[b][u]Angelico Biella – Armani Jeans Milano 68-89 (16-20, 16-18, 16-26, 20-25)[/u][/b]
[b]Quintetti:[/b]
[u]Armani Jeans:[/u] Price, Thomas, Hawkins, Hall, Taylor.
[u]Angelico:[/u] Smith, Aradori, Jerebko, Garri, Gist.
Quattro anni separano due mondiali di calcio, due olimpiadi e due europei, ma sono anche lo spazio intercorso dall’ultima finale giocata dall’Armani Jeans, ricordata più che altro per il lodo Istant Replay
Quest’anno il percorso è stato decisamente diverso da quello con lardo in panchina: tante difficoltà, tanti infortuni ed incomprensioni, ma dopo tutto la vittoria di ieri sera in quel di Biella ha confermato quello che era comunque desumibile anche nei momenti bui: Milano è una squadra.
Biella subisce molto il colpo del vantaggio inflitto da Milano in gara 3, che nonostante gli enormi sforzi piemontesi, indirizza la serie verso la metropoli. Questo effetto sarà avvertito con il proseguio della partita, perchè l’inizio è tutto di marca biellese con Milano a fare da spettatrice non pagante, contemplando l’agilità e la voglia degli avversari (nei primi quattro possessi, tre rimbalzi d’attacco). Hall e Taylor sono subito limitati dai falli, seguiti poi da Katelynas, ma in questo momento di difficioltà è [b]Thomas[/b] a tenere botta offensivamente mettendo in mostra tutto il campionario. Sono i suoi 4 punti filati a chiudere il primo parziale sul +4 Milano.
Biella c’è e non molla. Si rifà sotto con l’entrata in campo di Spinelli e qualche colpo di Gist, ma non riesce mai ad assestare un buon colpo al risultato e Milano, pur giocando male e con un quintetto decisamente operaio che vede anche l’esordio del positivissimo Beard, chiude il primo tempo in vantaggio di sei punti, concedendosi il lusso di far riposare per tutto il secondo quarto sia Hall che Taylor.
Il terzo quarto è quello decisivo. Le residue forze emotive e tecniche di Biella si stampano davanti al muro della realtà: la squadra di Bechi ha dato fondo a tutto ciò che aveva. Difensori sempre un secondo in ritardo sulle palle vaganti, intensità ridotta al minimo, e sangue che arriva troppo pericolosamente alla testa.
Milano costringe in bonus gli avversari dopo soli tre minuti e capitalizza al massimo la doppia cifra di vantaggio, grazie a molti tiri liberi (anche se alcuni inopinatamente sbagliati nel momento dello strappo) e a soluzioni in campo aperto che generano punti facili.
E’ il solo Aradori, dall’altra parte, a non abbandonare la nave, perchè Smith (uscito per 5 falli con 0 punti e -5 di valutazione) e Gaines sono le bruttissime copie dei giocatori che erano; Jerebko è troppo poco tecnico per poter gestire le sorti di un attacco e Gist ha un problema evidente di fondamentali offensivi.
L’ex milanese ci prova più con l’inerzia che con la lucidità, trova qualche buon canestro, ma Milano ne ha semplicemente di più e, nonostante un Price emulo di Smith, chiude il terzo quarto sul +16.
Dalla curva ospite risuona il canto: “Portaci in finale, Bucchi portaci in finale.”, ma è quantomai poco propizio, perchè con un pizzico di sufficienza (dettata dall’ampio margine) Milano concede un 5-0 tutto firmato Aradori che riporta Biella a -14. E’ chiaramente il canto del cigno perchè le idee di Bechi e dei suoi giocatori sono davvero terminate ed allora un paio di zampate feline di Hall in difesa e otto punti di un sontuoso [b]Taylor (19 punti con 7-8 dal campo e 7 rimbalzi)[/b] chiudono definitivamente la contesa, consegnando al pubblico quasi cinque minuti di garbage time.
Il pubblico del [b]Nuovo Palasport applaude[/b] e incita la squadra fino alla fine, perchè questa compagine ha giocato una stagione strepitosa, andando ben oltre i propri limiti e facendo innamorare una città intera. La vittoria con Roma e la grande semifinale giocata con Milano sono il giusto motivo per cui la squadra è stata congedata, nonostante la larga sconfitta, con minuti e minuti di applausi ed incitamenti.
Dall’altra parte Milano fa alla grande il suo dovere giocando una delle migliori partite della stagione, bilanciando intelligentemente soluzioni da due (28-45) a quelle perimetrali (6-21) e fornisce l’ennesima dimostrazione di forza e coesione di questi playoffs. E’ chiaro, se cercate basket champagne e vittorie citofonate ai prossimi avversari di Milano, ma se volete una squadra che gioca e si sacrifica restate pure nel capoluogo lombardo.
L’obiettivo eurolega è stato raggiunto al primo tentativo sotto la completa giurisdizione Armani, ora è chiaro che si va a fare la vittima sacrificale dell’ennesimo titolo senese. Non c’è più pressione per i ragazzi di Bucchi ora e tutto ciò che sarà diverso da un 4-0 biancoverde sarà da considerarsi una ciliegina su una torta già gustosa.
[b]Play of the game:[/b] La partita era probabilmente già terminata, ma l’ultimo quarto di Taylor in post basso contro Brunner è un trattato di fondamentali. Semigancio, Fade-away, giro e tiro, tutto con la naturalezza dei giorni migliori e con canestro. Benvenuto tra noi MO.