LA STAGIONE: E difficile considerare deludente la stagione degli Oklahoma City Thunder. Difficile perché è palese che la squadra che ha preso il posto dei defunti Seattle Super Sonics, sia un cantiere aperto, con tanto margine di miglioramento e un volto che potrebbe cambiare di giorno in giorno. Pur in una stagione pessima dal punto di vista del risultato sportivo (23 vinte e 59 perse), sono più le cose da salvare che quelle da buttare. Tanti giovani, una stella assoluta (anchessa giovanissima ma destinata a brillare ancora di più), e giocatori interessanti se visti come role player. Questa è Oklahoma, una squadra che potrebbe fare già dal prossimo anno un importante salto in avanti nel record e, soprattutto, nella consapevolezza dei propri mezzi. La stagione non è stata facile, con le partenza di due califfi come Smith e Thomas, OKC ha perso due giocatori esperti e duri, due professionisti seri che non potevano che fare il bene dei giovani leoni presenti in squadra. Ma tralasciando la classifica, come detto i Thunder possono sorridere, per tanti motivi: il grande miglioramento di Kevin Durant, la sorpresa Russell Westbrook, e la costante crescita di Jeff Grenn, oltre che la solidità di alcuni giocatori che potranno dire la loro come pezzi di una squadra, se non vincente, da subito almeno convincente.
LA STELLA: Kevin Durant può forse già essere etichettato come super star. Un titolo che potrebbe far storcere il naso a qualcuno, visto che stiamo parlando di un giocatore che ha appena chiuso il suo secondo anno, ma che non è speso con leggerezza. Durant ha le stigmate del grande campione, e a suo modo potrebbe segnare un epoca nella NBA, come la segnò per esempio Kevin Garnett, non per niente chiamato anche The Revolution. Kevin è un esterno di 208 cm, con braccia infinite e un talento altrettanto infinito. Lo scorso anno qualcuno laveva criticato per le pessime percentuali al tiro, senza pensare che: primo si stava parlando di un rookie e come tale è normale paghi lo scotto del cambio di livello, secondo si stava parlando di un giocatore non ancora finito dal punto di vista fisico e che giocava in un ruolo non suo, terzo, che Durant è stato fin da subito la prima opzione offensiva di una squadra mediocre e che dunque tutte le attenzioni della difesa erano per lui.
Durant però non si è scomposto, e questanno ha zittito tutti sfoderando una stagione super, almeno dal punto di vista personale: 25.3 punti di media, 6.5 rimbalzi e quasi 3 assist a partita, col 47% dal campo e il 42% da 3, percentuali da giocatore dominante, ma realizzate da un ragazzo filiforme, non da un LBJ. Le qualità balistiche di Durant sono uniche: ha una meccanica di tiro fluida e veloce, che unita ad altezza e lunghezza di braccia lo rendono praticamente immarcabile quando sale al tiro. Ma Durant è anche fisicamente più forte di quel che si può pensare, perché quando entra sa finire con una schiacciata o appoggiando di tecnica, ma sempre tenendo il contatto oltre quello che sarebbe il limite per uno col suo fisico. Anche a rimbalzo il suo apporto è importante, ed i numeri sono destinati a salire con gli anni, quando avrà più esperienza e magari qualche muscolo in più per andare a battagliare dove cè traffico. Deve migliorare, è ovvio, soprattutto nella gestione del pallone, ma le sue oltre tre palle perse di media, sono figlie della tremenda pressione che le difese mettono su di lui. Nel momento in cui non solo lui migliorerà, ma anche il suo cast di supporto farà lo stesso, le difese non potranno concentrarsi solo di lui: è solo questione di tempo. Si aspettano miglioramenti anche in difesa, dove non è che Durant sia un mastino. Il prossimo anno lo vedremo alla partita delle stelle, quella della domenica
LA SORPRESA: Se i Thunder non hanno scelto Ricky Rubio al draft, il motivo è la presenza di Russell Westbrook: reduce da una stagione desordio a tratti anche esaltante (20 di media nelle dodici partite di febbraio), lesplosivo play di UCLA ha meravigliato tutti, meritandosi, almeno per il momento, le chiavi della squadra di Kevin Durant. Westbrook ha messo in mostra tutte le sue qualità, ovvero: grande potenza, atletismo, velocità e propensione a spingere in contropiede. Tutte caratteristiche che ne fanno un giocatore sul quale costruire e lavorare per il futuro, perché i difetti e le lacune ci sono, specialmente nella capacità di giocare ad una velocità che non sia quella massima, nella gestione del pallone e nel tiro da fuori. Le percentuali di tiro deficitarie non devono far preoccupare, per stile di gioco e caratteristiche fisiche Westbrook è abituato a cercare canestri nel cuore dellarea, e fatalmente ha dovuto pagare lo scotto di una fisicità notevolmente aumentata. Col tempo imparerà anche leggere meglio le difese e a gestire meglio i contatti (ma da questo punto di vista siamo già a buon punto). Linserimento di una guardia polivalente come Harden non potrà che agevolarlo, togliendogli lobbligo di essere il creatore di gioco per troppi minuti consecutivamente.
