Milano – E’ una giornata di festa e gli azzurri si godono una bella rimonta e la vittoria sulle star, con un canestro di Datome a un secondo dalla fine.
La manifestazione parte con la gara del tiro da tre punti dove Datome non soffre il ruolo di apripista e perfora la retina con contuità, chiudendo con 51 punti e la miglior prestazione del primo turno. Travis Diener è il grande deluso e chiude a 15, ma a tenere alto l’onore della famiglia c’è Drake con 37. Aradori, da penultimo, infila 39 punti e assapora la finale, prima che Mazzarino non metta a segno un 48 e raggiunga Datome.
E’ proprio l’uruguaiano ad aprire la finalissima e dimostra che questa non è una gara prettamente per giocatori dall’invidiabile chassis. I tiri escono sempre perfettamente dalle sue mani e il 45 finale gli permettere di sollevare il trofeo, relegando Datome ed il suo 33 al secondo posto.
Nell’intervallo va in scena la gara delle schiacciate con un piccolo imprevisto. Durante il primo tempo si infortuna Sanikidze che deve lasciare il campo e al suo posto schiaccia Jaaber che, preso dall’euforia, completa i suoi due turni di schiacciata subito, con un doppio alleyoop da Sosa e una pregevole “Tomahawk”. Rowland si guadagna la finale con uno splendido 360° e una reverse, ma il premio all’originalità del primo turno va alla coppia Viggiano-Moraschini, con il giovane italiano che alza la palla dalla terza fila del parterre per la schiacciata di Jeff. James White chiude il primo turno e si qualifica misteriosamente per la finale (i conti di Bagatta avevano detto ben altro) con la “skywalker” dalla linea del tiro libero.
In Finale è lotta ad alta quota con Rowland che schiaccia mettendo il gomito nel canestro alla Vince Carter (e prende solo 54), chiudendo poi con il salto dell’Harley Davidson su alley-oop di Hawkins. White replica lo skywalker, ma questa volta con due mani, e chiude di fatto la contesa portando a casa il trofeo.
Con ritardo sulla tabella di marcia, arriva il momento della partita.
Si inizia e si capisce che non sarà la partita di Jumaine Jones, che si fa stoppare subito da Melli in uno contro uno chiudendo poi con 0-6 per 0 punti. L’intensità fisica delle stars è asfissiante, in difesa giocano con grande verve su ogni linea di passaggio, andando in campo aperto e sfruttando le corsie laterali. Arriva così il primo parziale significativo che apre già un grande divario nel punteggio, prima che White tenti la tonante schiacciata contro Cusin che si fa valere inducendo all’errore l’avversario. E’ lo stesso White che, poco dopo, si rifa con gli interessi con un’interpretazione delle sue: crossover su Viggiano che lo perde, penetrazione al fulmicotone e grande gioco da tre punti sfruttando il contatto del difensore per appoggiare al vetro. Dopo questo arrivano due passaggi di grande fattura “behind the back” prima di Cavaliero che manda a segnare Crosariol (non senza difficoltà) e poi di Rowland che regala un facile jumper a Thomas.
La pausa non giova al grande ritmo conseguito dalla compagine di Peterson che, in uscita dagli spogliatoi, prende subito un parziale. Sembra addirittura che permetta all’Italia di rientrare in partita per creare i presupposti per un finale concitato, ma sicuramente gli azzurri ci mettono del loro con la lucidissima gestione di Cinciarini che risulta il vero e proprio uomo chiave del parziale. Nel secondo tempo si alternano sul proscenio diversi protagonisti con Mancinelli che predica post basso contro ogni avversario e Melli a finire bene gli scarichi. Il finale di match è tutto di Datome che prima prende un rimbalzo in difesa ed apre il contropiede in un solo movimento per Mancinelli che riceve il TD pass dall’altra parte del campo per i due facili, poi realizza il definitivo sorpasso azzurro sfruttando un’impetuosa penetrazione di Hackett per il canestro del +2 a 1″ dalla fine.
Il tiro della disperazione va nelle mani di White, ma Viggiano spicca il volo e lo stoppa con due mani, facendo esplodere questa giovane e nuova Italia.
L’ottima cornice di pubblico dice che l’evento è ampiamente riuscito e ha avuto un buon seguito, ma l’organizzazione con i problemi al cronometro durante la gara del tiro da 3, il format compattato in un giorno e l’infortunio a Sanikidze che ha cambiato in corsa la scaletta dello Slam Dunk Contest, ci dicono che prima di arrivare alla meticolosità e alla cura dei dettagli americani, dobbiamo fare ancora molto.
La prima cosa, probabilmente, sarebbe cambiare i soliti, desueti e vetusti volti come quello di Bagatta che anche oggi non ha lesinato interpretazioni tutte sue della realtà.
L’audio delle conferenze stampa:
Simone Mazzola