Il giovane Partizan regala una bella soddisfazione ai 7620 spettatori locali (capaci di creare un’atmosfera da stadio calcistico gremito), battendo e superando in classifica il più blasonato Caja Laboral.
Primi tre quarti equilibrati, con l’inerzia che passa da una squadra all’altra grazie alle giocate di San Emeterio e Barac da una parte e ai parziali creati soprattutto dal quintettone con Jawai (o Katic), Gist e Vesely dall’altra (a fine partita la lotta a rimbalzo dice 42-28 per il Partizan).
L’ultimo quarto si apre sul 56-56.
Parte bene il Caja Laboral grazie a una tripla e un pregevole assist di Logan, dall’altra parte una schiacciata sbagliata di Gist convince il coach serbo a chiamare un timeout dopo neanche un minuto di gioco.
Bruciare un timeout nell’ultimo quarto dopo così poco tempo è una scelta insensata, la dimostrazione arriva dal campo: il Partizan non segna per altri 4 minuti, mentre dall’altra parte Marcelinho Huertas prende gusto a fare passaggi dietro alla schiena portando i suoi sul 58-69.
E’ questo il momento di chiamare un timeout per stoppare una tendenza pericolosa che sta prendendo via via sempre più forza e la mossa questa volta ha effetto: guidati da Kecman, i serbi arrivano sul 66-69 a 2’30” dalla fine.
Ivanovic non reagisce e il parziale continua fino ad arrivare al sorpasso a 38” dalla fine con 2 liberi di Gist: 70-69.
La squadra basca è confusa e nell’azione successiva San Emeterio commette infrazione di passi.
A 21” dalla fine Ivanovic è costretto a chiamare timeout, ma il rientro in campo dei suoi è disastroso: fallo tattico commesso dopo ben 7” secondi, Kecman sbaglia entrambi i liberi ma può rifarsi subito dalla lunetta grazie al rimbalzo che si prende indisturbato dopo il suo secondo errore.
Un’ultima serie di tiri liberi chiude la partita sul 74-71 per il Partizan.
Con 40 minuti effettivi da giocare, nel basket è tutta questione di tempo… talvolta di time-out.
Maurizio Musolino