LA DELUSIONE: Non è mai bello etichettare come delusione un giocatore che ha avuto tanti problemi fisici come Robert Swift, ma è indubbio che il centro tatuato (incredibile il suo cambiamento fisico dal suo arrivo nella Lega), sia stata una scommessa persa da parte prima di Seattle ed ora di Oklahoma. Non sarà rifirmato, e difficilmente troverà un ingaggio già nella off season, più facile riesca a raccattare qualche decadale verso metà stagione, oppure che parta per lEuropa, in fondo un giocatore giovane di 216 cm per 120 kg ha sempre mercato.
DRAFT: Oklahoma aveva la scelta numero 3, e con essa la possibilità di pescare il fenomeno spagnolo Ricky Rubio. Ha prevalso la paura di un possibili complicazioni per larrivo di Rubio in NBA (cosa che sta puntualmente accadendo), la volontà di dare fiducia a Russell Westbrook, e anche la convinzione che un giocatore come Harden sarebbe stato lelemento ideale da affiancare a giocatori come Durant e lo stesso Westbrook. Tutte considerazioni che si possono sottoscrivere: Harden è un giocatore completo, forse il più completo di tutto il lotto, pronto fisicamente e tecnicamente, rispondeva in modo perfetto allidentikit del giocatore che serviva ai Thunder. OKC infatti, doveva affiancare a Durant un altro realizzatore, un elemento che però sapesse fare anche dellaltro, e che aprisse spazi con il suo tiro da fuori. Harden da questo punto di vista è perfetto (bisognerà poi vederlo allopera in NBA), perché ha tiro da fuori, inventiva con la palla in mano, capacità di finire in tanti modi e anche un discreto altruismo. Con le sue triple mancine aprirà spazi per le incursioni di Westbrook e Jeff Green, ma potrà anche avere la palla in mano per creare dal palleggio, sollevando il giovane Russell da questo impegno. E un giocatore atletico senza però sembrarlo, in stile Brandon Roy per intenderci, ed anche in difesa ha fisico e istinto per farsi
rispettare.
Sempre dal draft, è arrivato il lungo BJ Mullens, proveniente da Ohio State, centro verticale, lungo lungo, ma ancora acerbo e fisicamente non pronto per aggirarsi in unarea NBA. LA scelta di Mullens è stata fatta per mettere centimetri in un reparto che per il momento ha solo Krstic, Collison e il corpaccione di DJ White.
MERCATO: A proposito di lunghi, Oklahoma si sta facendo sotto per portarsi a casa un giocatore solido e in grande crescita come Paul Millsap, che questanno sarà free agent e potrebbe non rimanere ai Jazz, se Boozer non decidessi di uscire dal suo oneroso contratto. Per OKC sarebbe un bel salto in avanti rispetto a Swift
FUTURO: Non si può che guardare con ottimismo al futuro. I Thunder sono giovani, completi e piedi di talento. Manca forse qualcosa sotto canestro, e questo anche se dovesse arrivare Millsap. Un quintetto con Westbrook, Harden, Durant, Millsap e Krstic è tuttaltro che malvagio, specialmente pensando che dalla panchina escono giocatori come Green, Tabo Sefolosha (che potrebbe partire in quintetto al posto di Harden), e Collison, uomo squadra, lavoratore e giocatore solido che fa il lavoro sporco. Lulteriore crescita di Durant darà a Oklahoma unarma letale per gli avversari, ma saranno i compagni di squadra di Kevin lago della bilancia, a partire dal Jeff Green, giocatore senza un ruolo preciso, in mezzo tra lala piccola e lala forte. Come detto in apertura Oklahoma è una squadra giovane, ma questanno dovrà far vedere dei miglioramenti significativi, nella solidità di squadra e nel record.
Stefano Manuto