[i]”È stato un attimo indimenticabile, peccato per chi se n’era già andato”[/i] commenterà così Tracy McGrady quello che a tutti gli effetti resta un vero e proprio miracolo.
Forse, addirittura, qualcosa di più.
Nel terzo appuntamento infatti ci occupiamo di un giocatore tanto fenomenale quanto sfortunato, costretto a convivere da anni con seri problemi fisici a schiena e ginocchia: stiamo parlando di Tracy McGrady, fuoriclasse degli Houston Rockets e di quel così lontano dicembre 2004 quando nel giro di 10 giorni, la guardia #1 lasciò un impronta indelebile nella recente storia della NBA, segnando dapprima 48 punti vs i Mavericks (in un confronto poi perso agli OT) per poi presentarsi, otto giorni più tardi, tra le mura amiche in una gara divenuta da quel giorno particolarmente famosa.
Queste le circostanze che fecero da contorno ad una notte del genere: Rockets sotto di 10 punti con 1′ da giocare, contro i San Antonio Spurs, dominanti per i restanti 47 minuti su tutti i lati del campo, la gente che ride per non piangere, con lo sguardo ampiamente rivolto alla partita successiva: il derby texano non ha più nulla da dire e gli spalti del Toyota Center cominciano inesorabilmente a vuotarsi. Quello che è accaduto poi, i 10.000 fans di poca fede imbottigliati già nel parcheggio di Polk Street, lo rivedranno per anni soltanto nei numerosi video su Youtube.
Tracy McGrady difatti, in una trance agonistica allucinante, cominciava a prendere ogni pallone rimasto da giocare cacciandolo dentro con una facilità disarmante: gli Spurs osservano un po’ indispettiti, ma ipotizzare una rimonta in così poco tempo sembra davvero fantascienza, persino i tifosi fischiano, era insomma un po’ come credere a Babbo Natale….ma in campo, ragazzi, c’è T-Mac… A risaltare ancor più una simile prodezza il tabellino, con mani rimaste decisamente fredde per tutta sera: 1/8 da tre, forzature e la sempre più vicina rassegnazione all’ennesimo tonfo casalingo, tra fischi e delusione; poi, a 35″ dalla fine, la prima tripla (78-71): l’inizio di un sogno a Houston, di un incubo per Duncan&co. [i]”Mi ero convinto che qualsiasi cosa avessi tirato sarebbe finita dentro: ormai il canestro mi sembrava enorme”[/i] Così con 24″ da giocare aveva nuovamente ritentato da dietro l’arco, sbilanciato, subendo il fallo di un ingenuo Duncan e portando a casa quattro punti di un valore impressionante: 75-78, un possesso di differenza, gara riaperta. Cominciano le rogne per Popovich, ormai sensibilmente irritato…e non è ancora finita!
San Antonio allunga con due liberi di Duncan (80-75), ma McGrady, sganciava la terza tripla consecutiva, noncurante del solito sporco lavoro di Bowen (trattenuta al braccio): 11″ alla fine, meno due Rockets, un altro punto rosicchiato e timeout ospite. Popovich disegna alla lavagna l’ovvio schema, possesso palla in attesa del fallo, ma ancora una volta succede l’impensabile: Devin Brown ricevendo da Barry, scivola goffamente sul parquet perdendo il controllo del pallone e McGrady, “casualmente” di passaggio, raccoglie palla involandosi rapidamente verso il canestro; T-Mac si ferma, non vuole gli overtime, vuole solo la W: così, davanti all’arco, si alza in un decollo trasversale, in mezzo a due avversari inferociti, con il torso piegato dalla parte opposta del canestro. Praticamente una magia, magia che completa il miracolo: la retina fa “ciuf”, 81-80. E’ trionfo. Ed è anche il 36° punto, 13 nel solo finale. Houston esce vincente in una partita che non poteva e doveva dire altro, lasciando così per una volta un raro sorriso sui volti dei migliaia di fans costretti ad una squadra terribilmente discontinua; ed è anche un bel colpo di fortuna per l’Nba, nel triste giorno in cui si annuncia l’incriminazione dei protagonisti della rissa di Detroit, squalificati per la scazzottata col pubblico. Per un giorno si parla di basket giocato. E che basket!
[i]”Perché ho tirato da tre? Semplice ho deciso di prendermi quel rischio, mi sentivo sicuro, volevo vincere la partita. È stata una sensazione bellissima, tutti i compagni che mi portavano in trionfo. Non capita spesso. Mi spiace per quelli che se ne sono andati prima della fine, hanno perso qualcosa di davvero grande”[/i]
Delusi ovviamente gli avversari, Duncan commenta [i]”Una sconfitta così ti distrugge. Ma quando T-Mac si scalda c’è solo da starlo a guardare” [/i] amareggiato anche coach Popovich[i]”E’ semplicemente incredibile!”[/i]; e risulta difficile ancora oggi trovare altre parole, commentare una simile rimonta, in 37″, completamente soli…semplicemente”incredible”…ma questo è Tracy ed anche solo pensare al giocatore odierno senza alcun infortunio lascia molto rammarico. Sfortuna già, ma anche tanto, tantissimo talento…non solo notti magiche!
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