In quello che doveva essere un gran galà in preparazione per la post-season i Bulls confermano la loro supremazia ad est battendo dei Celtics palesemente stanchi e senza energie, e ora a rischio secondo posto: ne sapremo di più dopo la sfida di domenica con Miami che ha comunque un record negativo (0-3) contro Boston nei precedenti incontri stagionali.
Onore a Pippen – Partendo direttamente dall’intervallo non posso che sottolineare la solita capacità tutta americana di celebrare i propri grandi dello sport, come in questa occasione nella quale è stato scoperto un busto dedicato a Scottie Pippen e che verrà esposto all’interno dello United Center. Un onore dovuto al (probabilmente) miglior secondo violino di tutti i tempi che con i Bulls ha vinto 6 anelli e che nelle stagioni di Jordan lontano dal parquet ha giocato assolutamente da MVP.
Fast don’t lie – Parlando di MVP… A dicembre (2010, non tre anni fa) un amico nonchè mio ex-giocatore sfogliava l’album delle figurine NBA che stavamo regalando ai bambini del nostro centro minibasket. Vedendo Derrick Rose tra i personaggi raffigurati in copertina esclamò:”Tra questi ce n’è uno che non c’entra nulla con gli altri”. Gli altri sarebbero i vari Bryant, James, ecc. e l’affermazione racchiudeva in se tutto il giudizio negativo sul giocatore da Memphis. Benedetto ragazzo… Rose se esiste una giustizia nello sport sarà l’MVP 2010-2011, il primo Bull dopo Michael Jordan. Un autentico fenomeno che sta guidando Chicago al miglior record della conference e poi, chissà, probabilmente ad una lunga corsa nei playoffs. Con buona pace di uno tra i pochissimi non-fans del n#1, e non solo di maglia.
Supporting cast – Se Rose sta conducendo i suoi a quanto appena elencato, non vanno certamente dimenticati gli altri protagonisti di questa incredibile stagione. Deng cresciuto enormemente dimostra anche contro i Celtics di essersi creato un gioco d’attacco davvero completo, fatto delle vecchie penetrazioni e del nuovo tiro da fuori, anche molto fuori. La presenza e l’atletismo in difesa aiutano poi “l’inglese” a rimanere uno dei preferiti di coach Thibodeau, insieme a Noah, limitatissimo nella metà campo offensiva (ecco, qui i miglioramenti tardano ad arrivare…) ma vero cuore dei Bulls. Il miracolo dell’ex-assistente di Rivers si ripete a Chicago dove anche uno che non ha mai difeso un secondo nella sua carriera come Carlos Boozer è diventato per lo meno decente nel fondamentale, unendosi al mastino designato per le guardie avversarie, al secolo Keith Bogans, che nella gara in questione mette manette e museruola ad un grande attaccante come Ray Allen. Certo che il veteranissimo Kurt Thomas, arrivato per rinforzare soprattutto in difesa il reparto lunghi, ai più noto come Dirty Kurty dai tempi dei Knicks, non potrà granchè – presumibilmente – se sulla strada dei Bulls dovessero pararesi, ad esempio, i Magic di Dwight Howard. Più efficace il nostro se a cercare di ostacolare la corsa nei rossoneri saranno formazioni che soprattutto nei momenti decisivi degli incontri schierano un quintetto basso, con un solo vero lungo, e magari meno potente di Superman.
Stanchi – Questo l’aggettivo che viene alla mente, in modo del tutto spontaneo ed automatico, vedendo all’opera i Celtics, da almeno un mese a questa parte. Rondo svogliato e senza energie, capace di sbagliare canestri in lay-up, Allen e Pierce alle corde dopo un solo tempo di gioco. L’energia inesauribile di Garnett non può bastare e i rinforzi non arrivati dal mercato (estivo e poi invernale) hanno ulteriormente indebolito il roster a disposizione di Doc Rivers. La partenza di Perkins per l’Oklahoma in primis, ovviamente. Decisione scellerata se ce n’è mai stata una, viste soprattutto le difficoltà dei due O’Neil, uno in quintetto, “senza gambe”, incapace di conquistare un rimbalzo che è uno, e l’altro, quello più…grosso, fermato dall’ennesimo infortunio, il quinto della stagione, per un totale ad oggi di 40 gare saltate. Che possa rientrare fresco nei playoffs per portare con se in dote quei 15-20 minuti di presenza a centroarea e qualità necessarie come l’aria per Boston?
Fattore campo – Quanto sia importante nella post-season lo sappiamo tutti. I Celtics hanno avuto per mesi la possibilità di giocare un’eventuale gara 7 in casa, contro tutti meno che gli Spurs, ma dovrebbero incontrarsi in finale perchè questo accada. Ora la musica suona un po’ diversa e come detto Boston rischia anche nel confronto vittorie-sconfitte con gli Heat. Fosse anche solo per la possibilità di dormire tra una gara e l’altra nel proprio letto, i campioni 2008 vista l’età media non possono permettersi di giocare consecutivamente delle serie con lo svantaggio del campo, soprattutto se come prevedibile queste stesse serie si dovessero allungare ad una gara 6 se non addirittura 7.
Piatto ricco mi ci ficco – I playoffs sono vicini, una settimana e la “vera” stagione NBA avrà inizio. Ampio spazio per le partite, praticamente una al giorno, sui canali SKY come la tv satellitare ci ha abituati da qualche anno. Saranno due mesi di fuoco, due mesi di nottate davanti alla tv o al pc, un sogno che si materializza ogni anno per tutti gli NBA maniacs. Have fun!
Andrea Pontremoli