Tayshaun Prince è stato buon profeta, quando subito dopo gara2 aveva pronosticato che la serie non sarebbe certo cambiata a Detroit: [i]”La realtà è questa, in casa quest’anno abbiamo fatto sempre molta fatica. Giochiamo addirittura meglio in trasferta”[/i]. In realtà per l’ala ex Kentucky non è stato difficile essere buon profeta. I Pistons di quest’anno sono inguardabili, slegati e svogliati soprattutto in quegli uomini (Prince, Hamilton, Sheed Wallace e Tonino McDyess) che dovrebbero innalzare il tasso qualitativo grazie a classe, cattiveria, conoscenza del gioco ed esperienza in post season.
Dall’altro lato i Cavs continuano a mostrare le qualità espresse in stagione regolare: grande organizzazione, attenzione ai dettagli, meccanismi offensivi e difensivi ben oliati ed un LeBron James in formato playoffs. In più anche la statistica è dalla parte dei Cavs: Cleveland non ha mai perso una serie al meglio delle sette quando si è trovata sul 2-0
Se possibile, gara 3 è stata, in ottica Pistons, ancor più irritante delle precedenti: partita bene, grazie ad una difesa finalmente aggressiva, Detroit è stata al comando prima e sempre a contatto dopo, fino a 10′ dalla fine (layup di Will Bynum a sancire il pari 58) poi una bomba (non esattamente la specialità della casa, invero) di Joe Smith, pescato in angolo dal solito straripante LeBron James ( 11 dei suoi 25 punti nel quarto periodo, a corollario di una partita in cui flirta per l’ennesima volta con la tripla doppia, grazie ad 11 rimbalzi e 9 assist) ha dato il là al parziale con cui i Cavs hanno archiviato la pratica, un 15 a 2 in 5′ in cui i Pistons si sono letteralmente liquefatti. Partita finita e Cleveland sul 3-0.
Nel primo quarto, i Pistons, nell’ormai tradizionale assetto con Stuckey in cabina di regia (una delle più grosse perplessità per il presente e per il futuro: che abbia talento per mettersi in proprio è evidente, ma che non sia un regista e gli manchino i tempi del passaggio pare altrettanto innegabile) partono subito forte, piazzando un 8-0 frutto di una buona difesa. I Cavs, trascinati da James, rientrano subito, e la partita s’incanala sui binari dell’equilibrio: Joe Smith (partita strepitosa uscendo dalla panchina: 19 punti, con 6/8 al tiro e 10 rimbalzi in 19 minuti) in chiusura di quarto sigla con un gancione il 18 pari con cui le squadre chiudono la prima frazione di gioco.
I Pistons aprono il secondo periodo con un 8-2 (bomba e jumper di Rip Hamilton e tripla del reddivivo Herrmann). Cleveland però non solo ricuce lo strappo, grazie a punti pescato in front line tra Varejao, Ilgauskas e Smith, ma grazie ad un gioco da 3 punti del brasiliano a metà quarto sigla il sorpasso, arrivando poi addirittura ad accumulare 9 punti di vantaggio, prima di chiudere a +7 il primo tempo.
Il terzo quarto è quello che regala più illusioni ai tifosi di casa: i Pistons si arroccano in difesa, aggrediscono Cleveland e secretano l’area, Quami Brown diventa un totem insuperabile (rifilati 3 stopponi in un quarto, di cui due a sua maestà James) e sembra di rivedere, per qualche breve istante, i Pistons degli anni passati. Si spiega così un quarto da 9 punti totali per Cleveland, che fortunatamente per lei ha difronte questi Pistons, che se si sbattono dietro in attacco combinano poco, riuscendo a chiudere un quarto di questa intensità solo impattanto a quota 53. Di quì il quarto periodo e, come detto, la disfatta Pistons, fatta di palloni persi (15, un’enormità) di contropiedi e layup subiti con una passività che nessuno nei playoffs si aspettava da questo gruppo.
[b]MVP[/b]: Banale parlare di James, ci buttiamo su Joe Smith, l’aggiunta di qualità al roster Cavs in ottica playoffs. Non solo per le cifre, ma anche per la fortuna di mettere la tripla nel quarto periodo (dopo l’ennessimo attacco farraginoso dei Cavs) che dopo 22” di buona difesa ha tagliato le gambe ai Pistons e dato il via al parziale che ha poi definitivamente chiuso la partita. Giusto dargli merito quindi, non foss’altro che i 19 punti conditi da 10 rimbalzi sono anche il suo career playoff-high.
[b]Post partita[/b]
[b]Mike Brown[/b]: [i]”L’unico che può fermare LeBron James è LeBron James. Quando lui ha smesso di battagliare con gli arbitri sui fischi e si è concentrato sul portare il team alla vittoria la nostra squadra e la nostra partita è cambiata. Guardargli premere quell’interruttore è stato veramente eccitante”[/i]
[b]Michael Curry[/b]: [i]”I grandi giocatori fanno grandi giocate. Questo è quel che ha fatto LeBron James.”[/i]
[b]Richard Hamilton[/b]:[i]”Non posso mentirvi, questa situazione mi sta uccidendo”[/i]
[b]Sheed Wallace ed Antonio McDyess[/b] hanno preferito non rilasciare alcuna dichiarazione dopo la partita.