E’ l’ala grande perfetta, per certi versi anche il giocatore perfetto: sempre zitto, sempre sotto controllo, sempre efficace. E’ incredibile come un giocatore non troppo alto, senza una gran elevazione e non velocissimo possa dominare il mondo a furia di trentelli e decine di rimbalzi a partita. Ha un tiro dalla media distanza mortifero, è bravo a farsi trovare sempre pronto, non ha problemi di falli: l’avversario può solo sperare che sbagli qualche tiro… ma lui non lo fa! Se proprio gli si vuole trovare una debolezza, il raddoppio sotto canestro lo mette un po’ in difficoltà, ma è davvero una caratteristica che non pesa molto nella sua valutazione.
Una prestazione personale del genere offusca una partita bellissima, giocata a viso aperto da entrambe le squadre e soprattutto giocata senza il minimo nervosismo nonostante la posta in palio.
I primi 5 minuti danno un’idea della partita che sarà: il tabellone dice già 19-15 per l’Argentina, punteggio che spesso e volentieri si legge solo alla fine del quarto (e a volte neanche).
Le due squadre attaccano, tirano (a fine gara la percentuale da 3 è del 50% per il Brasile e addirittura del 61% per l’Argentina!), difendicchiano ma nessuna delle due riesce mai a scavare un break decisivo.
Si arriva a fine gara punto a punto, Scola però non sente la pressione e chiude il suo show personale con un serie di canestri da vero vincente; per lui a fine gara le statistiche dicono 37 punti, 9 rimbalzi e 3 assists.
Marcelinho Huertas ci prova fino alla fine segnando gli ultimi 3 dei suoi 32 punti finali con una tripla in corsa in controtempo a 1,6 secondi dalla sirena, ma la sua partita della vita non basta per far passare il turno al Brasile che paga una serata incolore dei suoi lunghi Tiago Splitter e Anderson Varejao.
Nel calcio probabilmente la gara sarebbe finita con un pareggio ed entrambe le squadre sarebbero tornate a casa soddisfatte della propria prestazione, nel basket invece deve esserci un solo vincitore che questa sera porta il nome di Luis Scola.
Maurizio Musolino