Dietro a un miraggio c’è sempre un miraggio da considerare / come del resto alla fine di un viaggio / c’è sempre un viaggio da ricominciare…
Sorteggi europei, con commenti che, a squadre ancora da assemblare, sono più un divertimento da ombrellone – nel senso di sotto l’ombrellone, ovviamente; per chi ha la fortuna di starci già, altrettanto ovviamente – che non un’analisi tecnica. Anche se già la formula di sorteggio e le modalità di individuazione delle squadre ammesse sembravano un giochino di intelligenza a premi della settimana enigmistica–speciale estate. Rebus Eurolega, Bartezzaghi gli fa un baffo.
Bene, visto che noi sotto l’ombrellone non ci siamo, perché altrimenti col cavolo che si aveva il computer e la voglia di scriverci sopra, almeno ci teniamo il divertimento e ci lanciamo in un incauto anticipo sui viaggi europei, lasciandoci turlupinare dai miraggi. Sperando che, col passare del caldo, tutto cada nell’oblio e nessuno ci rinfacci nulla quando i viaggi saranno fatti davvero…
Bella ragazza, begli occhi e bel cuore, / bello sguardo da incrociare, / sarebbe bello una sera doverti riaccompagnare. / Accompagnarti per certi angoli del presente, / che fortunatamente diventeranno curve nella memoria. / Quando domani ci accorgeremo che non ritorna mai più niente, / ma finalmente accetteremo il fatto come una vittoria.
Bella ragazza ma chi l’ha detto che non si deve provare?/ Ma chi l’ha detto che non si deve provare a provare?
E allora partiamo dalla “bella ragazza” Caserta, che sarà la prima a scendere in campo, e che merita di essere accompagnata nel suo viaggio dall’Italia (baskettara) intera.
Perché uno dei pubblici più caldi d’Italia, nella regione più scaramantica d’Italia, ha scongiurato per giorni di capitare sulla strada della corazzata Khimki, orchestrata sul pino da “sei bellissimo” Scariolo, e con inserimento a presidiare la vernice (d’ora in poi rettangolare) del nostro Benjamin Eze, oltre a Kresimir Loncar e Savrasenko: mica nani da giardino, insomma. Ovviamente, le palline hanno detto subito Khimki, ed il Comune di Caserta ha promesso un contributo rottamazione per cornetti, ferri di cavallo ed amuleti vari, evidentemente inidonei allo scopo.
Sfiga vera, già. Perché il primo viaggio Juve in Europa dal 1992 rischia di durare meno della gloriosa spedizione in Sudafrica della Lippi’s Band, anche se con molto, molto più onore. Resta il miraggio di un’impresa quasi impossibile ma da provare, ed il gusto di un viaggio vero (con tanto di fusi orari e visti vari). E il bello è che se si passa mica si va dritti in Eurolega, no: tocca (probabilmente) il Maroussi, e poi (plausibile) il Villeurbanne testé rinforzato da Gelabale. Roba che arrivare ai gironi è più difficile che vincere la Coppa Italia…
Perciò partiamo, partiamo che il tempo è tutto da bere, e non guardiamo in faccia nessuno che nessuno ci guarderà. Beviamo tutto, sentiamo il gusto del fondo del bicchiere e partiamo, partiamo, non vedi che siamo partiti già?
Chi invece parte di sicuro per il viaggio continentale è la triade Roma-Siena-Milano, in ordine di gironi.
Roma acchiappa il gruppo che visto ora è forse il meno problematico, a parte la presenza apparentemente insormontabile dell’Olympiacos (su cui torniamo dopo). Si incrocia l’Unicaja Malaga, che non pare proibitivo nonostante TMac (che dovrà remunerare l’investimento di 1,2 mln annui per 2 stagioni), ed un Real al momento talmente incognito da meritare un discorso a parte. La quinta casella è occupata dai tedeschi del Brose Basket, nome che suscita reminiscenze Belushiane e più da campionato UISP che da Eurolega; la sesta uscirà dalle qualificazioni, nella parte opposta al Khimki: Alba Berlino o Unics Kazan le favorite, insomma non i Boston Celtics. Diciamo che Roma avrà l’obbligo di provare.
Siena ritrova il Barça, ancora tu, ma non dovevamo non vederci più? Per i biancoverdi, è di gran lunga la squadra più indigesta dell’ultimo periodo, campione europeo in carica, e non ci gioca nemmeno “iostosoloconchivince Ibrahimovic” a lasciare una chance di portare a casa almeno due punti; almeno, un’occasione per salutare il Baso, forse all’ultimo tour in canotta e pantaloncini. A parte i blaugrana, il sorteggio non ha poi detto così male: Lietuvos Rytas, Fenerbache Ulker della vecchia conoscenza Spahjia e del nuovo acquisto Darjus Lavrinovic, e Cibona. Poi Cholet… Insomma, Siena dovrebbe passare (e con questa ho riciclato a Siena i cornetti rottamati a Caserta. Geniale, no?).
