La stagione è ancora molto lunga, ma possiamo svolgere le prime considerazioni riguardo alle squadre della Central, la division dell’est nella quale cumulativamente si sono fatte meno vittorie.
Partiamo dai Bulls, la squadra in testa alla Central, che ha confermato di essere la squadra guida della division nonché una delle migliori dell’intera conference. Hanno iniziato alla grande l’ultimo mese dell’anno grazie al rientro di Boozer; sono 5 le vittorie di fila, 14-8 il record. Thibodeau sta facendo un ottimo lavoro, e il suo contributo difensivo non manca: solo 8 volte sono stati concessi più di 100 punti agli avversari, tre volte quando si è andati all’overtime. Offensivamente la vena di Rose (21 e 8 assist i parziali fino ad ora) ispira la squadra, che divide molto bene i bottini, con Boozer, Deng e Noah oltre la doppia cifra di media, mentre Gibson (che entra dalla panchina dopo il recupero di Boozer) e Korver sono molto vicini ai 10 a partita. Sicuramente la squadra con più aspettative di questa division.
Passando per Indianapolis invece si possono notare molte facce sorridenti; i Pacers stanno disputando un’ottima stagione, e il secondo posto nella Central con un record di 11-11 lo testimonia. Storico il terzo quarto contro Denver nel quale la squadra di O’Brien ha realizzato 20 canestri consecutivi dal campo prima di chiudere i 12 minuti con 20/21 al tiro. La crescita continua che come si auspicava da parte di Hibbert è in corso, e questo garantisce una solidità sotto canestro importante. La squadra è giovane e questo potrebbe portarla un po’ a pagare l’inesperienza durante il finale di stagione, ma fino ad ora stanno sicuramente andando sopra le aspettative, con un Granger che di partita in partita si inserisce in quel ristretto novero di giocatori capaci di fare la differenza a questi livelli.
Grazie alle ultime due vittorie si è leggermente risollevato l’inizio di stagione dei Bucks, una delle sorprese dello scorso anno che sta però faticando a ripetersi in questa stagione. Qualche infortunio di troppo, ed il calo di Salmons, sia in realizzazioni che in percentuali rispetto al finale della scorsa stagione, hanno sicuramente contribuito a questa parziale debacle, ma la squadra da comunque l’idea di avere un’identità e ci si può aspettare una graduale ripresa durante la stagione. Non dimentichiamo anche che 15 delle 22 partite che Milwaukee ha disputato sono state contro squadre con un record positivo. Nota molto positiva fino ad ora è la “vecchia” conoscenza del nostro campionato Jennings: l’ex Roma viaggia a 18.5 di media con più di 5 assist. Su di lui pendono parte dei destini di questo team, vediamo se si sapranno riscattare da un record che non è comunque deleterio trattandosi di Eastern Conference: 9-13.
Nella “città del lago” ci si attendeva invece una stagione che possiamo definire di passaggio. Dopo l’addio di Lebron le ambizioni sono ben diverse, e possiamo anche dire che uno degli obiettivi principali era quello di battere il Re nel suo ritorno alla Q Arena. Obiettivo miseramente mancato visti i 38 punti del prescelto e l’imbarcata presa dai Cavs.
Non è facile parlare di una squadra che comunque non aveva e non avrà chiaramente obiettivi di post-season per quest’anno, che non ha mai vinto una partita con più di 10 punti di scarto mentre con questo margine ne ha perse ben 13, sulle 17 sconfitte già collezionate in questo scorcio di stagione.
Stagione di transizione appunto, in cui magari qualche giovane come JJ Hickson si può mettere in luce in una piazza come Cleveland.
Per ultimi, sia come classifica di division, che come risultati in confronto alle aspettative, ci sono i Pistons. La squadra di Kuester, in un momento in cui le L consecutive sono 4, non riesce minimamente né a reagire né a darsi un’identità. Una squadra che è solita prendere falli tecnici durante le partite, segno di un nervosismo che di certo non fa bene ai Pistons. Il problema principale deriva sicuramente da ciò che si fa sotto le plance: solamente in 8 partita sono stati in grado di comandare a rimbalzo. Altro problema è l’incapacità di vincere lontano dal Palace of Auburn Hills: 2-12 il record fuori casa. Personalmente non mi aspettavo un inizio così drammatico da parte dei Pistons, e i segnali di ripresa sembrano, come detto, essere piuttosto latenti. Probabilmente in quel di Detroit ci si dovrà abituare all’idea di una nuova stagione deludente, a meno di reazioni importanti.
Gianluca Frontani