Da dove partiamo? Dall’ennesima sconfitta di Roma (la sesta stagionale, la terza consecutiva)? Dal secondo posto di Varese, o dal terzo di Cremona? Oppure dalla clamorosa ripassata presa da Milano sul campo di Siena?
Partiamo dalla cima della classifica, ovvero dal -32 inflitto dai toscani ai lombardi. Ok, ok, ok… a Milano mancavano tre giocatori da quintetto. Ok, ok, ok… Milano era reduce dalla trasferta a Lubiana e da una battaglia dura. Ok, ok, ok… no, non ci sono altre attenuanti, perché un conto è perdere, anche di 20 o più punti, ma calare le braghe dopo un quarto è imbarazzante, a maggior ragione per una squadra che in queste tre stagioni sotto Bucchi non avrà mostrato il bel gioco (nemmeno lontanamente), ma ha messo in mostra gli attributi. Quello che non ha fatto nella partita contro Siena, una gara dominata dalla fisicità di Bo Mc Calebb, playmaker che per velocità e atletismo non ha rivali in Europa (e che sta tirando il 50% da 3 con quasi due tentativi a partita), figuriamoci in Italia. Quando si prendono 30 punti le colpe sono di tutti, ma guardando la partita non può non sorgere una domanda da fare a Bucchi “ha senso mettere insieme sul campo, nel secondo quarto, il terzetto Melli, Ganeto, Nardi?”. Ok le rotazioni ridotte, ma far giocare nello stesso momento una giovane promessa, un esterno proveniente dalla A2 e un mestierante preso per gli allenamenti, contro Siena, non sembra la migliore delle idee. Ora per Milano arriva il momento più duro della stagione, visto che deve guadagnarsi la qualificazione alle Top16, ma non può permettersi di fare altri passi falsi in campionato, dove deve mantenere il passo di Siena.
Il brodetto caldo preso con la vittoria sulla sirena in Eurolega, si è già raffreddato. Roma perde, male, contro una Varese scintillante. Una Lottomatica messa ko dalle triple di Thomas e dal gioco totale di Goss, che ha provato, con Djedovic a salvare la baracca nel finale. Dopo qualche segnale di vita, Smith è tornato il giocatore in difficoltà di inizio stagione. Se dovesse arrivare un americano, quello tagliato sarebbe il ragno. A proposito di arrivi: si è parlato di un play-guardia… giusto per ripetere con gli 1-2 quanto si è fatto lo scorso anno con i numeri 3. Per quale motivo Roma avrebbe bisogno di un play guardia, quando ne ha già uno discretamente forte (Washington)? Non sarebbe meglio prendere un play e sgravare il buon Darius da compiti di regia, oppure prendere una guardia pura in grado di giocare lontano dalla palla? E intanto dopo il turno in Eurolega, Roma deve andare a Teramo dove non vince quasi mai e dove incontrerà una squadra che non può lasciare punti per strada. E’ strano dirlo parlando di Roma, ma quella contro la Banca Tercas è una sfida salvezza.
Chi ad inizio stagione parlava di salvezza, era Cremona, al momento la squadra meglio allenata dell’intera serie A, oltre che una delle meglio costruite. I giocatori che devono fare punti sono ben identificati: la pericolosità interna è garantita da un Milic strabordante, che sembra migliorare col tempo, anche perché le gambe sono ancora esplosive. Sul perimetro Rowland sembra aver trovato in Foster il compagno ideale, con Drozdov che è il perfetto anello di congiunzione tra un gregario e un protagonista. Difendono forte e attaccano bene, anche se fondamentalmente giocano in 7 (l’ottavo della rotazione è Zacchetti a 2.9 minuti di media).
Per chiudere da segnalare la prima vittoria di Teramo, che cancella quello zero inquietante dalla casella dei punti, e la seconda affermazione di Brindisi. La Banca Tercas ha cominciato la sua risalita affidandosi alle triple (11 su 18 domenica), e sfruttando la prestazione opaca di Avellino (Troutman in versione sciopero bianco e Green poco incisivo). Ora non si deve fermare, ed in settimana potrebbe arrivare il rinforzo sul perimetro, magari l’aggiunta giusta per fare lo sgambetto a Roma. Altra vittoria inaspettata, quella di Brindisi su Montegranaro, grazie al canestro di Bobby Dixon, decisivo dopo la sfuriata offensiva di Allan Ray. Anche per Brindisi bisogna ricordare che non potrà che migliorare con l’arrivo di un esterno o il ritorno di un Monroe finalmente sano.