L’estate NBA è stata riscaldata da alcune trades molto importanti in vista dei training-camps ormai alle porte, un vero warm-up di preparazione all’off season 2010, che potrebbe portare sconvolgimenti ben più decisivi per le sorti di diverse franchigie.
All-Around inizia da oggi una serie di preview sulle squadre NBA, la loro situazione attuale e del recente passato, e i loro obiettivi per la stagione 2009-2010. Lo faremo prendendo in considerazione le singole divisions, a partire dall’Atlantic.
Se i Boston Celtics si ripresentano ai blocchi di partenza come la squadra favorita della propria division, non sembrano essere da meno i Toronto Raptors, rinforzatisi e rinnovati nel roster. Philadelphia sembra poter galleggiare a metà classifica, con Knicks e Nets possibili, quanto improbabili, sorprese. Ma andiamo con ordine…
[b]BOSTON CELTICS[/b]
La squadra più vincente della storia NBA s’è presa un anno di pausa. Senza Garnett e altri infortunati (Powe) la strada negli ultimi playoffs s’è interrotta di fronte ai poi finalisti Orlando Magic. In vista della nuova stagione Ainge ha aggiunto esperienza e centimetri ad un roster già fortissimo come quello campione nel 2008. L’arrivo del bizzoso Rasheed Wallace sembra completare il quadro, con i Big Three già riconvertiti in Four (Rondo) ad augurarsi di poter schierare un quintetto di livello assoluto con lo stesso Sheed ad alternarsi sotto canestro con Garnett, tra le posizioni di 4 e 5. Big Baby Davis è stato rifirmato e Powe rientra nei ranghi (senza dimenticare Perkins e il nuovo arrivo Shelden Williams) per condire un’autentica corazzata nella zona pitturata. A spingere la palla è rimasto “Fast” Eddie House come primo cambio di Rondo e Allen, che verrà coadiuvato nel back-court del secondo quintetto dall’altro nuovo acquisto Marquis Daniels. I fans biancoverdi di vecchia data si augurano che i Celtics possano rivivere una stagione come quella del 1986, con Walton 6° uomo extra-lusso, e la formazione di Bird-McHale-Parish a vincere il terzo (e ultimo) titolo della loro fantastica carriera.
[b]TORONTO RAPTORS[/b]
Fallito l’esperimento delle “Twin towers” a Toronto hanno deciso di cambiare rotta, pur navigando nelle stesse acque – internazionali – ormai vero trademark della gestione Colangelo-Gherardini. E’ arrivato Marco Belinelli da Golden State, è rimasto ovviamente Andrea Bargnani, ma soprattutto con una grandissima mossa di mercato, Toronto si è aggiudicata i servigi del turco, al secolo Hedo Turkoglu. Probabilmente il giocatore europeo che meglio si è adattato, facendolo da giovanissimo, al basket NBA sapendone diventare una delle stelle col suo gioco da all-around fatto di leadership, passaggi e tiro da fuori. I suoi fondamentali sono scolpiti nel granito, le qualità fisiche e soprattutto l’altezza – per il ruolo – non si insegnano, e Turkoglu con tutto questo ben di Dio che si porta dietro ha scalato negli anni la vetta dell’élite NBA. I Raptors punteranno ancora molto su Bosh, ovviamente, e sulla point-guard spagnola Calderon, che in quanto a leadership è secondo a pochi. Stagione della verità, se ce n’è una, per la formazione (e città) più europea di tutto il Nord America.
[b]PHILADELPHIA 76ers[/b]
La squadra guidata da Eddie Jordan è formata da un nucleo che sta crescendo, ma che rimane ancora giovane se escludiamo l’esperienza di uomini come Elton Brand e Marshall. Proprio la crescita di questo gruppo sarà fondamentale per una potenziale “bella” ma incompiuta delle ultime stagioni. Brand e i suoi infortuni giocheranno un ruolo chiave, così come la capacità di Andre Iguodala di diventare un vero faro per i compagni e non solo un grandissimo giocatore individualmente parlando, e come ormai è chiaro a tutti nella Lega e non. Kapono dovrà garantire la costanza nel tiro da fuori che si richiede ad un giocatore con le sue caratteristiche, e che possa aprire il campo per le incursioni a centro area di Iguodala, Green e i giovani leoni rosso-blu, oltre a bilanciare il gioco “dentro-fuori” quando Brand chiama palla sulle tacche.
