E’ finita la prima parte del campionato, forse più livellato tecnicamente degli ultimi tempi con la contemporanea composizione della griglia per le Final Eight Agos Ducato di Coppa Italia in programma a Torino dal 10 al 13 febbraio prossimo, come oramai è prassi consolidata da diversi anni.
Ci siamo perciò interrogati in redazione su chi avesse fatto bene e chi no, aldilà della qualificazione e non alla fase finale della Coppa, ed ecco il quadro di quello che i sedici collaboratori di ALL-AROUND.net sono riusciti a produrre ponendosi pochi, elementaridomande e cercando anche di trovare della valide argomentazioni che possano giustificare o glorificare la mancata performance od il raggiungimento del target per ogni singola squadra.
Le domande che abbiamo posto sono:
- Un commento globale sul percorso della squadra in oggetto
- Cosa ha funzionato
- Cosa invece non è andato per il meglio
- Cosa devesi migliorare
- Prospettiva in chiave Play-Offs od altro.
Oggi pubblichiamo l’analisi che va dal primo posto della solita Montepaschi all’ottava classificata Scavolini Siviglia Pesaro, domani sarà il turno che vedrà coinvolte le “deluse”, cioè dalla Pepsi Caserta alla Banca Tercas Teramo, attualmente fanalino di coda.
MONTEPASCHI SIENA
Per il quinto anno consecutivo la Montepaschi è campione d’inverno e si presenta ai nastri di partenza del girone di ritorno con un vantaggio rassicurante sulla seconda in classifica che quest’anno è l’ambiziosissima Armani Jeans del “Mito” Dan Peterson. I ragazzi del duo Banchi-Pianigiani sembrano non aver risentito più di tanto dei profondi cambiamenti avvenuti d’estate, il roster biancoverde è stato profondamente rinnovato, sono partiti giocatori indimenticabili che hanno compiuto imprese memorabili che resteranno nella storia della Società senese. I vari McIntyre, Sato, Eze, Domercant hanno scritto pagine indelebili di storia cestistica e chi è arrivato a sostituirli si è trovato a dover gestire un’eredità pesantissima. L’inizio di stagione ha confermato che le rivoluzioni non sono mai indolori, la Mens Sana ha avuto i suoi bravi grattacapi patendo sul parquet di Cremona alla prima di campionato, perdendo a Varese e naufragando a Istanbul in Eurolega. Quello che sembrava il prologo di una stagione quindi difficilissima si è però trasformato, quasi subito, nel prologo di una stagione che, almeno fino ad ora, si è dimostrata esaltante. La Montepaschi ha trovato quasi subito geometrie che sembravano smarrite, i nuovi si sono calati alla perfezione nella parte scritta per loro dal duo Banchi-Pianigiani, i risultati positivi si sono succeduti con la regolarità degli altri anni e, sia in campionato che in Eurolega, si è assistito ad un’inaspettata metamorfosi d’ascrivere a merito dei giocatori, duttili e disponibili ad ogni nuovo adattamento e dello staff tecnico che si è confermato di prim’ordine sia in Italia che in Europa. Non c’è più McIntyre ma c’è un Bo McCalebb che non lo fa rimpiangere; c’è un David Moss che non è, e forse non sarà mai, Romain Sato ma che si sta dimostrando pedina insostituibile nello scacchiere biancoverde; c’è un Rakovic che non è Eze ma che ha caratteristiche completamente diverse dal nigeriano che si sposano perfettamente con le concezioni di coach Pianigiani. C’è l’oggetto misterioso Hairston che, fermo ai box per diversi mesi, sta cominciando ad integrarsi appieno solo negli ultimi tempi e tutti a Siena sperano che tornerà utile per la Coppa Italia e per i Play-Offs. Il gioco dei campioni d’Italia non si poggia più sul letale P&R del duo TMac-Eze, non si avvale più del tiro dalla lunga di specialisti del calibro dello stesso TMac, di Sato, di Domercant, oggi la Mens Sana tira molto meno dall’arco, è meno talentuosa ma più quadrata.
