Erano in missione. Si sapeva.
Forse sarebbe stato più bello chiudere questo cammino laureandosi campioni contro i Celtics, quegli stessi Celtics che avevano infranto il sogni gialloviola un anno prima, tra le mura nemiche del celeberrimo Boston Garden, ma tant’è… : dopo il durissimo -39 subito era arrivata l’estate, poi ancora la Regular Season dove vittoria dopo vittoria è cresciuta la consapevolezza di poter tornare nuovamente in alto, questa volta però ad agguantare il titolo.
Uno dopo l’altro gli ostacoli che s’interponevano al trofeo di Larry O’Brein sono stati saltati, ostacoli più o meno facili, perchè a onor del vero chi avrebbe potuto fermare questi Lakers, questo Kobe, questa marcia: ci avevano provato i Rockets, fuoco di paglia, i Nuggets, demoliti nel match clou, i Magic, inseperti, potevano i Cavs, grande delusione, insomma nessuno è riuscito nell’impresa, travolto dalla furia di dodici ragazzi carichi a mille con alla guida un signor coach, uno che della storia è protagonista da un pezzo, ma che ora voleva farci entrare anche qualchedun altro.
Game-5 si apriva dunque con una premessa ben precisa: i losangelini sono lungi dall’accontentarsi di aver vinto una gara in Florida e anzi attaccano subito gli avversari, velocemente raggiunti nel loro primo tentativo di fuga; Kobe (11) e Gasol (6) iniziano il match con buon ritmo, ben spalleggiati da Bynum, che prosegue sostanzialmente quello che è stato il suo unico compito durante questa postseason, ovvero tenere campo (evitando, se possibile falli inutili) prima dell’ingresso in campo di Lamar. I padroni di casa rispondono con Lee ed Alston, che provano come nelle gare precedenti a spaccare la difesa di Jackson segnando in più di un’occasione comodi layup: al primo mini intervallo sono proprio i Magic a guidare 28-26, con Howard che nonostante tutto resta comunque fuori dal gioco (3 punti), ottimamente limitato da Gasol, vice MVP di queste Finals per il talento definitivamente messo in luce dopo questi due anni alla corte di coach Zen. Nel secondo periodo Superman prova la riscossa segnando 6 punti filati e aprendo così un buon gap; Odom è però in serata e dopo aver raccolto 3 rimbalzi in altrettanti minuti trova uno spettacolare appoggio rovesciato con fallo che ridà animo al gruppo gettando le basi per la vera fuga gialloviola: i Lakers, difatti, tornano dal timeout decisi al primo vero allungo e così, dopo una rapida schiacciata di Bryant, LA parte dalla tripla di Fisher per costruire un parziale di 16-0, con le giocate di Ariza (2-2 dall’arco) e Kobe (15+4 assits a metà gara) a farla da padrone. Orlando incassa il colpo, ma riesce a rimediare andando a riposo sotto di “sole” 10 lunghezze sul 46-56, lasciando ancora uno spiraglio di speranza per il ritorno in California, a proseguire il sogno-miracolo: a fine primo tempo intanto, i losangelini hanno già due uomini in doppia cifra e dominano il confronto sotto le plance (Gasol, 6 e Odom, 5), mentre dall’altra parte si salva il solo Alston (9) che subisce ad ogni modo una perentoria stoppata dal #24 avversario, quanto mai aggressivo in gare importanti come questa.
Il ritorno in campo però è ben lontano dal consentire ai padroni di caso la rimonta: Courtney Lee e “Skip to my Lou” rincominciano da dove erano rimasti, piazzando un importante 7-2, ma Odom deve ritornare in campo dopo il quarto fallo di Bynum e, ben smarcato nell’angolo dall’ottima circolazione di palla dei compagni, ricaccia indietro i Magic con due pesantissime triple (chiuderà con un perfetto 3 su 3), Bryant raggiunge quota 21 grazie ai liberi procuratosi e continua la sua partita al limite della perfezione, asfissiando in dfesa Pietrus e Reddick impalpabili in fase offensiva, ed infine Farmar, ritrovato in questa serie dopo dei bruttissimi PO, segna un fortunoso canestro a fil di sirena aggiornando i display della Amyway Arena sul 76-61.
La rimonta tanto sperata diventa ormai un vero e proprio miracolo, visto il quinto fallo di Howard, che sconsolato va a sedersi in panchina, costretto a osservare gli ultimi 12 minuti di questa stagione NBA senza poter più dire la sua: l’ultima frazione di gioco diventa comunque una formalità, con i panchinari lacustri tutti in piedi già in preda all’immensa gioia; c’è giusto ancora il tempo per vedere il Mamba raggiungere quota 30 grazie ad un paio di canestri, tutti di sua fattura; finisce 99-86 tra il tripudio generale, con il pubblico di Orlando che sportivamente applaude le due squadre: onore ai Magic, ma i più forti alla fine restano i Lakers.
LAL raggiunge così il 15° titolo nella storia della franchigia, mentre un Kobe Bryant da 30 punti, 6 rimbalzi e 5 assists visibilmente sollevato dopo tanti, troppi anni di buio viene proclamato MVP di queste Finals, premiato da un “celtico DOC” come Bill Russell, quasi a togliere ogni dubbio sulla supremazia gialloviola in questo momento. Importante traguardo raggiunto anche per coach Phil Jackson, che supera nella graduatoria di tutti i tempi Red Auerbach per titoli vinti da allenatore mettendo in bacheca il suo decimo contro i nove del mitico Red.
Alla prossima stagione dunque, sperando essa possa regalarci uguali emozioni come solo una palla a spicchi sa fare,
[b][u]Buona estate a tutti![/u][/b]
[b]Dopo gara:[/b]
[u]Phil Jackson[/u]: [i]”Fumerò un sigaro in onore di Red, è stato un grand’uomo. (su Kobe) Ha imparato come divenire un leader nel modo giusto, per farsi seguire da tutti.”[/i]
[u]Dwight Howard[/u]: [i] “E’ quello che ho appena detto a Jameer, dobbiamo guardare come festeggiano. Questo ci dovrebbe motivare per lavorare in palestra e diventare migliori.”[/i]
[u]Kobe Bryant[/u]: [i]”Mi sono tolto una grossa scimmia dalla spalla: sentirsi ripetere che non ero in grado di vincere senza Shaq era divenuto assillante. E’ bello ora vivere momenti del genere.”[/i]
[u]Steph Van Gundy[/u]: [i]”Hanno avuto una risposta. A tutto.”[/i]
[i]Michele Di Terlizzi[/i] [a breve pagelle e review]