New York è la città che non dorme mai, secondo Frank Sinatra, ed in effetti se passeggiate per le vie di Manhattan trovate sempre gente di corsa e movimento a qualunque ora del giorno.
E di sicuro, [b]di corsa ci sta andando anche la dirigenza dei Knicks[/b].
In molti a inizio stagione dicevano che per risollevare le sorti della franchigia si doveva fare pulizia di contratti scomodi e di giocatori poco utili al progetto o comunque dannosi per il gruppo. In pochi però potevano pronosticare un così alto numero di scambi da parte di Walsh per velocizzare questo [b]processo di rinnovamento[/b], e in ancora meno potevano immaginare che già a metà della prima stagione i Knicks potessero dare via alcuni rami secchi come Marbury, Randolph e Sexy James, ovviamente sempre mantenendo fisso l’obiettivo di liberare spazio salariare per il 2010.
Un’altra cosa che stupisce è che nonostante il roster sia stato fatto e disfatto più volte durante la stagione in corso, i [b]playoff[/b] siano comunque ancora abbondantemente a portata di mano, certo ad Est, dove al momento attuale in ottava posizione ci sono i Bulls con il 46% di vittorie. [b]Il merito? Sostanzialmente dell’allenatore, Mike D’Antoni[/b], che ha saputo fare in 6 mesi quello che altri (Isaiah Thomas) non ha saputo fare in un lustro, prima da GM e poi da coach, ovvero [b]dare un’impronta al gioco dei Knicks[/b].
E se anche i giocatori cambiano, il gioco resta, anche se a dire il vero siamo ancora lontani dall’essere pienamente dentro la filosofia del baffo. In questo momento infatti [b]la squadra va dove la porta Nate Robinson[/b], e ad essere sinceri non è che sia questa gran notizia. Primo perchè un giocatore con un ego come il suo che si renda conto di essere determinante per vincere le partite lo porterebbe a voler tirare ogni cosa gli possa capitare in mano, cosa che peraltro puntualmente accade mettendo fuori ritmo tutto l’attacco. Secondo perchè ci si sta legando a un giocatore che è in scadenza di contratto, e che sarebbe sì [b]da rinnovare ma solo a cifre contenute[/b], ritagliandogli un ruolo alla Barbosa nel progetto di D’Antoni.
Tutto sommato però quello che conta è che nonostante tutto la squadra sia ancora in grado di giocarsi un posto nel seeding, se non altro per aumentare il numero delle partite da giocare con il coltello tra i denti, cosa che farà sicuramente crescere l’esperienza di alcuni giocatori utili al progetto.
E tra i giocatori utili, anzi utilissimi, al progetto, c’è [b]Danilo Gallinari[/b].
La sesta scelta assoluta di quest’anno dopo aver avuto i ben noti problemi a inizio stagione che l’hanno costretto a star fermo ai box per parecchi mesi, è [b]rientrato in campo a gennaio[/b], anche un po a sorpresa a dir la verità, e ha subito dimostrato di essere un giocatore da NBA.
I tifosi, scettici nel giorno del draft dopo la sua chiamata da parte di Stern, hanno imparato ad apprezzarne la voglia e soprattutto la grande intelligenza cestistica.
Anche se relegato un po’ ai margini dell’attacco Danilo ha avuto modo di farsi apprezzare anche come tiratore da 3, tenendo la più che onorevole [b]percentuale del 44%[/b], lui che di sicuro non è un tiratore.
Nell’ultimo periodo Gallinari ha infatti giocato 25 partite, per una media di poco meno di [b]15 minuti[/b] segnando [b]6,1 punti[/b] a partita e raccogliendo [b]2 rimbalzi[/b], e cosa più importante, ha quasi sempre fatto registrare il [b]plus minus più positivo dei Knicks[/b].
Durante una delle ultime interviste, Mike D’Antoni, che è l’artefice della più che sodisfacente stagione dei Knicks, ha anche dichiarato che [b]se fosse stato al 100% già da ora il Gallo sarebbe stato il miglior giocatore di New York[/b].
Investitura importante per un rookie, soprattutto italiano e soprattutto per le prospettive future che si potranno avere su di lui.
Il guaio, è che Mike ha già messo un se nella sua frase. Se fosse stato al 100%. E qui iniziano i veri dolori, perchè al 100% Danilo in stagione non c’è mai stato, e a star larghi è riuscito a raggiungere il [b]70% [/b]della sua condizione fisica. Nonostante fosse in grado di scendere in campo, infatti, l’italiano ha sempre avuto bisogno di parecchie ore di sedute di stretching prima e dopo l’incontro per tenere calda la schiena, e pare che di notte comunque facesse fatica a prender sonno per il dolore.
E proprio il fatto che tutto sommato la situazione non stesse migliorando, ha fatto si che New York, dopo aver messo in mostra le capacità del loro rookie e aver dimostrato che non il Gallo non è un bust, abbia deciso di [b]fermare di nuovo il Gallo e di mandarlo in Italia per un altro consulto[/b]. E se dopo le sue prestazioni in campo l'[b]intervento chirurgico[/b] pareva scongiurato, gli ultimi consulti hanno invece fatto lievitare le percentuali di questa ipotesi.
La decisione presa dai dirigenti al momento è stata quella di metter in lista infortunati Danilo per una decina di giorni, quindi dopo aver fatto altre visite, decidere il da farsi. Le ipotesi che vanno per la maggiore sono quella dell’intervento, che si spera possa risolvere definitivamente il problema. Da capire se fare l’operazione già ora, a stagione in corso, o se far giocare a Danilo ancora l’ultimo corso di stagione e poi farlo andare sotto i ferri durante l’estate.
Ovviamente la decisione è parecchio delicata. Primo perchè un intervento alla schiena non è una cosa così semplice da effettuare, secondo perchè [b]non c’è la certezza matematica[/b] che dopo l’operazione Danilo guarisca completamente.
Certo un intervento chirurgico riesce ad andare maggiormente ad incidere sul problema rispetto ad altre cure, ma se il difetto è dato da un problema congenito non è detto che in futuro si possa ripresentare.
Con questo ci dobbiamo preoccupare che il [b]futuro di Gallinari in NBA sia compromesso?[/b] No di certo, però il dubbio rimane, e bisogna sperare che la prossima stagione si veda un Gallinari finalmente al 100% a calcare il parquet del Madison Square Garden e a far impazzire i tifosi.