[i]”Non puoi permettere a questi Bulls una seconda chance con Jordan in campo, perchè lui avrà sempre la giocata giusta. Sa cosa fare e da avversario vivi ogni istante con questa paura”[/i] – Jerry Sloan
E rieccoci per un nuovo appuntamento con la storia del basket americano: questa rubrica vuole infatti ricordare 10 tra i più bei momenti vissuti negli oltre 60 anni della lega cestistica più famosa nel mondo, 10 tra i mille episodi rimasti impressi nella memoria di ogni fan ed entrati di diritto negli annuali della NBA. Nella prima puntata c’eravamo occupati di Kobe Bryant, eroe contro i Suns grazie a due tiri fondamentali nei secondi finali; l’episodio odierno ha diversi elementi simili con il precedente: finale di gara concitato, tiro fondamentale, cronometro che scorre, solo che l’eroe questa volta ha un altro nome, ancor più noto di KB.
Trattasi infatti di Michael “Air” Jordan, senza alcun dubbio il miglior giocatore di sempre passato sul parquet.
La gara in questione è game-6, Finali 1998 che vedeva fronteggiarsi Chicago Bulls e Utah Jazz: i Bulls, guidati ovviamente da MJ, erano giunti in Finale risolvendo la pratica Pacers solo in gara-7, mentre per i Jazz il cammino era stato molto più tranquillo laureandosi campioni a Ovest dopo aver asfaltato i Lakers, gli ultimi di Van Exel. La serie s’infiamma subito con Utah che viola lo United Center già alla prima, gettando le basi per una sfida mozzafiato, tra le più belle di sempre: i Tori però ribaltano subito le sorti, distruggendo gli avversari in gara-3 (54-96) e prendendo il largo nel successivo match. La squadra guidata da Jerry Sloan ricorre così ai ripari riportandosi sul 2-3 e rinviando tutte le sorti in gara-6, nuovamente tra le mura amiche: il Delta Center è al completo, tutti attendono i loro beniamini, tutti sperano in game-7, ma Jordan ha ben altri progetti per quella sera. Jordan fece 15/35 dal campo e 12/15 dalla lunetta quel giorno. Segnò 16 punti nel solo ultimo quarto, trascinando solitario l’attacco fin dal momento in cui il cronometro segnava ancora 2.06, quando Pippen era allo stremo delle sue forze, infortunato alla schiena e sofferente, proprio quando Chicago non aveva altri a cui rivolgersi se non a lui, Mr 5 MVP, Mr 5 titoli. Ed MJ non tradì, rispondendo colpo su colpo, senza la minima paura, segnando in layup noncurante del fallo dopo una tripla spacca-ginocchia di Stockton a 40” dal termine, per poi, sul ribaltamento di lato, riconquistare palla e volare ancora una volta nel paradiso del basket.
[i]”Abbiamo raddoppiato Malone”[/i] rivelerà in seguito Jordan [i]” Supponevo che Hornacek cercasse il passaggio verso di lui, ma non ne sembrava così sicuro; questo mi ha dato l’opportunità di spuntare da dietro e cogliere di sorpresa Karl. Lui non mi ha mai visto arrivare e io sono stato bravo a portargliela via”[/i]
La rubata di Jordan dà così il via ad una veloce controffensiva: con il cronometro che segna 10”, è Bryon Russell ad andare ad occuparsi di MJ cercando in tutti modi d’impedirgli la penetrazione. Michael cambia però mano, nella maniera più micidiale possibile, lasciando Russell, caduto e desolato sul parquet: il #23 ha così tutto lo spazio e il tempo necessario per elevarsi e scagliare il tiro decisivo che trova solo la rete (85-84). Sorpasso Bulls. Inutile l’ultima preghiera di Stockton, Chicago è di nuovo campione NBA, è di nuovo threepeat, l’ultimo dell’era MJ.
[i]”Tutti al Delta Center, coach e giocatori dei Jazz compresi, sapevano che la palla sarebbe finita dentro”[/i] dirà poi Phil Jackson. [i]”Non appena Russell mi è venuto addosso, mi ha dato una linea d’entrata pulita. Ho giusto creato la mia penetrazione ideale: sono entrato, mi sono fermato, elevato e costruito in questo modo un semplice jump shot; avevo molta strada libera e il tiro è andato dentro. Comunque i complimenti vanno fatti anche e soprattutto alla grande difesa: per tutta la serie siamo stati forti nelle retrovie e nel loro ultimo possesso hanno avuto molta difficoltà a costruire un gioco quantomeno decente. Se siamo arrivati fin qui a giocarcela è solo merito della nostra difesa”[/i]
Pochi giorni più tardi, dopo la grande sbornia, Michael dichiarerà di volersi ritirare (salvo poi tornare nel 2001) lasciando così come suo ultimo ricordo un tiro da incorniciare in tutto e per tutto, un tiro destinato a rimanere nella storia della NBA. Alla prossima puntata.
[url=http://www.youtube.com/watch?v=PRCTp57LQro&feature=related]http://www.youtube.com/watch?v=PRCTp57LQro&feature=related[/url]