Il capitolo doloroso, in casa mensanina, è quello degli infortuni: già detto del lungodegente Hairston, c’è da ricordare che Lavrinovic si è operato alla schiena e all’inizio del campionato ha dovuto scontare una condizione giocoforza precaria a causa della convalescenza post operatoria, ma la tegola più grossa è quella piovuta sulla testa, anzi sulla caviglia, di McCalebb. Il valore aggiunto del piccolo play si è momentaneamente perso, l’uomo che era riuscito nell’impresa di non far rimpiangere McIntyre è fermo per una frattura metatarsica al piede sinistro che ha richiesto l’intervento e che lo terrà lontano dai parquet per almeno 2 mesi. Appare difficile che la Montepaschi, almeno in Eurolega, possa misurarsi alla pari con le avversarie senza l’apporto di McCalebb in un girone che appariva abbordabile e che adesso, con l’assenza del play, sembra molto ma molto più complicato. E’ arrivato Marko Jaric. Il serbo non ha bisogno di presentazioni, non è McCalebb ma ha altre caratteristiche e soprattutto è da vedere in che condizione fisica si presenta a Siena dopo 6 mesi di fermo successivamente all’esperienza di Madrid. In Italia, probabilmente, l’assenza del play statunitense si sentirà in maniera limitata ma in Europa e in una manifestazione particolarissima come la Coppa Italia si sentirà, eccome se si sentirà!!!
Obiettivi? I soliti da 4 anni a questa parte: vincere il campionato accettando la scommessa di un rivoluzionamento tecnico-tattico, vincere la Coppa Italia, dimostrarsi ancora i più forti sul suolo patrio e cercare di allungare il più possibile la vita in Europa. Vedremo se e quali di questi obbiettivi saranno raggiunti.
Alessandro Lami
ARMANI JEANS MILANO
La prima metà della stagione milanese è stata un “blu tornado” in stile Gardaland: prima grandi cose con la partenza 6-0 e un’ insospettabile autorità, poi due perse in fila (di cui una imbarazzante a Siena), e poi sei vittorie delle ultime 7, con l’unica sconfitta che è costata il posto a Bucchi.
Le note positive arrivano sicuramente da una campagna acquisti che, al netto degli infortuni e della conferma di Petravicius, si è rivelata corretta con l’acquisizione di Jaaber che ha fatto fare il salto di qualità definitivo (togliendolo ad un’avversaria, giova ricordarlo). La fisicità e l’intensità difensiva messa in campo da Milano, sino ad ora, sono maggiori anche di quelle di Siena e sicuramente giocare ad un alto ritmo e numero di possessi, dilata ancor più il vantaggio fisico sulle avversarie. L’avvento di coach Peterson ha esteso l’attacco milanese sui 28 metri in ogni situazione possibile e i risultati, prima di ritmo che statistici, si sono visti ampiamente.
Prima era solo una questione di tifoseria, poi dopo le prime sconfitte, anche il roster era spezzato tra pro e contro Bucchi. Vista l’eliminazione in Eurolega e l’improponibile prova di Cantù, il licenziamento del coach era una mossa quasi obbligata.
C’è ancora molto da lavorare difensivamente per la “nuova gestione” e probabilmente l’eventuale arrivo di Eze potrebbe chiaramente colmare quel gap di verticalità ed atletismo a rimbalzo che, un buon Pecherov sotto le plance, sta mascherando. Ora tutto dipenderà da quanto la luna di miele tra giocatori e nuovo coach durerà, incontrando le prime difficoltà. Per ora le risposte sono assai positive sotto molti aspetti, ma bisognerà testare la gestione prettamente psicologica (probabilmente l’unica veramente importante per il “nano ghiacciato”), quando le cose andranno meno bene e magari si faticherà a segnare 90 punti per vincere.
L’obiettivo è innegabile sin dall’inizio: a Milano vogliono lo scudetto. La gestione raffazzonata della dirigenza fa pensare che quando si deciderà il campionato e servirà la solidità e la programmazione, Milano patirà ancora quell’abisso che la divide da Siena, ma l’unica certezza è che se non si arrivasse in finale giocando da protagonisti e non da comparse, tutti i cambiamenti fatti sarebbero da considerarsi fallimentari.
Simone Mazzola
BENNET CANTU’
FABI SHOES MONTEGRANARO
Giro di boa del campionato, tempo di bilanci per la Fabi Shoes Montegranaro che approda alle Final Eight per la quinta volta consecutiva, unica assieme a Siena sempre presente negli ultimi 5 anni, e la compagine di coach Pillastrini entra alle finali di Torino dalla porta principale piazzandosi nel tabellone delle teste di serie al quarto posto.