Milano pesca ancora una volta CSKA (Smodis valigie pronte? Nel caso, sono pronto a scommettere su un indirizzo nuovo dalle parti del centro della penisola iberica…), che sul pino ha collocato l’a-noi-ben-noto Dule Vujosevic, e Panathinaikos (altro capitolo a parte). Ritrovarsi così, quasi per caso, vedremo se si recupera qualche punto da sfide apparentemente proibitive. Scontro ricorrente anche quello con l’Efen Pilsen, con roster probabilmente meno strutturato che in passato ma con l’addizione di un Akyol a suo tempo esploso proprio in una partita al Forum contro i biancorossi, anche se poi un po’ persosi fino alla ultima buona stagione avellinese. Completano il gruppo la rientrante (dopo 6 anni) Valencia, per il momento non spaventosa, e la solita Olimpia Lubjana, fucina di talenti sistematicamente depredati dal resto d’Europa, ma tradizionalmente indigesta per i milanesi (brucia ancora una remota eliminazione nei quarti di Eurolega, con gara 3 persa proprio al Forum…). L’AD Proli ha corretto il tiro, declamando che l’Eurolega non è un “allenamento” ma una occasione di crescita per una squadra che certo non ha concrete possibilità di vincere; di sicuro non passare alle top16 neanche quest’anno lascerebbe in fondo al bicchiere un gusto amarello anzichenò, altro che crescita…
Così partiamo, partiamo che il tempo potrebbe impazzire, e questa pioggia da un momento all’altro potrebbe smettere di venir giù.
Chiusi i miraggi sui viaggi europei prossimi venturi, partiamo coi capitoli a parte, cominciando dalla grande delusa della stagione passata, ovvero il Real di Santone Nostro Ettore Messina.
Sorprendentemente, e forse poco messinianamente, alla delusione è seguita la diaspora, colmata per il momento da arrivi promettenti (Pablo Aguilar) ma certo non sconvolgenti, salvo solo il rientro da oltreoceano di Sergio Rodriguez (che comunque non è Dwayne Wade…).
Non leggiamo la stampa spagnola, e non sappiamo i retroscena. Se chi arriva è meglio di Jaric, Garbajosa, Bullock, Kaukenas e Van Der Spiegel, c’è da andare al palasport madrileno in un pellegrinaggio che neanche al Madison (ora che c’è Amar’e, mica quando c’erano i “palla-a-me-e-tutti-a-guardare”). In caso contrario, i Merengues accantoneranno ancora una volta l’idea di tornare alle final four, dove mancano dal 1996 (per dire, ultimo scudetto dell’Olimpia Milano. Preistoria, insomma…). Corollario: che ci farebbe Ettore sul pino di una squadra di medio livello?
Perciò pedala, pedala che il tempo potrebbe passare,e questa pioggia paradossalmente potrebbe non finire mai. E noi con questo ombrelluccio bucato che ci potremmo inventare?
Altro capitolo, doveroso, su Olympiacos e Pana.
La Grecia va a rotoli economicamente, tanto da trascinarsi dietro mezza Europa, con tanto di tagli delle tredicesime e scontri di piazza, mentre Kleiza e Childress nei prossimi 12 mesi si vedranno accreditare (insieme) circa 13 milioni di dollari. Panem et circenses, già, ma quando manca il pane, a vedere cotanti sperperi girano un po’ gli…umori.
Aggiungete che i rossi hanno richiamato sul pino Dusan Simpatia Ivkovic, il cui tariffario non contempla visite gratuite, ed hanno strappato agli eterni rivali Vassilis Spanoulis per 8 milioni di Euro in tre anni (e qualche milione di insulti assicurati nel derby); condite il tutto con il fatto che circa la metà delle squadre elleniche della massima serie non conosce il proprio destino prossimo venturo, ed avrete il primo piano di una qualche follia.
Vero, i due “all-star-team” meditano l’iscrizione alla lega adriatica (Atene sull’Adriatico è una bella immagine. Ma non ditelo ai ragazzi delle elementari, ché altrimenti fioccano i 4 in geografia e magari pure in storia), garantendosi così un torneo “interno” di alto livello, e l’Olympiacos vuole rifarsi della ustione inferta dal Barça in finale; ma la stessa rivalità cittadina – con la certezza che almeno una delle due rimarrà a mani vuote anche quest’anno – profuma tanto di vecchie esagerazioni di basket-city, poi pagate a carissimo prezzo sia dalla Virtus che dalla Fortitudo. Insomma, un ombrellino bucato sotto la pioggia…
Maurizio Zoppolato