26 maggio 2002. Vladimir Putin e George W. Bush firmano, al Cremlino, un trattato sulla riduzione dei rispettivi armamenti nucleari strategici, qualche migliaio di chilometri più un là un uomo manda in putiferio L.A.
Playoffs 2002, game-4 tra Los Angeles Lakers e Sacramento Kings, una delle rivalità più sentite in quegli anni nella lega: i Kings guidano la serie sul 2-1 e sembrano iniziare nel migliore dei modi anche gara 4, allo Staples, 40 punti nel solo primo quarto, 14 di vantaggio a metà tempo: Lakers con le spalle al muro e vicini ad una sconfitta fatale nell’inseguimento al three-peat così tanto sperato e invocato.
Webber e Turkoglu mettono subito le cose in chiaro, schiantando i padroni di casa nei primi minuti, è compito poi del fuoriclasse Mike Bibby gestire il cospicuo vantaggio accumulato, con un 8-11 dal campo nel 2°quarto che porta gli ospiti addirittura sul +24 (50-26): L.A. è stordita e solo grazie ad una fortunosa tripla da metacampo del poco utilizzato centro Samaki Walker, avvenuta a onor del vero dopo il suono della sirena, il distacco diventava più umano (65-51). Phil Jackson, dimostrandosi più tranquillo del previsto, decide così che l’unico suo uomo in grado di fermare la furia di Sacramento sia Kobe Bryant, che manda subito a caccia di Bibby in modo da limitare (e quasi annullare) la principale fonte offensiva degli avversari: i risultati sono più che ottimi con un insignificante 1-5 dal campo che permette la rimonta dei gialloviola, sul -7 al termine della terza frazione (80-73), l’inerzia della gara dunque, lentamente, si sposta dalla parte losangelina, ma il match doveva dire ancora molto.
Horry entra nel vivo della partita con due triple, la seconda a 1’39” dal termine, in risposta ad un bel jumper di Hedo Turkoglu, portando così i gialloviola sul -3, 93-96; Divac segna dai 5 metri, ma Kobe risponde immediatamente con una delle sue splendide penetrazioni, Christie sbaglia una facile tripla in wide-open, mentre Shaq non si emoziona in lunetta (dopo aver guadagnato un buon fallo) facendo 2/2 e chiudendo così con un favoloso 9-13, 5-6 nell’ultimo parziale di gioco. Divac subisce l’ovvio fallo intenzionale, ma non è altrettanto preciso ai liberi mandando fuori bersaglio il primo e segnando solo il secondo (99-97): 11.8 secondi sul cronometro, timeout Lakers, chance di OT, addirittura di W. Un vero e proprio regalo dopo una partita del genere.
Bryant (25 punti) si butta dentro alzando di molto la parabola del tiro, respinto dal ferro, Shaq acciuffa il rimbalzo, ma ben chiuso da Vlade sbaglia, il centro serbo così con furbizia schiaffeggia la palla il più lontano possibile, ma per sua sfortuna sulla traiettoria trova lui, Mr. Big Shot, Robert Horry. L’ala grande losangelina avrebbe dovuto trovarsi sotto canestro a lottare per il rimbalzo, ma scivolando era rimasto solo fuori dall’arco: la posizione giusta, al momento giusto. Il tiro, inutile dirlo, troverà solo la rete… 100-99.
L.A. vinse la partita che non poteva perdere, riaprendo i giochi di una serie che, per quanto giungerà poi fino a gara-7 (come se non bastasse agli overtime), bocciò i Kings e promosse i losangelini, che con nuove energie tornarono concretamente a sognare il terzo titolo, tutto grazie a “Mr. 7 titoli”, Robert Horry, entrato di diritto con questi suoi tiri nella storia della NBA.
[u][b]Vlade Divac[/b][/u]: [i]”E’ stata solo fortuna. Nient’altro.”[/i]
[u][b]Robert Horry[/b][/u]: [i]”Vlade parla di fortuna? Beh dovrebbe saperlo ormai, io metto questo genere di tiri da una carriera intera. Non puoi pensare in queste situazioni: sai solo che se non la metti dentro in tempo, hai perso, se fai canestro è il delirio.”[/i]
[u][b]Phil Jackson[/b][/u]: [i]”E’ stato un finale incredibile. Non l’avevo disegnato, quindi non chiedetemi come sia accaduto tutto ciò.”[/i]
[u][b]Rick Fox[/b][/u]: [i]”Pensavano di aver già vinto, era come se fossero già seduti in macchina pronti a tornare a Sacramento, ma alla fine abbiamo vinto noi, calciandoli fuori da quella macchina.”[/i]