A guardare le ultime due partite del girone d’andata ci sarebbe da essere entusiasti ma il giudizio globale non può prescindere dall’altalena di risultati fornita dai gialloblu in queste prime quindici partite, un andamento piuttosto singhiozzante costellato, è giusto ricordarlo, anche da tante sconfitte sul filo di lana, delle quali due al supplementare. Al di là degli episodi però la squadra troppo spesso è apparsa svagata con una difesa al limite della decenza. Un atteggiamento che ha suscitato molte perplessità tra i supporters ed anche tra i dirigenti che spesso sono intervenuti, anche a mezzo stampa, a tirare le orecchie a chi non interpretava nella giusta maniera lo spirito Sutor. Un giudizio globale, quindi, senz’altro positivo, resta però un po’ d’amaro in bocca perché le potenzialità di questa squadra sembrano veramente buone.
Nella colonna dei buoni senz’altro i due lunghi. Ford e Ivanov si stanno affermando come una delle migliori coppie del campionato, bene anche il pacchetto italiani, con le conferme di Cavaliero e Cinciarini e la riscoperta di Antonutti. Per Maestranzi va fatto un discorso a parte, dopo le fatiche estive con la nazionale ha dovuto anche digerire il cambio in panchina ma nelle ultime gare è sembrato in grande crescita.
Nella colonna dei cattivi in cima alla lista Allan Ray, due mezze partite buone su tredici giocate sono poca cosa per colui che in estate era la prima opzione offensiva della squadra. A seguire Jones, apparso stranito in alcune partite, non ha per niente brillato anche se nelle ultime uscite ha mostrato segni di ripresa, sia tecnica che soprattutto emotiva. Altra nota dolente il cambio dei lunghi: ne’ Canavesi, ne’ Ongenaet danno l’idea di poter sopperire, anche per brevi spezzoni, all’assenza dei due titolari, da qua l’idea del coach di sfruttare Antonutti da ala grande. Altra nota dolente è il calo di pubblico al PalaSavelli, nonostante le migliorie fatte per rendere il palas sempre più accogliente e le tante positive iniziative di contorno, la risposta del territorio è stata tiepida, per usare un eufemismo.
Le prospettive per poter migliorare ci sono, perché la squadra appare ben lontana da quelle che sono le sue potenzialità, per farlo sevirebbe intervenire in diversi ambiti. Prima di tutto sul roster, per colmare l’endemica lacuna rappresentata dall’assenza di un valido cambio a Ford e Ivanov; poi sulle qualità specifiche dei singoli perché di sicuro un paio di elementi non stanno rendendo per ciò che realmente valgono. Sarà compito quindi del coach esplorare ogni possibilità per cercare di mettere nelle condizioni di rendere al meglio delle loro possibilità coloro i quali per ora non hanno risposto come dovevano.
Se il girone di ritorno registrerà una crescita delle voci ad oggi negative, la Fabi è una formazione che può ambire alla post season e può farlo perché dispone di talento diffuso sia sotto canestro, sempre che si aggiunga una pedina di ricambio, che sugli esterni, anche in un torneo equilibrato come quello attuale. La chiave sarà la consapevolezza, se i giocatori prenderanno coscienza che i buoni risultati non possono prescindere dall’atteggiamento, dal sacrificio e dall’applicazione. Se ciò avverrà allora le prospettive per la Fabi potrebbero farsi decisamente buone.
Sarà quindi compito dello staff tecnico e dirigenziale cercare di far crescere questo gruppo velocemente, come era nelle attese e mostrare finalmente al pubblico quella che anche in estate era sembrata a tutti, sulla carta, la Sutor più forte mai allestita prima.
Francesco Andrenacci
CANADIAN SOLAR BOLOGNA
Alla fine del girone di andata è giunto il momento di fare dei conti in casa virtussina.
Viste le assenze e gli infortuni patiti in questa parte di stagione le otto vittorie possono essere considerate un buon risultato dal punto di vista tecnico. Lardo sembra essere riuscito ad ottenere dai suoi giocatori quell’unione di intenti che ha sempre caratterizzato le sue squadre. Cresce continuamente il rendimento di Koponen che, dopo l’infortunio di fine stagione scorsa, sta dimostrando di poter essere un giocatore importante anche a livelli più alti della Virtus attuale. Kennedy Winston, in contumacia di Kemp, si sta dimostrando quello che ci si aspettava: ottimi, setosi movimenti, accompagnati da un animus pugnandi non sempre altissimo. Homan sta dando invece quello che ci si aspettava: presenza sotto i tabelloni, movimenti non disprezzabili e ruvidezza quanto basta. Sicuramente non un fenomeno, ma un ottimo mestierante.
