Aprile, tempo di playoffs!
Mentre mi lecco i baffi pensando a dei playoffs decorosi a est (dove lunica vera domanda di interesse è se Boston è bollita o no, e la serie più interessante sarà probabilmente Boston Miami) , ma meravigliosi a ovest (8 squadre di livello alto abbastanza omogeneo, con una punta in su dei Lakers e una in giù dei malridotti Blazers), mi sembra doveroso fare due ragionamenti sulla Regular Season che si è appena conclusa.
[b]Nellanno del Re [/b]
MVP quasi sicuro, Capocannoniere fino alla penultima giornata (quando il mocciosetto dei Thunder lo ha superato a forza di 40elli, mentre lui si riposava per i playoffs), leader della miglior squadra del campionato.
Ma questi sono solo i numeri. Poi cè lemozione.
Un dominio su tutta la lega di tipo fisico, tecnico, psicologico, mediatico come non si vedeva dai tempi di
E sì. Proprio dellodioso pelato con il 23.
Si è iniziato a parlare solo di lui lestate scorsa, con le fantatrade (a Miami con Wade, a NY con il Gallo, a NJ per JZ (?!), perfino a LA, sponda Clips, con Kobe; insomma, spazio per la fantasia) che sembravano doverlo portare lontano dal lago, poi la questione del numero di maglia (basta col 23, per me e per tutti, in onore a MJ), poi la stagione dei Cavs (dopo un inizio stentato) ha cominciato a diventare di quelle notevoli, il resto lavete visto.
Però
Però personalmente non vedo ancora motivi di gaudio. Lebron non gioca per dimostrare di essere un gran giocatore: questo non è più in dubbio. Gioca per entrare nel novero dei 5-6 giocatori individualmente più forti di ogni epoca, e per fare questo sono necessari i titoli (si noti luso del plurale!).
Certo, LBJ questanno potrebbe vincere; tutti prima di vincere il primo titolo erano a 0 (Monsieur De Lapalisse insegna). Il fatto però è che personalmente questanno non ho visto niente di significativamente diverso rispetto agli ultimi 2 anni, nessun indizio che faccia pensare che potrà finire diversamente.
Cleveland riesce con una difesa ai limiti della perfezione (nelle quale il prescelto ormai si muove con disinvoltura, a differenza del passato) a paralizzare gli avversari, e a surclassarli in attacco potendo mettere in campo quintetti tatticamente molto diversi e tutti di elevato livello. In questo modo riesce ad uccidere presto le partite. Nessuno lo mette in dubbio.
Il dubbio però è su cosa faranno quando si troveranno in difficoltà, quando una squadra forte in 7 partite li studierà e proporrà delle contromisure, e loro si troveranno alle strette.
La storia dei Cavs nei playoffs ci dice che quando sono avanti nella serie sono fantastici, ma quando vanno a pari o sotto non riescono mai a raddrizzarla.
Questo perché Lebron non riesce più ad essere determinante. Perché non ha il vantaggio della regola delle difese illegali (le zone) che aveva Jordan.
Perché non ha larresto e tiro dalla media che hanno Kobe e Wade.
Allora, quando la partita è tesa e laltra squadra lo raddoppia o triplica, si schiaccia in area e gli toglie la penetrazione, James si rifugia ancora troppo spesso nel tiro dalla lunga, oppure riapre verso compagni le cui mani, prima sicure, tendono a tremare.
Sinceramente,dicevo, non ho avuto questanno indizi che facciano pensare che oggi andrà diversamente.
[b]Diversamente Dominanti[/b]
Chi invece questanno mi ha fatto unimpressione notevole sono i Lakers. E noto che io non ami città, squadra, Kobe e soprattutto Jackson.
Non erano perfetti lo scorso anno (quando comunque hanno vinto il titolo) e non lo sono adesso.
Però, in una lega di incomplete (ognuna per i propri motivi), i Lakers sembrano i più convincenti.
Quello che in assoluto mi ha impressionato di più è stato Gasol.
Confesso che lo spagnolo non mi aveva mai convinto. A Menphis, quando doveva fare la stella, era uno dei giocatori meno convincenti della lega. A LA, da seconda punta, ha invece trovato la sua dimensione. Buone giocate, anche di grinta, nei finali, ma soprattutto un dominio tecnico imbarazzante sulla gara. Diciamocelo, è come Divac con il fisico, come Sabonis senza alcol e anni.
