[b]The season:[/b] delusione. Il record parla pittosto chiaro: 33 vittorie a fronte di 49 sconfitte è decisamente troppo poco, visto anche il talento che certo non manca, perlomeno nello starting five. Il team canadese ha dovuto affrontare un durissimo inverno, con strisce di sconfitte troppo lunghe che progressivamente hanno allontanato le chance di approdare alla post-season: matematicamente l’addio ai Playoffs è arrivato solamente il 5 di Aprile, con l’ennesima L subita dai NY Knicks, ma le possibilità si erano già andate ad affievolire con dieci battute d’arresto maturate agli inizi di Marzo, alcune di esse vere e proprie affondate.
A onor del vero comunque la stagione ha visto molti cambiamenti, che non hanno certo favorito l’uniformità della chimica di squadra: in primis il cambio in cabina di regia, con l’innesto di coach Traiano (appena rinnovato per altri 3 anni) a scalzare l’ormai insopportabile Mitchell non ha avuto l’effetto desiderato portando (?), al contrario, i Raptors nei bassifondi della Lega; l’acquisto di Shawn Marion e Marcus Banks poi, ha certo ridato grinta al gruppo, ma il vero risveglio è arrivato ben troppo tardi, quando ormai le piazze dei PO erano già state decise. Infine, i continui arrivi e partenze in panchina hanno ulteriormente frammentato lo spogliatoio che deve obbligatoriamente essere arrichito con nuovi nomi: la situazione è dunque seria, dietro al quintetto base (di tutto rispetto) c’è ben poco di cui parlare; il solo Ukic è riuscito a farsi notare e non è da escludersi una sua promozione a vice-Calderon, ma per questo verrà il futuro…
[b]The star:[/b] Chris Bosh non è un vero uomo franchigia e quest’anno lo ha dimostrato palesemente: il #4 resta certo un talento dotato di classe cristallina, ma il continuare a pestarsi i piedi col compagno di squadra Andrea Bargnani, suo amico-nemico, rende quasi impossibile ai due il mettersi in luce al meglio delle proprie capacità.
Le cifre raccolte i nquesta brutta annata restano sì ottime, l’ala ex-Georgia Tech ha infatti viaggiato infatto con una doppia-doppia di media, collezionando 22.7 punti e 10 rimbalzi (quasi due in più rispetto alla scorsa stagione), ma la compatibilità con Andrea e l’attesissima estate 2010 sempre più vicina, mettono il GM Colangelo difronte ad una scelta: a questo punto, varrebbe la pena coinvolgere subito Bosh (meglio ora che a gennaio) in una trade cercando di rinforzare la squadra in maniera intelligente, piuttosto di lasciarsi scappare questa ghiotta opportunità l’anno prossimo, quando il suo addio non fruttuerà mezza lira.
Il ragazzo vuole il titolo da sempre, ma Toronto si è rivelato il team sbagliato per inseguire questo sogno: ai Raptors serve un vero 5 fisico da accopiare al Mago, mentre Chris necessita di una squadra che lo (ri)valorizzi completamente puntando ciecamente sulle sue potenzialità, cosa che in Canada anno dopo anno gli è sempre più stata negata.
[b]The surprise:[/b] se ci è dato di definirlo così allora ci buttiamo senza dubbio sul nostro beniamino Andrea Bargnani, ormai giunto alla sua terza stagione in maglia Raptors.
La crescita avvenuta durante l’anno è stata sorprendente e finalmente il tanto acclamato centro ex-Benetton Treviso ha ottenuto la sua, meritata, fetta di fama, scalando col tempo la classifica dei migliori centri nella Lega, grazie a prestazioni poco lontane dagli standard All Star.
