A molti potrà apparire strana questa affermazione, ma la Northwest è una Signora division, ebbene sì, pure con la S maiuscola! 4 squadre potenzialmente candidate ai playoffs (su 8 totali della conference) se non fosse per quei Portland Trailblazers talmente falcidiati dalla sfortuna sotto forma di infortuni a catena da non potersi ancora permettere una birra quando farà caldo, che tradotto significa: completare la maturità di una giovane e futuribile squadra, in vista di playoffs e chissà, qualcosa di più. Portland praticamente non si è ancora vista, non nella sua completezza, e con lei il simbolo di tutta questa jella, nei panni di Greg Oden.
Ci consoliamo, esteti del bel gioco, con i capofila, al momento, della division. Quegli Utah Jazz che nessun amante del basket, inteso come massima espressione del gioco di squadra, può permettersi da 23 anni a questa parte di non apprezzare. Guarda caso, o forse…non a caso, proprio da quando sul pino mormone s’è seduto l’agricoltore dell’Illinois, al secolo coach Jerry Sloan. Si parte con Stockton to Malone e le 2 finals maledette contro i Bulls, per arrivare a D-Williams, passando attraverso una serie di rosters con i quali molti capo-allenatori a stelle e strisce non avrebbero probabilmente mangiato il tradizionale panettone. Questo li guida con bastone e carota da 23-ripeto-23 stagioni, fatte di spaziature, di partenze UCLA e dell’equivalente del “sputare sangue” di Petersoniana memoria. La classifica al momento recita 16-7, ovvero secondi ad Ovest per mezza partita di distacco dai “defending champions” gialloviola.
A inseguire una strana coppia: Oklahoma City e Denver. Strana perchè le 2 formazioni sono costruite su concetti agli antipodi, soprattutto per il momento storico delle 2 franchigie. I Thunder sono giovani, atletici, e hanno tra le proprie fila il giocatore destinato a dominare questo giochino per i prossimi 10 anni (insieme a Rondo come ha scritto il nostro Peter Vecsey, al secolo Carlo Torriani, su queste pagine di recente? Probabile), ovviamente parlo di Kevin Durant; mentre i Nuggets stanno cercando di sfruttare al meglio i migliori anni, per qualcuno gli ultimi, di una serie di veterani che se possono vincere, possono farlo solo ora, o mai più! Tra le “pepite” poi ci sarebbe sempre un certo ‘Melo Anthony, ovvero una delle stelle NBA meglio nascoste al grande pubblico, almeno quello internazionale, giocando in uno dei mercati di certo secondari rispetto alle New York o Los Angeles. Ma è pur sempre Carmelo Anthony. Ciò significa che se entro febbraio non porterà il suo gioco in post-basso ad altra destinazione, sempre quando farà caldo, questi l’età per godersi una birra ghiacciata ce l’avranno di certo, e sgomitare con loro al bancone dei playoffs non sarà simpatico per nessuno, “Los Lakers” compresi!
Chiude Minnesota, che dire…nulla! La Siberia non è mai sembrata tanto attraente per un afro-americano, magari talentuoso, magari ben pagato, sicuramente con molto orgoglio e amor proprio, in confronto alla capacità di attrarre che la terra dei laghi ha al momento. Ed essendo nei 6 mesi di totale buio, l’alba è davvero lontana a venire.
Andrea Pontremoli