Abbiamo avuto la fortuna di porgere qualche domanda a quello che, a nostro modesto avviso, è il miglior direttore generale del campionato: Gianmaria Vacirca.
E’ il segreto meglio celato dei successi di Montegranaro, ma anche a Castelletto Ticino potrebbero scrivere un libro su di lui e la sua passione.
Ha portato in Italia Drake Diener, è un personaggio diverso dai canonici Gm italiani e non è detto che sia un male…anzi…
– Cosa affligge il basket italiano? Perchè questo campionato è cosi mediocre come qualità di pallacanestro?
Non sono così d’accordo. Il livello qualitativo è sceso ovunque, in compenso il nostro campionato è ricco di partite elettrizzanti, decise da episodi, alterne fortune e fischi arbitrali controversi. Molte squadre hanno le stesse possibilità di arrivare seste, settime, ottave oppure di lottare per la sopravvivenza per questione di centimetri e secondi.
– Qual è il segreto non cestistico della Montegranaro di quest’anno?
Montegranaro è un piccolo grande segreto in quanto tale: quindi il segreto sta nel…segreto.
– Ha fatto diventare grande la Sutor, ha compiuto l’impresa a Castelletto Ticino con la salvezza. Molti probabilmente sottovalutano la sua mano sulle squadre. Quanto un Gm influisce nel basket di oggi su una squadra?
Lei è troppo buono. Non hai mai provato a pensare che io abbia semplicemente molta fortuna?
– Lei è un pioniere, a me piace definirla il “Marc Cuban” italiano. Con la tua idea del “Sutor Special Club” ha fatto molto parlare di lei. Non è che manchi proprio un pò di “solida fantasia” a questo movimento?
Addirittura. Questo è un accostamento incredibile. Mi toccherà andare alle partite vestendo la canotta della mia squadra. Riguardo il movimento, non sono un grande frequentatore dei salotti, non faccio squillare telefoni per propormi, non conosco il 75% dei presidenti, probabilmente in tanti non sanno nemmeno che faccia io abbia. Pensi che un Consigliere Federale, omaggiato di un paio di scarpe nel nostro Outlet ad Avellino, ha giustamente pensato che fossi il commesso. Altri si lamentano per il numero di inquadrature che mi vengono ogni tanto riservate dal canale che trasmette le partite: ci rido sopra, tutta invidia, a 39 anni mi mantengo bene.
– Per fantasia intendo anche voglia di scommettere. Secondo lei è possibile che ad oggi ci siano ancora Bagatta e Peterson a commentare il basket? Perchè non si vuole investire su giovani giornalisti competenti?
Sono cresciuto con Peterson e Bagatta mi ha presentato Bruce Springsteen. Domanda di riserva, please.
– Qual è il suo credo, nel momento in cui costruisce una squadra? Lato umano, professionale, tecnico? Quanto è importante condividere queste scelte con l’allenatore?
Sono abituato a tentare il massimo con pochi mezzi. Guardi però che non è detto che si riesca a fare bene con tanti soldi. Lato umano e caratteristiche dell’allenatore prima di tutto, il resto è poi nelle mani dei giocatori.
– Come è arrivato a scoprire e lanciare Drake Diener? Qual è stato il percorso che ha portato a lui e alla voglia di scommetterci?
Diener lo seguivo a DePaul, erano molto interessanti le storie costruite attorno alle sfide col cugino Travis che giocava a Marquette. Famiglia di cestisti, un sangue blu della pallacanestro nel Wisconsin.
– Fin dove arriva l’aspetto lavorativo per lei e dove comincia il divertimento? Quanto conta la passione per il gioco?
La passione è tutto. Però mi sento molto come il Signor Wolf in Pulp Fiction: risolvo problemi.
– Qual è il punto forte del suo libro “Dolce temperamento” e cosa ci trova tra le righe un appassionato di spicchi?
Il punto forte del libro sono grafiche e fotografiche. Cioè le cose che materialmente non ho fatto io. Il punto debole? Tutto il resto. E’ comunque un libro da avere giusto perchè parla di basket, cosa che non fa più nessuno.
– La prossima sfida che vorrebbe intraprendere nei suoi sogni.
La prossima sfida: smettere di fumare. Oggi una sola sigaretta e pensi che abbiamo perso dopo un supplementare e a Cavaliero non è stato fischiato un fallo da ultimo uomo nei secondi finali. Ma l’ho sentito alla radio da Gianni DeCleva: se non ho avuto la tentazione di fumare in quel momento..diciamo che posso farcela.
Simone Mazzola