Un 2 e 20 ragionevolmente atletico, ma nel contempo solido, fortissimo a rimbalzo (anche in attacco), capace di segnare da lontano e da vicino, di angolare il corpo sempre nel modo giusto, di passare divinamente grazie a buona tecnica, ma soprattutto grazie ad una comprensione del gioco (e degli schemi della triangolo) fuori scala.
Il suo ufficio in post basso (per quanto meno utilizzato) è qualitativamente comparabile con quello di Webber. Insomma, larma totale, e a mio parere quello che ha fatto fare il vero salto di qualità alla squadra.
Certo, poi cè Kobe, coi suoi 7 matchwinners, che ti gioca (in quel modo!) unintera stagione su un dito rotto, ma soprattutto (e questa è la cosa più impressionante), ha imparato ad amministrarsi.
Solo lo scorso hanno sarebbe stato impensabile un calo così evidente di impegno e presenza (saltate buona parte delle ultime partite della regular season). Kobe ha dettato il tono dei suoi con un novembre e un dicembre inumani, quando i Lakers non perdevano mai. Poi ha cominciato ad amministrarsi,dosando lo sforzo e giocando solo quando realmente serviva per vincere, con la consapevolezza del veterano che non ha più niente da dimostrare, ma sa che le sue preziose energie (ora non più inesauribili) vanno dosate e conservate per quando conta veramente.
[b]Sorpresa dellanno[/b]
Qui un solo nome: Milwuakee.
Siamo sinceri: non è che ci si aspettasse molto da questa squadra, e le premesse non erano quelle di un grande successo.
La stella era una guardia tiratrice, per la quale il tirare pur fatto a livelli di eccellenza era più o meno lunica parte eccellente del suo gioco; un pivot australiano dal carattere esuberante e fastidioso, entrato fragorosamente nellNBA e poi macchiatosi di anonimato di prestazioni (garantito comunque nel non poter essere il peggior centro prima scelta di sempre dai servizi del magnifico Olowakandi), un playmaker al primo anno, dopo una non convincentissima stagione in Italia, un vecchio rottame (Doc Jerry) e il sempre promettente (ma mai mantenuto) Delfino.
Quando (dopo il consueto inizio insipido) si è saputo che Redd era fuori per la stagione,tutti ci aspettavamo che i cerbiatti tirassero i remi in barca e accendessero un cero a Santa Lotteria.
E invece i ragazzi di Milwuakee hanno fatto quadrato intorno al loro spigoloso allenatore, e hanno cominciato a inanellare vittorie. Jenkins,da rookie quale è, è stato altalenante; se però i bassi erano in programma, nessuno si aspettava degli alti così significativi (si pensi alle escursioni sopra i 30, o alla gestione dei possessi decisivi). Stackhouse ha vissuto dalla panchina una terza giovinezza (dopo la seconda in quel di Dallas). Salmons, arrivato nel Wiskonsin in uno di quegli scambi che sembravano legati più ad aspetti salariali che tecnici, non ha fatto rimpiangere (ma proprio nemmeno un po!) Redd.
Ma il vero punto di svolta è stato il nuovo Bogut: presenza difensiva (2 stoppate di media), a rimbalzo (finalmente!), e anche in fase offensiva, con quasi 17 punti a partita, ottenuti con grinta e tecnica. Peccato che sul più bello si sia rotto, lasciando ai compagni il ruolo di vittime sacrificali nei prossimi playoffs.
Certo, a meno che non ci vogliano stupire ancora!
[b]Delusione dellanno[/b]
Fate spazio, che cè folla.
A uno sguardo superficiale, i Nets non hanno rivali. Semplicemente una squadra del CSI parcheggiata abusivamente nella palude: meno male che per lo stadio di East Rutheford siamo allultimo anno di onorata (!?) carriera.
Ma in fondo NJ aveva 3 obiettivi in questa stagione: perdere molto (per aumentare le probabilità di scelta alta), svuotare il CAP per lasciare spazio di manovra il prossimo anno, e dare spazio ai giovani per crescere. Centrati almeno i primi due obiettivi, lunica vera ombra è capire chi sarà disposto a prendere i soldi dei Nets: arrivassero Wade o James, il 2009-10 verrebbe ricordata come la miglior annata della storia della franchigia. Se (come nettamente più probabile) arriveranno Camby o Boozer (che nel frattempo per altro ha riscoperto un sincero e profondo amore per i mormoni), lentusiasmo si ridimensiona, ma la stagione avrà comunque avuto un suo perché.