Probabile che i fans dei 76ers debbano pazientare ancora in questa stagione, perchè come detto il mix comunque promettente di veterani e giovani non è ancora equilibrato al punto giusto, e solo ulteriori mosse sul mercato durante la stagione potrebbero (difficile) portare quel qualcosa in più a Phila in vista di una qualificazione agli ultimi posti del tabellone dei playoffs.
[b]NEW YORK KNICKS[/b]
Difficile, difficile davvero la vita nella Grande Mela, se lavori per i Knicks e non vinci un anello dal 1973. Questo la sappiamo tutti: stampa che farebbe paura ad una flotta di piranha, fans disperati che pagano – eccome se pagano – per riempire il Madison Square Garden, e squadra che puntualmente perde. I soldi buttati dalla dirigenza newyorkese nelle ultime stagioni in acquisti e contratti da denuncia non si contano più. Qualcuno ha pensato che Mike D’Antoni avesse la bacchetta magica, ma ovviamente non è così. Il suo lavoro è iniziato, sarà lungo e difficoltoso, ma siamo certi che porterà a dei risultati, magari quelli che al di là del gioco spettacolare non sono arrivati nemmeno a Phoenix. Limitati dall’imbarazzante situazione salariale i Knicks si sono comunque mossi sul mercato, anche se il miglior acquisto, soprattutto visto dal nostro punto di vista, sarà certamente quello di Danilo Gallinari, rientrante dopo l’operazione alla schiena. Su di lui, sull’atletismo di Lee e sulla voglia di rivincita dei vari Hughes, Harrington e Curry (che in 3 non fanno però il carattere del nostro Danilo) punterà “il baffo” da Mullens, in attesa della famosa estate 2010 e della stella di assoluta grandezza che gioco-forza dovrà arrivare ad illuminare nuovamente Manhattan.
[b]NEW JERSEY NETS[/b]
Con l’eterno cartello “lavori in corso” esposto ai margini della palude, i Nets si apprestano a vivere un’altra stagione della loro vita sportiva all’insegna del “non ora”. Ma forse, e soprattutto fuori dal parquet, il momento per i Nets sta arrivando davvero. Il plurimiliardario russo Mikhail Prokhorov ha appena acquistato l’80% della franchigia, e buona parte dei lavori di costruzione della nuova arena da 32 mila posti. Con questa tutto il nuovo quartiere che sorgerà e farà da contorno per quella che potrebbe diventare (usiamo sempre il condizionale parlando degli amici – al momento ancora – al di là del tunnel) una delle realtà più luminose del prossimo futuro nello sport professionistico americano. Sul campo le cose sembrano abbastanza chiare: partito anche Vince Carter alla volta della Florida, sponda Orlando, la squadra è definitivamente nelle mani di Devin Harris. La dirigenza ha provveduto a fornirgli un back-up di lusso nei panni (e nella testa) di Rafer Alston che torna nelle vicinanze della “sua” New York City. Il resto è poca cosa. Nelle mani dell’ex-prodigio della panchina Coach Frank, c’è un roster fatto di onesti lavoratori come Hassell, Battie e Najera, gente diretta verso la pensione ma sempre pronta all’occorrenza ad un tuffo sul parquet. Sembra per lo meno interessante la scelta fatta all’ultimo draft, quel Terrence Williams preso da Louisville, in corsa per il ruolo di “crack” tra le giovani promesse. Ma anche lui non basterà e risollevare New Jersey dal fondo della classifica di un’Atlantic Division dove la corsa a due tra Boston e Toronto terrà banco per tutto l’inverno.