Non erano in molti ad aspettarsi i Trail Blazers al quarto posto della Western Conference, davanti a squadre come Rockets, Mavericks ed Hornets. Meno ancora, probabilmente, si aspettavano un andamento del genere dopo le prime, invero opache, prestazioni di [b]Greg Oden[/b] in maglia Blazers.
Intendiamoci il materiale fisico cè tutto: piedi veloci, fisico grosso ma atletico, ottima propensione al rimbalzo ed alla stoppata, mani fortissime, un buon semingancio dal post basso, che cerca con una certa frequenza e soprattutto con buona fiducia.
Il problema però è che parliamo del rookie più atteso dai tempi di [b] Dwight Howard[/b] e che proprio con [i]the man child[/i] veniva preconizzato come dominatore prossimo venturo, per un decennio comodo, delle aree NBA, nonostante il temutissimo intervento di [i] microfracture surgery[/i] al ginocchio destro, che lo ha tenuto a sedere per lintera stagione passata.
Così di fronte ad ad attese così enormi i 9 punti e 7 rimbalzi di media appaiono poca cosa, ma soprattutto i 4 falli a partita, che ne riducono lutilizzo a circa 23 minuti ad incontro, preoccupano. La tendenza di Oden a commettere falli stupidi, a volte per eccesso di foga, a volte per scelte sbagliate e basta, a volte in ossequio alla regola non scritta che i rookie devono subire fischi a sfavore e basta, spezzetta il suo minutaggio, non aiutandolo di certo ad inserirsi nel contesto, soprattutto offensivo, di Portland. Di sicuro poi con Oden cè poco, nella recente gare contro i Warriors infatti il buon Greg si è infortunato al ginocchio sinistro (non quello infortunato lo scorso anno) riportando, pare, una lesione della rotula. Un problema non grave, ma considerando che sarebbe il secondo problema consecutivo alle ginocchia cè poco da star tranquilli in Oregon, nonostante il suo agente, Mike Conley Sr. (sì, il padre del play di Memphis, amico fraterno ed ex compagno di liceo e college di Oden) si sia immediatamente preoccupato di confortare tutti riguardo le condizioni del centrone:[i] Non credo sia niente di serio, deve solo riposare qualche giorno. Dopo linfortunio è tornato in campo e questo ha causato un leggero gonfiore del ginocchio. Salterà lAll Star Week[/i](avrebbe partecipato al rookie challenge. n.d.r.) [i] ma è più per precauzione che per altro.[/i].
Detto di Oden, e di come il processo di apprendimento di un lungo sia inevitabilmente più lento e tortuoso di quello di un piccolo, i motivi per cui i Blazers albergano ormai stabilmente nei quartieri alti della Western Conference sono molteplici.
Il primo, e forse il più banale, è semplicemente [b]Brandon Roy[/b]: 23 punti, 5 rimbalzi, 5 assists e soprattutto la capacità di far apparire semplici le cose più difficili e di scegliere quando [i]accendere la luce[/i]. Roy, al terzo anno nella lega, è un giocatore atipico: non è ipermuscoloso, non è un portento atletico, difficilmente ha attegiamenti sopra le righe in campo. E, semplicemente (avverbio che si ripete spesso quando si parla di lui), un signor giocatore di basket: capisce il gioco come pochi, ha un grande [i]between game[/i], ha unammorbante capacità di finire il movimento in entrata, anche con luomo addosso, ed ha dimostrato, questanno, anche un certo sangue freddo nei finali di partita.
Ridurre però la splendida stagione dei Blazers solo a Roy sarebbe voler fare un torto al resto del roster dei Blazers, davvero impressionante per lunghezza e qualità, bastino due dati: 11 giocatori che quando entrano in campo raggiungono la doppia cifra di minuti di media e 5 giocatori in doppia cifra per punti.
Dietro Roy infatti ci sono [b]LaMarcus Aldridge[/b] alona da Texas che con lottimo jumper frontale ed i morbidi movimenti nei pressi dellanello è, almeno in prospettiva, il giocatore ideale da accopiare con Oden. Al momento viaggia a 17 punti e 7 rimbalzi di media, sfruttando appunto la buonissima mano in attacco che rende i suoi movimenti (non moltissimi: il jumper dalla media, il fade away dalle tacche ed un semigancio in corsa sfruttando la maggior agilità rispetto alla maggioranza degli avversari) molto difficili da contrastare, non male anche in difesa. ciò che i Blazers si aspettano da lui è che continui a crescere, diventando magari più incisivo nei finali di gara. Impossibile non citare anche Steve Blake, regista con il fisico [i]da impiegato del catasto[/i] ma dalla sagacia tattica senza pari, oltre ad una buonissima mano dalla lunga distanza, e Travis Outlaw, che nonostante sia inserito in qualsiasi voce di trade riguardi i Blazers continua a crescere, sfruttando la capacità di giocare benissimo in due ruoli (ala piccola in un quintetto classico o ala grande quando coach Nate McMillan vira verso lo small ball) sfruttando atletismo ed un jumper dalla media quasi automatico, ormai, in uscita dalla panchina (in quintetto parte quasi sempre Batum che però finisce per giocare poco).
Proprio la [i]bench mob[/i] è una delle note maggiormente positive di questi Blazers. Detto di Outlaw, ci sono [b] Jerryd Bayless[/b] e [b] Sergio Rodriguez [/b] a lottare per il posto di backup di Blake, anche se in realtà con linfortunio alla spalla dellex Maryland, il rookie da Arizona pare aver superato lo spagnolo nelle preferenze del coaching staff, che mai ha troppo amato linconsistenza difensiva e la scarsa mira dalla lunga di Rodriguez. Chi invece ci ha messo veramente poco ad imporsi come irriunciabile è laltro spagnolo, [b] Rudy Fernandez[/b], oltre 10 punti a partita cambiando guardia ed ala piccola, sfruttando la mano torrida dalla lunga distanza ed il grande atletismo di cui dispone in entrata. Infine Joel Przybilla, centro di riserva che gioca gli stessi minuti di Oden, che porta in quintetto difesa, durezza sotto i tabelloni e grande propensione a rimbalzo, quasi 8 in 22 minuti di media.
Messasi alle spalle la, brutta, vicenda Miles, la dirigenza Blazers è in queste ore attivissima sul mercato: se qualche giorno fa erano uscite voci riguardanti un presunto interessamento per [b] Amare Stoudemire[/b], voci peraltro subito sgonfiatesi, linteresse della dirigenza ora sembra essersi spostato su una [i]elite point guard[/i] che né Bayless, che al momento è più una combo-guard, né Rodriguez, sembrano essere. Il mercato però, in questo senso offre poco, considerando Paul e Deron Williams inarrivabili e Kidd, Baron e Calderon inappetibili per altri motivi. Ci sarebbe Andrè Miller, in scadenza a fine stagione a Phila, ma mal si concilia con il progetto giovani, compirà 33 anni il prossimo mese, voluto dalla dirigenza Blazers. Ancora per ciò che concerne il mercato i Blazers guarderebbero a rinforzi anche in ala piccola, con interesse in particolare per Gerald Wallace, sempre in bilico a Charlotte, Richard Jefferson e Caron Butler.
Per il momento sono solo [i]rumors[/i] ma è pur sempre vero che i Blazers hanno quasi 20 milioni di dollari di contratti in scadenza per questestate, e che quelle cifre fanno gola a moltissimi team bisognosi di dare un po dossigeno al proprio salary cap. Intanto però, al Rose Garden, a tutto si pensa fuorchè al mercato, perché con una squadra così ci si concentra sul presente, finalmente il futuro può aspettare.