La terza squadra più giovane della lega dopo Memphis e Minnesota, riesce a vincere con autorità contro la squadra dei big three che, come cast di supporto, è tra le più vecchie della storia del gioco. I Thunder non sono solo Westbrook e Durant, ma anche una squadra nel vero senso della parola, che lotta e corre su ogni pallone.
American Airlines Travel L’ NBA non ha rivali quando ci sono in campo campioni come Durant, Wade e James, ma bisogna capire che significato ha la parola “passi” in questo sport che tanto ci piace. Se lasciamo passare le cosiddette partenze “lanciate”, anche se a volte il vantaggio tecnico conseguito è comunque considerevole, non si può soprassedere sul terzo tempo. Ne è stato l’esempio lampante il canestro di Juwan Howard nel terzo quarto: pochi secondi alla fine del possesso, avventura del veterano in palleggio che parte con il terzo tempo a cinque metri da canestro. Sul secondo passo Ibaka salta, certo di prendere il tempo per il tiro, solo che a Juwan ne viene concesso inspiegabilmente un altro e il semigancio finisce in fondo alla retina. Va bene adattare le regole al contesto, ma in questi casi non c’è logica nel trattenere il fischio, anzi, si fa un danno ad una difesa che ha contenuto perfettamente per i primi 23″ di azione.
Nel basket non serve il palleggio Il MIGLIOR giocatore del basket moderno nel girare a ricciolo, prendere e tirare è Kevin Durant o KDthunderup per gli amanti di Twitter. E’ stato marcato sempre da James in uno contro uno, con il Prescelto parcolarmente voglioso di non concedere neanche un centimetro. KD parte dal lato debole in angolo, sale e, per tre volte, esce a ricciolo all’altezza del tiro libero con James che, quando si accorge di avere qualche centimetro di ritardo, deve già raccogliere la palla dal canestro. Nel quarto periodo, quando i Thunders giocano per lui isolandolo su un quarto di campo, il 35 semina James con “shake and bake” esiziali dai sei metri. Si avvicina al canestro solo quando vola in campo aperto, per il resto sono tutti mid range o long two. Risultato 12-21 dal campo e 29 punti.
L’intelligenza dei vincenti. Primo quarto e gli Heat chiamano un doppio blocco ai gomiti per Wade. Perkins identifica immediatamente lo schema e con un gesto lo chiama ai suoi compagni. Wade sfrutta il blocco dalla parte opposta a Perkins e la difesa è in ritardo nel coprire il “pop” di Bosh. Lui aggiusta la posizione impedendo il facile passaggio al suo marcatore in fase di taglio, senza allontanarsi troppo da Bosh, propiziando così il recupero di Westbrook proprio sull’ex Raptor in lunetta. Si apre la 4×100 degli ospiti che chiudono con il canestro di “one man fastbreak” che di nome fa Russell (5.1 punti a partita, li ricava in campo aperto)
4-21 Il fatturato dal campo dei big three nel quarto periodo. Se James fa 19, Wade 21 e Bosh 21+11 gli Heat dovrebbero vincere 11 partite su 10. Invece non mettono praticamente mai il naso avanti e perdono malamente anche l’ultimo parziale, giocato molto meglio dagli avversari. Il migliore del cast di supporto in maglia Heat? Joel Anthony. Un onesto mestierante che vicino a questi (supposti) big, ha molto più senso rispetto alla sfilza di veterani reclutati in giro per la lega.
Serge “Mutombo” Ibaka è il peggior cliente da trovare oggidì sulla corsia di penetrazione. Prima c’era il suo conterraneo Mutombo con il suo ditone, poi è arrivato Theo Ratliff ed ora c’è lui che altera una quantitativo imbarazzante di parabole all’interno dell’area. Obbliga fior di atleti come Wade e James a modificare i propri tiri e, quando non stoppa (2,3 a match), costringe a brutti tiri, che vogliono dire rimbalzi lunghi e gli staffettisti Sefolosha, Durant, Westbrook e Harden in campo aperto. Dovrebbero dargli mezzo assist a partita quando con i suoi voli apre il campo aperto dei suoi, perchè tanto si sa che l’azione finisce con un canestro (spesso in schiacciata).
Simone Mazzola