Si è chiusa la serie tra Portland e Houston. Serie che ha avuto la sua conclusione in 6 gare a favore di Houston, come molti prima di iniziare avevano predetto.
E’ difficile pronosticare una serie tra la quarta e la quinta potenza della Western Conference, soprattutto se [b]in stagione regolare la differenza dopo 82 partite è di una sola vittoria[/b] in più da parte della meglio classificata. Però in questo caso a sfidarsi c’erano due squadre diversamente pronte alla post season.
Da una parte c’era una squadra giovane, molto profonda ma alla prima esperienza ai Playoff. Dall’altra una squadra che arrivava da un periodo di forma molto importante, e soprattutto in missione per riuscire a [b]passare, 12 anni dopo, un primo turno di playoff[/b].
Logico che le condizioni motivazionali dei due team fossero differenti, con i Blazers già soddisfatti di aver raggiunto la postseason, e i Rockets affamati e impazienti di iniziare la serie.
E proprio questa [b]differenza di approccio è stato fondamentale[/b] per ribaltare il fattore campo già a gara 1, quando Houston ha asfaltato Portland e gli ha rifilato 27 punti, in quella che alla fine dei conti si è rivelata essere la vera [b]pivotal game[/b] della serie.
Le altre gare invece sono state tutte ben giocate da entrambe le squadre e ne sono risultate partite sostanzialmente equilibrate, come testimoniano anche i punteggi.
Come volevasi dimostrare uno dei possibili fattori che avrebbero determinato l’andamento delle gare da parte di Portland è stato [b]l’apporto del supporting cast[/b]. Quando solo Roy e Aldridge hanno giocato sui loro livelli, ma Houston è stata in grado di limitare i vari Outlaw, Fernandez, Blake e compagnia, i blazers hanno avuto difficoltà a restare in partita. Quando invece qualcuno del roster è arrivato a soccorso di Lamarcus e Brandon, i Rockets sono andati in difficoltà con le rotazioni difensive e hanno patito molto gli avversari.
Da parte di Houston, invece, a inizio serie avevo segnalato come [b]uomo chiave Yao Ming[/b]. E devo dire che dopo Gara 1 ero anche convinto di aver trovato la giusta chiave di lettura, con il cinese che aveva letteralmente fatto a pezzi i lunghi dell’Oregon. Gli [b]aggiustamenti difensivi[/b] attuati da Mc Millan da gara 2 invece sono stati efficaci per tagliare fuori dal gioco Yao, ma il gioco offensivo di Houston non ne ha risentito come previsto e l’apporto a turno di Scola, Von Wafer, Brooks e Artest hanno dato quanto necessario ai Rockets per vincere le gare.
A parte alcuni frangenti in cui [b]l’attacco dei texani è parso un po’ troppo destrutturato[/b], con iniziative singole troppo insistite, il gioco offensivo organizzato da coach Adelman è stato più che efficace, e anche quando è stato costretto a non appoggiarsi sul suo centro, ha saputo sfruttare al meglio l’altro lungo e la rotazione della palla tra gli esterni.
Mc Millan invece, detto della buona mossa difensiva e del mancato apporto da parte del supporting cast, ha dovuto anche fare i conti con i soliti [b]problemi di falli da parte di Oden[/b], che non gli hanno permesso di sfruttare a pieno la strutturazione con il centrone e 4 giocatori perimetrali, che tanto ha messo in difficoltà Houston costretta a far difendere Scola su giocatori molto lontano da canestro.
E proprio [b]Oden è uno dei grossi punti interrogativi del futuro dei Blazers[/b]. Greg non può essere quello visto in questa stagione. Che dovesse migliorare in fase offensiva era abbastanza scontato, ma che in fase difensiva, che era l’aspetto del gioco dove si pensava potesse dominare già da subito, si è dimostrato parecchio indietro, e in quasi tutti gli aspetti, sia nell’uso del corpo in single coverage, che negli aiuti a centro area.
Inutile dire che tutti i miglioramenti che potranno avere i Blazers nei prossimi anni passano dalla prima scelta del draft 2007. L’impressione è che la ruggine di queste due stagioni passate più in infermeria che sul parquet sia la principale causa dei problemi di Oden, e che già dal prossimo anno l’ex bambino prodigio possa già essere un fattore importante per la franchigia dell’Oregon. Il peccato per Portland è che ormai si parli già del [b]prossimo anno[/b].
Però questa uscita al primo turno non può far altro che aumentare l’esperienza del team, che si presenterà a novembre più consapevole delle proprie forze.
Chi invece ha già [b]acquisito questa consapevolezza è Houston[/b], che è riuscita a sfatare il suo tabu e a passare il primo turno. Ora se la dovranno vedere con i Lakers, e sicuramente sono in grado di metterli in difficoltà, e già la sfida è iniziata, con Artest che ha iniziato a stuzzicare Kobe. Il secondo turno deve ancora iniziare, ma non pare questo il traguardo dei Rockets, che [b]stavolta vogliono provare ad arrivare lontano[/b].