Qualche motivo per essere qui ad assistere ad un New Orleans-Dallas di fine stagione ce l’ho. Diciamo principalmente due: vedere all’opera i Mavericks finalmente rodati dopo i nuovi innesti dal mercato e dare il “bentornato” a Chris Paul, fermo da 25 gare.
Partiamo dai primi: Butler e Haywood partono in quintetto, questo per dirci che lo scambio con Washington non è stato fatto giusto per aggiungere rinforzi alla rotazione, per allungare la panchina in vista dei playoffs, ma per avere delle pedine a lungo sul parquet e che possano dare un volto per lo meno diverso ai Mavericks di inizio stagione.
Che poi a mio avviso non cambi molto, beh, è parere del tutto personale. Certo che Butler è un gran giocatore! E Haywood permette a Dampier di partire dalla panchina, si alterna con lui, affianca Nowitzki nella front-line, anche se poi nei quarti periodi si finisce spesso (per non dire sempre) col tedesco da “5”. Questo è possibile per la presenza di un giocatore fondamentale – in questo tipo di schieramento – come Najera, difensore e rimbalzista, soprattutto offensivo, caratteristiche che vanno a riempire il vuoto che Dirk in questo senso lascia spesso nel suo gioco.
Dallas parte fortissima e soprattutto con l’ingresso di Jason Terry, solitamente devastante nell’ultimo quarto e comunque più avanti nella partita, crea un primo divario a proprio favore che una spenta difesa di casa non sembra poter contenere. Che strana stagione quella degli Hornets…allenatore licenziato, GM che diventa coach, miglior giocatore con la valigia pronta, entrato e uscito almeno due volte (l’ultima appunto in questa gara, dopo la lunga assenza per intervento al ginocchio) dall’infermeria. Eppure il pubblico c’è sempre, ci crede verrebbe da dire. Ma a cosa? I playoffs matematicamente ancora raggiungibili non sembrano terreno adatto al club della “Big Easy”. Approdarci sarebbe una magra consolazione, senza possibilità di far strada all’interno della post-season.
Come per altre franchige che si preparano ad una torrida estate, anche qui tutto girerà attorno alla permanenza di CP3 o alla sua partenza (ma il contratto scade comunque nel 2011). In questo caso chi arriverà saprà integrarsi con una squadra giovane, che sta mettendo in mostra gli ottimi rookies Thornton (28 punti stasera, migliore dei suoi) e la point-guard Collison (16 con 8 assist e una schiacciata per chiudere il terzo quarto che fa capire tutto l’atletismo “nascosto” che c’è in questo giocatore)? Serve qualcuno che si integri bene anche con David West, sempre all’ombra del più osannato Paul, ma uomo assolutamente decisivo per i suoi, “missmatch” se è vero che è piccolo e veloce per un normale lungo NBA, al contrario capace di portare le ali in post-basso dove ha una gamma di movimenti devastanti, già dai tempi di Xavier University.
Paul è al rientro e si vede, ma più la partita scorre e più la condizione sembra aumentare, tant’è che nell’ultimo quarto mettendosi in proprio, soprattutto con le triple, e un arresto e tiro dal lato destro buttandosi indietro, veramente terrificante, riesce a guidare i suoi verso il risultato impensabile. Certo che Collison, nei momenti della gara in cui Chris si tiene il ghiaccio sul ginocchio, seduto in panchina, non lo fa certo rimpiangere!
E’ Dallas a sciogliersi già nel 2° quarto quando la rimonta di New Orleans si concretizza. Nel secondo tempo, complice il 4/7 da tre punti di Mo Peterson (altro giocatore di ruolo ma pur sempre da tenere in considerazione per presente e futuro) la rimonta di cui sopra si trasforma in un’insperata W.
Dallas dopo la lunga striscia di successi consecutivi (12) perde la seconda delle ultime tre, tra cui una sconfitta casalinga con Boston nell’appuntamento precedente a questo. Si risparmiano in attesa di Aprile? Non esattamente. La squadra c’è e lotta fino alla fine, ma semplicemente gli ultimi 6-8 minuti di continui possessi offensivi dove il primo (e secondo, e terzo…) comandamento rimane:”Palla a Nowitzki” e tutti a guardare, condanna i Mavs e rimane il punto di domanda con la P maiuscola del futuro di Dallas.
Mettere insieme talento, anzi più talento c’è e meglio è, rimane la regola di Cuban, ma è già stato dimostrato, da Dallas stessa, che spessissimo questo sistema di allestire una squadra non paga e se volete il mio parere Dallas anche quest’anno non vincerà un bel niente!
Grande futuro invece per gli Hornets? Chi lo sa. Di Paul s’è detto, il resto al momento è contorno. Certo che le loro gare, quando ispirate, restano godibili, e per essere una squadra che come detto per ora non è né carne né pesce, non è affatto poco di questi tempi.
Andrea Pontremoli