Come al solito la società non perde occasione di far parlare di sé. L’affaire Kemp gestito con modi, ma soprattutto tempi quantomeno censurabili: è dal 12 dicembre che la Canadian Solar regala un americano alle dirette contendenti, 6 partite per riuscire a capire quale giocatore sarebbe potuto venire e soprattutto se sarebbe venuto. La Virtus soffre sempre a rimbalzo, contro chiunque, e con l’infortunio perdurante di Sanikidze, Martinoni non sembra essere all’altezza della situazione. Questa squadra soffre poi delle contraddizioni interne fra la guida tecnica Lardo, amante del gioco controllato, e le caratteristiche di alcuni suoi giocatori, Amoroso e Poeta in primis, che amano soprattutto correre.
Con l’ arrivo di KC Rivers la Canadian Solar dovrebbe riuscire a coprire lo spot di guardia tiratrice sgravando dalle spalle di Koponen e Winston il peso dell’attacco bianconero. A questa acquisizione dovrebbe aver seguito la cessione in prestito di Riccardo Moraschini, con due anni di ritardo, in modo che abbia la possibilità di mettersi in mostra definitivamente, come così bisognerebbe fare per Martinoni, troppo lento per un campionato di serie A, in modo da poter inserire un lungo solido che possa aiutare Homan aspettando che Sanikidze ritrovi la forma migliore.
Visto il livellamento di questa Lega A pensare ad piazzamento esatto non è seriamente possibile, ma con gli innesti dovuti e con il rientro in pianta stabile degli infortunati, un buon piazzamento tra il quarto e il sesto posto in vista dei Play-Offs non è sicuramente utopico.
Andrea Cesari
ANGELICO BIELLA
L’Angelico c’è, anche quest’anno. La formazione rossoblu partiva a fine estate tra mille dubbi alla volta di un campionato che già sulla carta si annunciava combattutissimo. Giunti alla boa di metà stagione, i pro superano senza dubbio i contro, visto il bottino di 7 vittorie e 8 sconfitte, il sesto posto in classifica e la qualificazione alla Final Eight di Coppa Italia, che tra l’altro si giocherà a Torino; senza contare che la sfida contro Cantù è sicuramente la più suggestiva e sentita da parte del pubblico biellese.
I rossoblu, si è detto, hanno cominciato la stagione con molte incognite: due rookie nei ruoli chiave di 1 e 2, la scommessa Suton (praticamente fermo da un anno), l’allenatore esordiente nel massimo campionato, la panchina corta. Tutti elementi che facevano presagire un’annata ricca di sofferenze, soprattutto visto il livello dei roster delle contendenti. Eppure, nell’ordine, Edgar Sosa è, insieme a Djedovic della Lottomatica Roma, la sorpresa più grossa di questa prima parte di stagione. Il play dominicano in orbita Detroit Pistons ha stupito fin da subito per carisma e talento fuori dal comune (partirà probabilmente anche nel quintetto straniero all’All Star Game milanese), acquisto dell’anno per Biella. L’altro baby Aj Slaughter ha avuto più difficoltà del collega, soprattutto a causa del fisico esile: le marcature strette approntate da quasi tutti i coach avversari per limitarne la pericolosità al tiro hanno spesso sortito buoni effetti, anche se il ragazzo sta pian piano
prendendo le misure. Goran Suton, poi, nonostante qualche passaggio a vuoto, ha dimostrato di essere tra i migliori centri del campionato, se in serata. Nel caso in cui riuscisse trovare maggior continuità, in un paio d’anni potrebbe calcare parquet ben più prestigiosi. Anche coach Massimo Cancellieri ha mostrato ottime capacità, sia tattiche, sia motivazionali: forse solo la gestione della partita casalinga contro Cantù ha suscitato qualche ragionevole malumore, ma nel complesso il voto è positivo anche per lui. Il capitolo panchina è forse il più problematico: se si deve indicare un fattore che rischia di influire sempre più negativamente nel corso dell’anno, è proprio questo. Nelle ultime partite si è visto un chiaro affaticamento generale, e Biella, che, come rileva Cancellieri, fa dell’energia il suo cavallo di battaglia, corre il concreto rischio di inanellare una serie negativa a causa di una normale e preventivabile flessione di forma. Un infortunio serio potrebbe anzi avere effetti devastanti, senza contare gli ormai abituali problemi di falli del reparto lunghi (Suton si è già estromesso da solo da diverse partite, mentre Jurak paga con molte infrazione il suo stile di gioco). Questo comorta anche un’eccessiva spremitura in termini di minuti di Marc Salyers, che non a caso paga dazio in fase realizzativa, da sempre sua specialità. Per Marco Atripaldi continua a guardarsi intorno per rinforzare la frontline con un altro lungo italiano (Niccolò Melli è l’ipotesi più suggestiva), mentre per dare fiato agli esterni la società ha deciso di dare fiducia all’ex azzurro Rodolfo Rombaldoni, ancora in fase di recupero da un lungo infortunio.