I mesi con quasi 20 punti di media non devono però cancellare i soli 5 rimbalzi acchiappati a serata, ancora troppo poco per uno di 2.13, ancora troppo poco per sfondare veramente nel pitturato: manca forse aggressività, ma soprattutto manca la tecnica per potersela giocare contro i Gasol, Shaq, Howard del caso, anche se qui intervengono i due coach che lo hanno provato in diverse posizioni (da 5 fino a 3) negandogli spesse volte uno spot fisso dove giocare e danneggiando così la già scarna fase difensiva. Il 41% dall’arco resta ad ora una delle migliori armi a dispozione del #7, anche se questa stagione lo ha visto protagonista in delle prime vere affondate in schiacciata, dandogli sicurezza sul fatto di poter essere fermato da ben pochi lunghi anche in penetrazione: la cessione di Bosh potrà forse aprirgli ancor più promettenti scenari, avendo la possibilità di diventare se non la prima, la seconda opzione offensiva, incrementando così il fatturato ad ora sui 15.4 punti di media. Non ci resta che gridare “Forza Andrea”!
[b]The disappointment:[/b] la più grande delusione della stagione sarebbe senza dubbio l’intera squadra, difficile infatti trovare un giocatore in particolare che più ha deluso tra tutti.
Meglio così ripiegare sulle seconde linee, causa della mancanza di un vero sesto uomo in grado di cambiare le sorti dei match: la panchina paga l’assenza di grandi nomi, con giocatori perlopiù mediocri utilizzabili nel solo garabage time; Parker e Kapono non hanno dato abbastanza esplosività ed è sempre costato ai primi cinque fare gli straordinari, arrivando però così senza fiato quando più necessari. Serve assolutamente una pulizia di contratti e giocatori inutili, alla ricerca di giovani a cui il progetto di una sorta di ricostruzione stia a cuore e a cui partecipino con voglia e determinazione.
[b]The draft:[/b] con la nona, e unica loro scelta a dispozione in questo Draft, i Raptors hanno chiamato DeMar DeRozan, guardia tiratrice molto promettente ben descritta anche dai migliori websites americani che proiettano questo ragazzo ventenne a giocarsi il “Rookie of the year” anche contro i due giganti Griffin e Thabeet. Prodotto della University of Southern Carolina, DeRozan è dotato di gran atletismo, etichettato come gran saltatore e corridore, è anche un incredibile leader e ottimo finalizzatore, grazie ad un ottimo step-back dai sei metri, a potenti schiacciate (la sua via preferita) ed un bruciante primo passo; andrà probabimente a far da back-up a Calderon, forte delle buone cifre conquistate all’università (13.9 punti e 5.4 rimbalzi in 33 minuti di utilizzo) che sembrano renderlo pronto alla NBA.
Paga molto la sua “testa calda” e una difesa ancora da rivedere, il che rende il già difficile compito di Traiano ancor più arduo: crescere il ragazzo però può e deve essere il primo passo verso l’estate del 2010 quando in Canada si cambierà aria e giovani come DeMar si renderanno necessari per il nuovo progetto.
[b]The future:[/b] con l’apertura del mercato dei free-agents, c’è la possibilità di acquisire qualcuno in estate, con a dispozione la dozzina di milioni ricavati dal non-rinnovo di Shawn Marion.
Il solo Reggie Evans, arrivato dai Sixers in cambio di Jason Kapono, non è sufficiente a colmare il buco nel settore lunghi, seppur buon rimbalzista infatti Evans paga il fattore altezza, “solo” 203 cm: si parla in questi giorni di Chris Andersen, reduce da un’ottima stagione con la maglia dei Nuggets, o di Trevor Ariza, che sembra però voler restare a LA (sempre risolti i problemi contrattuali con Odom); certa pare la seconda chance data all’australiano Nathan Jawai, che resta però improponibile come secondo centro dietro al solo Andrea.
La dirigenza dovrà essere abile nel risolvere il caso, cercando di mettere sul mercato Chris Bosh ricavandone qualche buon giocatore prima del fatidico 2010: l’estate è ancora lunga è vero, ma l’incubo di una nuova, pessima Regular Season è all’angolo…e a Toronto non sarà certo facile da digerire. C’è solo da sperare che il motto diventi “O la va, o la spacca”, prima che sia il gruppo stesso a spaccarsi definitivamente…a Ottobre.