Forse potrebbe essere una forzatura inserire Lee tra le sorprese di questa stagione, per tanti motivi: il valore del giocatore rimane invariato a prescindere dalla cifre, che ovviamente sono drogate dal fatto che Lee è lunico lungo di NY e che il tipo di gioco voluto da Mike DAntoni permette di accumulare numeri importanti. Ma sarebbe ingeneroso non riconoscere le qualità di Lee, ed i suoi miglioramenti. Ad essere sinceri per il bene suo, ma soprattutto della squadra, David dovrebbe giocare meno minuti, concentrando in piccoli lassi di tempo la sua energia e la sua combattività, che inevitabilmente vengono diluite nei 35 minuti di gioco che il baffo gli concede, ma come detto il giocatore è tuttaltro che scarso. Ambidestro vero, Lee è unala dallatletismo insospettabile, veloce a correre per il campo, combattivo con il fiuto per i rimbalzi e, da questanno, con un tiro più che discreto dai 4-5 metri. In difesa siamo ancora indietro, perché non è un intimidatore, non è un difensore di posizione, e renderebbe sicuramente meglio con vicino un centro di ruolo, che però non è contemplato da DAntoni. Questestate NY dovrà fare delle scelte, se Lee trovasse degli estimatori (e li troverà), i Knicks potrebbero togliersi dallimpaccio di dare un valore a David, e in caso di unofferta sensata potrebbe eventualmente pareggiare.
Stefano Manuto