L’Angelico, insomma, dovrà sfoderare una seconda metà di campionato tanto energica quanto la prima. Se c’è una qualità indiscussa, e che in tal senso sarà fondamentale, è quella di non mollare mai. Biella, a parte la trasferta di Siena, non è mai stata travolta, riuscendo anzi a vincere diverse gare in rimonta (contro Avellino, a Treviso, a Varese). Il vantaggio su Brindisi, penultima, è comunque limitato a 2 vittorie; se gli uomini di Cancellieri confermeranno ciò che hanno mostrato fin qui, la salvezza sarà alla portata.
Lodovico Roberto
AIR AVELLINO
L’Air Avellino dei cinque americani (Johnson e Troutman extracomunitari, Green, Dean e Thomas passaportati) ha chiuso il girone d’andata a quota 14 punti, con il settimo posto in graduatoria; per la quarta volta di fila è arrivata la qualificazione alle Final Eight di Coppa Italia, dove ai quarti di finale incontrerà l’Armani Jeans Milano. Dopo un buon avvio di stagione, c’è stato un calo coinciso con quattro sconfitte di fila, poi la squadra si è risollevata ed ora è in un buon stato di forma. Preoccupa non poco la situazione economica precaria, risolta solo per il momento con il pagamento degli stipendi arretrati e delle tasse. Da segnalare infine che Green ha appena ricevuto tre giornate di squalifica per le veementi proteste contro la terna arbitrale nell’ultima gara contro Brindisi.
Bene gli uomini di Vitucci per quanto riguarda i rimbalzi presi, soprattutto difensivi, grazie in particolare al duo Troutman (8.3 rimbalzi di media) – Szewczyk. Troutman ha fatto segnare un ottimo 19.9 di valutazione media, andando per cinque volte oltre quota 30; Omar Thomas è una sicurezza, positivo sia in casa che in trasferta (16.6 di valutazione media ed il migliore in difesa). Avellino in fase di attacco non dipende da un solo giocatore, con Dean, Thomas e Troutman che hanno realizzato circa 15 punti a partita di media a testa. Green è finora il re degli assist dell’A1 (6.5 a gara), anche se pecca di continuità, bene anche Szewczyk dopo un pessimo avvio di stagione.
Le note stonate principali sono le sconfitte casalinghe contro l’ultima della classe, un mese fa Teramo, la scorsa settimana Brindisi. L’americano Linton Johnson, ex-NBA, è praticamente nullo in attacco, e non può bastare una buona fase difensiva a far contento Vitucci. La panchina dà un apporto spesso insufficiente, in primis Lauwers, le cui prestazioni sono notevolmente inferiori rispetto all’anno scorso. Del quintetto titolare, Dean è il meno propenso a difendere, inoltre Spinelli lascia troppo spesso campo libero ai play avversari.
Bisogna migliorare la scelta nel prendere i tiri dalla lunga distanza, e troppe sono le palle perse a causa di cali di concentrazione. Serve una maggiore continuità durante l’arco della gara in difesa; c’è da rilevare i buoni risultati dati dalla zona, che andrebbe proposta più spesso. Coach Vitucci deve capire al più presto chi tra Lauwers, Cortese ed Infanti può fungere da primo cambio di Dean e Thomas. Infine Troutman e Linton Johnson commettono troppi falli nei match in trasferta, ed in più di un occasione l’Air si è ritrovata a giocare i minuti finali con uno o due lunghi a disposizione, visto il minutaggio minimo di Casoli.
