[b]Los Angeles Lakers[/b]
Pronti, partenza via, i Lakers scappano subito: grazie a un brillante Kobe i gialloviola volano in cima alla classifica cadendo solo a Dallas, una di quelle serate da dimenticare e infatti immediatamente cancellata dalle “doppie vu” contro Hawks e Rockets (1° sfida tra i due ex Ariza-Artest). KB, in uno stato di grazia dei suoi, mette tre quarantelli, superando i 24.000 con di fronte un tale Iverson, aiutando così i suoi compagni a colmare l’assenza di Gasol, ancora fuori ma secondo Jackson già pronto per la sfida di domenica contro gli Hornets. Certo ci sarà Bynum, ottimo finalizzatore, ma ancora protagonista di bui difensivi che lo limitano tecnicamente e confermato pure Ron, che con una serie di prestazioni sopra i 15 punti e chiare dimostrazioni di quel talento troppo spesso dimenticato dietro balordate, non fa rimpiangere certo Trevor Ariza allo Staples.
LA dunque, giunge con stanotte alla quarta vittoria consecutiva, malgrado anche la panchina corta: a Josh Powell e Jordan Farmar, in particolare è chiesta una conferma delle speranze riposte in essi negli anni passati, perchè se è vero che senza Pau non serve ancora convincere bensì vincere, il proseguo della stagione dipende anche da loro.
[b]Phoenix Suns[/b]
La 200esima vittoria di coach Alvin Gentry, coincide con la 5 vittoria stagionale a fronte di una sola sconfitta: una partenza così, in Arizona, non la vedevano dal lontano 2000.
Le prime 4 vittorie dei Suns dunque non sono state quindi un fuoco di paglia, ma anzi vengono coronate dall’impresa di sbancare il TD Garden di Boston segnando la bellezza di 110 punti contro una difesa, che ne aveva concessi finora poco più di 80. E’ pur vero che Richardson ha trovato la serata giusta per esplodere (34 punti) dopo il quasi nulla visto nelle precedenti uscite, ma i Suns hanno comunque dimostrato grande qualità confermando non solo il buon inizio del play canadese Nash (già autore di 20 assists), ma anche la veloce ripresa di Stoudemaire, sperando che i segnali negativi lanciati per mezza estate siano ora completamente dimenticati. Obiettivo? Ovviamente mantenere questi livelli, dimostrando continuità e magari inserendo maggiormente nel gioco il rookie Earl Clark, di cui tanto bene si è parlato, vista anche la cortissima panchina.
[b]Los Angeles Clippers[/b]
[i]Potrò giocare in ogni squadra l’anno prossimo”, “Anche nei Clippers?”,Ovunque.[/i]
Con Lebron che regala un po’ di speranza ai tifosi cominciando a parlare del suo futuro dopo questa stagione, LAC è riuscita comunque ad evitare il tremendo 0-6 dello scorso anno, portando a casa due buone vittorie con Timberwolves e Warriors, rispondendo con forza ad un inzio perdente e poco incoraggiante, anche se a dirla tutta sperare di battere Lakers e compagnia bella lassù in cima alla lista era impensabile. Pur con l’assenza di Griffin (confermate le sei settimane di stop), i Clippers non sono sprofondati, restando bene a galla: le due W hanno però messo in luce la ridotta concretezza di Baron Davis, salvato dalle ovvie accuse da Kaman, partito col botto e subito protagonista con una doppia doppia di media, insieme ad Eric Gordon che non pare smentire quanti stravedono in questo ragazzo ancora 21enne. Per il Barone dunque si prospetta, come è giusto che sia, una lunga stagione, alla ricerca non solo di una riconferma, ma anche di un posto nei cuori losangelini.
Restare in scia con le grandi è il must fino ad almeno a metà dicembre quando con il ritorno di Blake forse non solo sara più semplice convincere, ma anche, perchè no, puntare a qualcosina in più…
[b]Golden State Warriors[/b]
Le chanches dei Warriors di fare i playoffs nella difficilissima Western Conference restano pari a zero prima ancora che la stagione inizi. Poco da dire insomma su di una squadra che gioca male, senza un minimo ordine, capace sì di stupire contro le grandi, ma anche in grado di affondate pesantissime. La spiegazione è sempre quella, da almeno un paio d’anni, corsa forsennata, difesa piallata, al che i ventelli di Anthony Morrow e Maggette servono a ben poco: difficile dunque commentare questo inizio, rimandiamo vere analisi a dicembre, anche se l’impressione è che pure allora li ritroveremo sul fondo della classifica.
Positivo il solo inizio di Stephen Curry, rookie atletico e dotato di grande forza, subito sfruttato a pieno regime da Nelson con un minutaggio vicino ai 30 per partita: manca ancora quell’esplosività offensiva del college, ma le basi per diventare una giovane stella ci sono eccome. Confidiamo in Don…
[b]Sacramento Kings[/b]
Martin segna la bellezza di 48 punti per i Sacramento Kings, i Kings battono Memphis, ma la squadra allenata da coach Westphal resta ultima.
[i]”Dobbiamo lottare e non mollare mai, e dobbiamo far diventare questo il nostro stile”[/i], motto più che giusto solo che alla Arco Arena una decina di vittorie in pù farebbero solo che bene, peccato che Kevin si sia giusto appena infortunato e Scaramento dovrà fare a meno dei suoi punti per qualcosa come due mesi. Promosso a pieni voti Spencer Hawes, partito con diverse doppie doppie, ora sarà Beno Udrih a dover prendere la palla al balzo, dimostrando che anche da titolare può diventare un’arma utilissima e non solo più da sesto uomo.
A questa situazione che non si prospetta certo facile, si potrà però ricorrere anche all’israeliano (primo in NBA) Omri Casspi, eccitato da tale occasione concessagli e subito positivo alla prima tra le mura amiche con una prova da 15 punti, 3-4 dall’arco, sua specialità. [i]Durante il match ho guardato un paio di volte mio padre e lho visto sorridere. Per me si è avverato un sogno, e lo stesso vale per lui.[/i] Per i Kings invece, i sogni sono ben lontani…