Quando una squadra parte subendo un parziale di 6-21 non rimane molto da chiedersi sull’approccio, la voglia di ribaltare una situazione difficilissima, di staccarsi da quel muro dove – anzi – le proprie spalle restano ben incollate. Nella prima delle due gare al TD Garden gli Orlando Magic sbagliano completamente partita, sotterrati dai quintali di energia che i Celtics, al contrario loro, continuano a buttare sul parquet. Seconde opportunità concesse sotto il proprio tabellone e sfruttate da Ray Allen (14 punti), tuffi in campo di Rajon Rondo – clamoroso quello per soffiare la palla a Jason Williams per poi chiudere a canetro in 1vs1 con l’ex-Sacramento – e fuori campo di Garnett (10 punti a referto con Doc Rivers che può permettersi di tenerlo in campo solo 23 minuti). Ma una squadra che vuole, deve recuperare una serie a questo punto da considerarsi persa, dovrebbe mettere lei in campo questa attitudine.
Invece i Magic sono, per la terza gara consecutiva, ben poca cosa. Lewis fallisce nuovamente (4 punti) e Howard, l’unica ancora alla quale Orlando si è appesa nelle due gare casalinghe, non riesce a imporre il proprio stra-potere fisico in area. Chiuderà con soli 7 punti e un più che rivedibile 3/10 dal campo. Van Gundy ci prova con la panchina, dove a parte un parzialmente ritrovato Pietrus (12 punti, 2/5 da 3) non trova rimedio per fronteggiare quella biancoverde. Big Baby Davis è addirittura il top-scorer dei Celtics con 17 punti, ai quali Rasheed Wallace ne aggiunge 10 (2/3 dalla distanza). La gara è senza ha storia, Orlando insegue per 48 minuti. Boston vola sul +17 all’intervallo, addirittura +28 nel terzo quarto. La gara è finita da un pezzo e tutti pensano già alla prossima partita di lunedì, sempre a Boston.
I Celtics hanno ora l’inaspettata – ad inizio serie, per non dire ad inizio playoffs – chance di chiudere qui il proprio lavoro e sbarazzarsi dei Magic con uno sweep, accedendo così alle Finals per la seconda volta in tre anni, dove ad attenderli presumibilmente troveranno quei L.A.Lakers che stanno guidando la serie di finale ad Ovest, che la finale la raggiungerebbero invece per il terzo anno consecutivo, vincendo nel 2009 e con il ricordo del 4-2 inflittogli proprio da Boston nella stagione precedente. Ma ci sarà tempo per analizzare, se ci sarà come tutti ormai si attendono (e sperano dalle parti dell’Olympic Tower), il “Derby d’America”. Ancora loro, ancora Irish Pride vs Hollywood Style, ancora Kobe vs Pierce, Gasol vs Garnett, ancora Lakers contro Celtics.
Andrea Pontremoli