New York altra sponda ha avuto una stagione interpretabile nello stesso modo, con in più la gemma di un Gallo molto meglio di quanto si potesse pensare (non ostante la flessione tra febbraio e marzo).
Potremmo parlare dei Clips, ma dove sarebbe la novità?
Dai Pacers, se non avessero finito così bene la stagione.
O dei Kings, se non lavessero iniziata altrettanto bene.
Alla fine la mia scelta cade sui Raptors, ovvero una lunga catena di errori che hanno portato una squadra potenzialmente da elite a non fare i playoffs (pur avendoli quasi matematicamente in tasca solo 15 giorni fa).
Calderon, dopo aver chiamato un contratto importante e lallontanamento del rivale Ford, fa intuire che da titolare non è né Stockton né Nash. Difesa imbarazzante, tiro altalenante, controllo su ritmi e compagni nullo. Solo larrivo di Jack e la sua retrocessione in panchina ci ridona un giocatore interessante. Peccato solo non averlo saputo prima di dargli tutti quei soldi.
A proposito di soldi, il portafoglio piange anche per il turco. Lo scorso anno, SU SINGOLA GIOCATA (si noti che lho sottolineato) apparteneva al novero di Kobe, Wade, James, Ginobili. Questanno ha giocato poco, male, con cifre e atteggiamento imbarazzante. La mia personalissima opinione è che brother Edo sia uno dei grandissimi di questo gioco, ma che per essere tale abbia bisogno di avere in mano la palla e le redini emotive della squadra. Con lingombrante presenza di Bosh la cosa è stata impossibile, e i risultati si sono visti.
Fossi nei Raptors, non farei nulla per cercare di trattenere il trucciolone, e inizierei a costruire una squadra di stampo europeo intorno al turco e a Bargnani (che comunque questanno è cresciuto ancora). I due sono imbarazzanti in difesa, urge dotare la squadra di:
un allenatore.
Dei complementi di quintetto con spiccate doti difensive.
Delle regole difensive di squadra che proteggano le lacune dei due europei.
La stagione 2009-2010 dei Raptors comunque, per il rapporto soldi spesi/talento a disposizione/risultati, può essere definita in un solo modo: VERGOGNOSA.
[b]Allenatore dellanno[/b]
Avrei tante altre cose da dire, per esempio non ho parlato dei meravigliosi Jazz,che per un miracolo divino hanno trovato lunica cosa che mancava al loro imponente roster: la chimica. Gli auguro degli splendidi playoffs.
O di Ginobili. Miglior giocatore di marzo-aprile. Pensavo fosse forte, ma qui stiamo parlando di una stella assoluta. Peccato che i suoi Spurs siano bolliti e non potranno passare contro i Mavs.
O del peggior allenatore dellanno. Proprio nel momento in cui ha tagliato il traguardo di allenatore più vincente di sempre (come numero complessivo di vittorie in carriera), Nelson si presenta come un coach polemico, svogliato e svuotato. Le sue squadre non hanno più né unidentità, né una strategia (al contrario invece dei geniali RUN TMC di Golden State anni 90, o degli ultimi Warriors del Barone, che hanno ammutolito i Mavs due anni fa).
Non si difende mai, nemmeno per sbaglio, e si gioca semplicemente sulla statistica: noi tiriamo ogni volta tutto quello che vediamo; statisticamente, prima o poi ci capiterà la serata in cui entra tutto quello che viene scagliato verso il canestro: ecco, quella sera lì vinciamo contro chiunque.
Bravi.
Il record parla della bontà di questa idea.
Non ci vuole proprio un genio per realizzarla.
Ma, dicevo, vorrei chiudere con una nota che, per un fan come me, è doverosa. Larry Brown, il miglior coach della NBA ce lha fatta ancora.
Ha preso una squadra senza tradizione, un gruppo senza talento e senza esperienza, e in due anni ne ha fatto una squadra da playoffs.
I suoi giocatori di punta sono un centro fisicamente malmesso e scaricato da tutti, uno swing man lasciato andare dalla sua precedente squadra nellexpansion draft, e Captain Jack, profugo di Golden State (ma anche di Indiana e San Antonio), buona dose di talento e carattere e atteggiamento inaccettabili.
Di certo uno che non giocava in the right way.
Prima di incontrare the right Coach.
Prima di congedarmi e di augurarci una buona visione con i playoffs NBA, un doveroso saluto ad un fantastico perdente che probabilmente ha giocato questanno le sue ultime partite.
Grazie Allen, ci mancherai.
Vae Victis