Riguardo la delicata situazione economica della Scandone, ci sono stati alcuni incontri tra le istituzioni e gli imprenditori locali, con l’obiettivo di pianificare il futuro della società. Si è provveduto al pagamento degli stipendi di novembre e dicembre; concluse le Final Eight, ci sarà un nuovo incontro per stabilire i prossimi passaggi, a partire dalla costituzione di un Consiglio di amministrazione che dovrebbe prevedere l’uscita della famiglia Ercolino dalle cariche dirigenziali. Questa è la partita più importante per l’Air Avellino.
Santo Caiffa
SCAVOLINI SIVIGLIA PESARO
Non si può certo dire che la squadra abbia deluso; il bilancio di 7 partite vinte ed otto perse la pone, per usare un gergo calcistico, in perfetta media inglese, vista la prevalenza di partite esterne. Considerati anche i tanti infortuni occorsi dal precampionato in poi, si può dire che la squadra stia rispettando le previsioni estive, che la vedevano tra le tante contendenti di media classifica in lotta per un posto ai playoff; il raggiungimento in extremis della final eight di Coppa Italia non può che confermare questo bilancio, tuttavia il trend negativo di risultati (5 perse e 1 vinta nelle ultime sei partite) e l’involuzione del gioco palesati nell’ultimo periodo, dopo un avvio più che positivo, fanno propendere più verso una sufficienza risicata che verso una sufficienza abbondante. Curioso che il calo di forma sia sopraggiunto proprio quando Dal Monte era riuscito ad avere la propria formazione al completo.
Il pacchetto di italiani della Scavolini Siviglia è probabilmente uno dei migliori del campionato. Dei nuovi arrivati Hackett si è subito inserito a meraviglia divenendo, quanto meno per le statistiche, uno dei migliori italiani in assoluto, mentre Cusin si sta confermando, al di là di qualche alto e basso, un pivot più che discreto per questi livelli. Dei vecchi il capitano Flamini si è ormai aggiudicato il grado di “bandiera” sul campo, per la grinta, per la difesa, per la concretezza ed anche per la sua funzione di “collante” sia fuori che dentro al parquet; Cinciarini, pur giocando a sprazzi, si è sempre fatto trovare pronto quando è stato chiamato in causa. Menzione particolare per il baby Andrea Traini: solo 18 anni ma tanta faccia tosta e già un ruolo importante nelle rotazioni come arma tattica.
Se il pacchetto degli italiani è andato oltre le aspettative, il pacchetto degli strangers sta faticando non poco. Inutile girarci attorno, il problema principale ha un solo nome e cognome: Morris Almond. Si sapeva che la giovane ala americana potesse difettare di esperienza e continuità ma, dopo un avvio tutto sommato accettabile, da un paio di mesi si è completamente eclissato, complice anche una sua gestione non troppo azzeccata. Rimane il fatto che la squadra sta giocando senza uno dei suoi principali terminali offensivi ed è oggettivamente difficile pensare di recuperarlo se ogni qualvolta fa un errore il pubblico di casa ulula ed anche il coach Dal Monte, nonostante la dichiarazioni di facciata filo-aziendaliste, nei fatti l’ha scaricato. Preoccupante anche il rendimento di Aleksandrov che, al di là di una discreta parentesi intermedia durata poco più di un mese, si sta mettendo in mostra per inconsistenza difensiva ed offensiva.
Al di là dei problemi dei singoli, ciò che è emerso con prepotenza in queste ultime partite è stata un’evidente difficoltà a mettere con continuità in mostra un buon gioco offensivo. La coppia Collins – Hackett fornisce dinamismo ed energia, ma quando si tratta di ragionare o mettere in ritmo la squadra, emergono le lacune: l’americano non è sicuramente un playmaker nel senso classico del termine e, con la sua tendenza a tenere troppo in mano la palla, fatica ad andare oltre ad un pick&roll bene eseguito; l’italiano si conferma un ottimo elemento di rottura ma non ha il ball handling e la visione di gioco per giostrare con continuità nello spot di 1. Questo l’aspetto principale del gioco su cui lavorare, confidando anche in un veloce ritorno alla migliore condizione di forma per i due.
Al di là di tutto i quarti di finale di Coppa Italia sono stati raggiunti, sia pure acciuffando un po’ fortunosamente l’ultimo posto utile che la manderà nelle fauci di Siena; per il futuro l’equilibrio del campionato e la discreta posizione in classifica non precludono assolutamente la possibilità di potere realisticamente aspirare ad uno degli ultimi posti utili per i Play-Offs, a condizione di ritrovare in fretta una buona condizione psicofisica.
Giulio Pasolini