Caserta non è mai stata una città sazia di basket. Il ritorno sul palcoscenico della serie A è stato un granidissimo successo, che ha coinvolto i tifosi. Dopo 1 anno di sofferenza, culminata in una salvezza al cardiopalma, la Cenerentola del basket campano ha ricevuto la visita della sua fata turchina, nelle vesti di un general manager giovane e ambizioso, e di un allenatore esperto e con voglia di vincere: Claudio Coldebella e Stefano “Pino” Sacripanti, hanno creato assieme al presidentissimo Caputo, una squadra solida, con qualche scommessa, con tanto talento, che si è presentata al gran ballo e ha attratto su di sè gli occhi di tutti. Un secondo posto inaspettato, 3 sole sconfitte, tutte lontane dal fortino del palamaggiò, di cui quelle di Montegranaro e Teramo ampiamente evitabili. Sono le bombe del cecchino nigeriano Ere, le volate di Bowers, i salti e le follie di Jumaine Jones, ma soprattutto il cuore del capitano Di Bella e del gladiatore Michelori suo socio, a fare di questa squadra una forza. Miglior attacco, velocità. dinamicità, varietà di giochi. Tutti al servizio di un allanatore che da grande libertà e spazio alle doti di tutti. Andare avanti contro tutto e tutti è difficile, ma il lavoo all’ombra dela reggia è febbrile e inizia a dare i suoi frutti: le vittorie arrivate a Treviso col buzzerbeater di Ere, quella di +15 contro la Virtus Bologna, la rimonta dal -17 in casa con Pesaro, i due supplementari per battere Milano; tali vittorie, che sicuramente hanno dato alla squadra un’importante carica agonistica e di adrenalina, non sono arrivate per caso: è tutto frutto di un grande gruppo, che sa stringersi a testudo e portare a casa la vittoria contro qualisiasi squadra. Se poi ci aggiungiamo che molti degli atleti in casacca bianconera sono anche giovani, e penso al riccioluto Doornekamp, o al lavoratore Martin o al baby Parrillo, il risultato visto anche su scala pluriennale può essere notevole. La Pepsi Caserta, tornata in questa stagione la grande “Juve” degli anni 90′, non è lo spettacolo di un cantante solista, come avveniva la passata stagione con il portoricano Diaz e con l’egocentrico Slay, ma grazie al suo gioco frizzante e al talento ben distribuito in tutto il roster, si presenta come un’orchestra sinfonica, che alterna l’adagio al tumultuoso, che fa andare all’inferno e poi in paradiso i suoi tifosi. Già i tifosi… I ragazzi dell’Ibn sono sempre presenti ovunque, e lo spettacolo di Bologna, di Avellino ne sono la dimostrazione. Una squadra forte dentro e che vuole porsi come mina vagante alle spalle della corazzata Siena. E chissà che il 10 gennaio al palamensana non ci scappi il colpaccio… Un 2009 da ricordare, istantaneea che va unita nell’album al passato così glorioso, per magari dare il via ad un nuova era, ad un nuovo inizio.