CREMONA – Ragionando per assurdo, se un qualsiasi spettatore se ne fosse andato dal Palaradi di Cremona dopo i primi dieci minuti, a convincerlo che il risultato finale non è qualche scherzo di Candid Camera ci vorrebbero delle gran capacità di persuasione. Partita strana, stranissima, primo quarto dominato letteralmente dai biancoverdi, con Motiejunas che ha spiegato a tutti perchè l’anno prossimo non giocherà più sul suolo italico ma su quello stelle e strisce, con undici punti in dieci minuti fatti di talento debordante. Perchè è vero che Sekulic e Perkovic gli rendono cinque e otto centimetri rispettivamente, ma seguendo il ragionamento dei soli centimetri il suo compagno di squadra Cuccarolo sarebbe un fenomeno. Treviso finisce il primo quarto in vantaggio di dieci punti, ed è pure troppo poco il distacco per quello che si è visto: fenomeno lituano a parte, la palla gira che è una meraviglia, Brunner non segna ma la spiega su qualsiasi altra cosa, Toolson sbaglia poco o nulla e Markovic dirige bene l’orchestra.
Cremona? Semplice, inguardabile, aggrappata alla classe di Milic e costretta a far uscire Drozdov – torneremo a parlare di lui diffusamente – per Formenti dopo soli tre minuti di gioco per incompatibilità tattica con gli avversari. Gara finita dopo un solo parziale? Ma figuriamoci, da una parte escono Toolson – che Repesa dimenticherà colpevolmente sul pino per quasi tutto il resto della gara – e Motiejunas, dall’altra rientra Drozdov e Sekulic si ricorda di essere un 2,10 coordinato, discretamente veloce e con movimenti carini anzichenò per uno della sua stazza. Mentre Perkovic e D’Ercole sono impegnati a chiudere un centinaio di viti in difesa, i due biancoblu citati precedentemente si occupano di quella cosa che nella pallacanestro spesso viene utile: segnare. Ventidue punti nel secondo quarto, ventuno di quei due (tredici l’ucraino, dieci il montenegrino). Treviso sbaglia completamente i cambi e perde ritmo, va all’intervallo sopra di due. E il peggio non è ancora arrivato. Al rientro ci si potrebbe aspettare gara vera, tirata, tesa e fisica, in realtà bastano cinque minuti per ucciderla. Nel primo minuto e mezzo arrivano tre schiacciate, quattro palle recuperate ed amenità varie, con Treviso che non riesce nemmeno a superare la metacampo. Al venticinquesimo Cremona avrà ventitrè punti più di quelli che aveva cinque minuti prima. Più diciotto, 23-3 di parziale e della cronaca non c’è davvero più nient’altro da dire.
Il croato Repesa completamente dominato alla distanza dallo Sloveno Mahoric. Dopo i primi dieci minuti in cui Treviso fa valere i centimetri di Motiejunas, arrivano prima la zona e poi la press che mandano in completa confusione i biancoverdi, col croato di cui sopra che raramente azzecca un cambio e ci capisce molto poco. Assolutamente deleteria la regia, con Markovic che dopo l’inizio confortante comincia a perdere palloni nemmeno volesse regalarli in beneficienza, con il suo sostituto Bulleri che riesce quasi a far peggio. Dall’altra parte che Milic sia uno spettacolo per gli occhi non è una novità, come non lo è il fatto che ogni volta che entrano Perkovic e D’Ercole qualcosa di buono succede, anche se magari segnano poco. Ma Drozdov ha alzato l’asticella. Che fosse forte ce ne si era accorti, il solo fatto che non sia un uomo da statistiche e che nonostante tutto le statistiche che raccoglie siano buone/ottime dà un’idea di che giocatore sia. Ma la prova di dominio contro Treviso va oltre, la squadra di fatto affonda nel momento in cui esce, dopo soli tre minuti dall’inizio della partita, e si ritrova quando rientra, quando a suon di schiacciate, recuperate, tiri dalla distanza e difesa la prende per mano e la conduce ad un successo comodo, inaspettato.
Dopo tre sconfitte consecutive e lo spettro di una crisi non poteva esserci risposta migliore. Anche perchè la salvezza non può essere automatica a questo punto della stagione, ma anche le Final Eight sono tutt’altro che impossibili.
Sala stampa
Mahoric
Abbiamo messo tutte le nostre forze, giocando assieme, reagendo nel secondo tempo al brutto inizio, abbiamo messo confusione nell’attacco della Benetton, ottimo nei primi minuti. Grazie a questo siamo riusciti a forzare ben ventisei palle perse, che hanno girato lo scontro a nostro favore. Questo è il modo in cui vorrei vedere giocare la mia squadra, il più possibile, cercheremo di fare in modo di ripeterci anche nelle prossime. Rispetto ad altre occasioni stasera abbiamo usato molto di più la zona, che ben si è adattata alle nostre esigenze, l’avevamo contemplata anche negli allenamenti in settimana, ci ha permesso di cambiare la partita e darci fiducia. Più che una questione tattica, che sicuramente ha influito, è stata importante per una questione mentale.
Repesa
Faccio innanzitutto i complimenti a Cremona, per l’energia, l’aggressività ed il buon gioco che hanno messo. Noi siamo partiti molto bene, ma appena abbiamo incontrato qualche problema abbiamo smesso di giocare. Abbiamo parlato nella pausa, per ritrovare concentrazione, ma abbiamo finito per subire più di trenta punti nel solo terzo quarto, il che dice di tutto sulla nostra attenzione. Giornate storte possono capitare, ma nonostante tutto non possiamo comunque permetterci parziali del genere, indipendentemente dalla nostra condizione. Mi dispiace per i tifosi e la società, perchè abbiamo fatto una bruttissima figura. Con tutto il rispetto per l’ottima squadra che è Cremona infatti, non accetto un linguaggio del corpo come quello che si è visto, avremmo forse meritato uno scarto ancora maggiore.
Vanoli Braga Cremona – Benetton Treviso 91 – 72
Parziali: 19-30; 23-14; 33-12; 16-16
Progressione: 19-30; 42-44; 75-56; 91-72
MVP
Ne abbiamo parlato anche sopra, Artur Drozdov è una stella del campionato, è un giocatore totale. Le cifre sono impressionanti, 26 punti 7/7 da due, 2/3 da tre, 6/6 ai liberi. Cinque rimbalzi, due stoppate, tre recuperate, tre assist, quaranta di valutazione. Lo guardi e non capisci se ha ben presente dove si trova, non è bello da vedere, non ha un tiro stilisticamente perfetto. Ma segna, salta come un grillo, difende come un ossesso ed ha una carica agonistica clamorosa, in contrapposizione allo stile umile e timido una volta che stacca dal parquet. Fenomeno.
WVP
Markovic e Smith se la meritano entrambi. Uno dopo qualche buon minuto comincia a farsi brutalizzare da Rowland e D’Ercole, perdendo una quantità spropositata di palloni in momenti topici, spesso nemmeno superando la metacampo. L’altro entra e contribuisce in prima persona ad affondare la squadra, non riuscendo a capire l’andamento della partita, sbagliando scelte su scelte. Andrebbe citato Bulleri, che meglio del play serbo non ha fatto, con la scusante che il titolare quantomeno non dovrebbe essere lui.