Se è vero che il peso degli allenatori è sempre relativo quando si tirano le somme di vittorie e sconfitte, per il principio che vede i giocatori – giustamente – unici protagonisti sul campo, è anche vero che in questa gara 6 Vinny Del Negro (e il suo staff) ha surclassato “l’anellato” Doc Rivers. Rimesse e relative trovate decisive sul lato Bulls. Gestione incerta delle rotazioni sul fronte Celtics. Un Rondo mai in partita, soprattutto dopo il “fattaccio” con Hinrich (trattenuta e spinta contro i tabelloni che dovrebbero portare a una squalifica per gara 7), che arriva a sbagliare le 2 giocate decisive quando, ancora in campo, la gara viene decisa dopo 3 overtimes!!! Avete letto bene, per chi non lo sapesse: un grandissimo Ray Allen autore di 51 memorabili punti, ribatte colpo su colpo e allunga la gara come mai successo prima in questa già di per se infinita serie, ma non basta.
Boston soffre a rimbalzo dove ancora una volta Tyrus Thomas e soprattutto Noah mettono in campo tutto il loro atletismo e la loro freschezza per sorprendere i Perkins, i Davis o gli Scalabrine del caso. Proprio Noah è autore di una giocata decisiva con palla rubata a Pierce (22 punti) coast-to-coast e schiacciata più fallo subito dallo stesso Pierce, il 6° per il capitano biancoverde.
La gara si snoda fin dall’inizio su un’infinita serie di parziali, prima a favore di Chicago, poi di Boston, sempre mini-allunghi, strappi poi ricuciti per una parità che non sembra cambiare, per tutto l’arco dei 63 (!!!) minuti di gioco. Rose sembra nuovamente assente, fuori dal gioco per gran parte della gara, assesta una stoppata decisiva sull’ultimo tentativo di Rondo, nel 3° supplementare. Salmons non sembra poter mai battere l’uomo dal palleggio, invece va dentro che è un piacere, soprattutto lungo la linea di fondo, alternando le penetrazioni al tiro da fuori, anche molto fuori: chiuderà con 35 punti e la sensazione che per ora, Gordon a parte, il vero go-to-guy di Chicago sia lui e non il rookie dell’anno.
Rivers, dicevamo. Se nel reparto lunghi c’è poco da scegliere, è nel backcourt che Boston avrebbe uomini con caratteristiche intercambiabili, non un vero playmaker tra Tony Allen, Marbury e House (ma non c’era nemmeno lo scorso anno con Cassell, primo e unico vero cambio in regia per Rondo), ma gente che ha sempre saputo mettere un tiro decisivo, vedi House in tantissime occasioni, finals 2008 comprese. Invece il coach dei Celtics spreme all’inverosimile Rondo (8 punti, 19 assist e 9 rimbalzi) augurandosi di non averlo per gara 1 del secondo turno, non sarà così, visto che se squalifica ci sarà, ci sarà immediatamente per la dicisiva gara 7.
Chicago vola sull’entusiasmo di questo risultato, sull’aver portato a casa una gara che entra immediatamente e di diritto come il più palese degli “istant classic” nelle gare storiche dei playoffs NBA. Gara 7 è alle porte, con tutto da guadagnare per i giovani Bulls. Boston ora dopo aver visto il traguardo è sulla soglia di una clamorosa eliminazione, certamente giustificabile con l’assenza di Garnett, ma cercherà ovviamente di sfruttare il campo e il pubblico amico per andare ancora una volta oltre all’ostacolo, là dove ad aspettarla ci sono gli Orlando Magic, già qualificati alle semifinali di conference.
[b]Quotes[/b]
R.Allen:”Pensando da quanto tempo sono in questa Lega e quanti tiri ho preso cerco sempre di farmi trovare dove so che devo essere sul campo, perchè avevamo bisogno di canestri da fuori, bisogno di segnare, io avevo bisogno di segnare”.
Noah:”Quando ho rubato quella palla pensavo mi facesse (Pierce) fallo subito, invece ho palleggiato per tutto il campo e son riuscito a schiacciare. E’ davvero speciale far parte di questa serie della quale la gente parlerà per tanto tempo”.[b][/b]